Chapter 5

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Mi svegliai presto quella mattina, a causa dei raggi di sole che mi arrivarono sulle palpebre. Aprii la finestra, sentendo che tirava una leggera brezza, molto piacevole, che avrebbe contrastato il calore del Sole. Mi diressi in bagno, pensando ad Austin e chiedendomi se avesse già deciso cosa fare. Quel ragazzo era strano, un po' come me: non si poteva capire cosa pensasse, cosa volesse. Non si doveva fare altro che chiederglielo, e sperare che rispondesse sinceramente.

Mi diressi in quello che, almeno a prima vista, sembrava un bagno: non aveva pareti dritte, come si usa solitamente avere, almeno nel mondo degli umani: era malformato, sembrava quasi rotto, come tutto ciò che si trovava al suo interno. Non importandomene del fatto che fosse così diverso, mi misi davanti allo specchio, a guardarmi: i miei occhi erano stanchi, non avevano il loro normale colorito verde acceso. Avevo le occhiaie, la mia espressione era triste, la faccia bianca. Mi feci una treccia laterale, non troppo perfetta, con il solo scopo di tenere fermi i miei capelli.

Uscii dalla camera mezz'ora dopo. Mezz'ora che avevo speso stando sul letto a guardare la finestra, pensando ai miei familiari e ad Abby. –Penseranno che io sia morta- mi ero detta – non trovandomi più riemergere dall'acqua. –

Javona e Skuya, non appena le vidi, erano in compagnia di un grande animale che dalla forma sembrava un drago, un drago grigiastro. I suoi occhi erano molto grandi, il mio palmo della mano non sarebbe bastato per coprirli. Avevano un colore tendente al giallo, con qualche sfumatura di arancione e addirittura di verde. Erano occhi buoni, molto belli inoltre. Austin arrivò in quel momento, i capelli scompigliati e lo sguardo sempre arrabbiato.

-Buongiorno ragazzi- prese a parlare la donna – avete passato una bella nottata? –

Io annuii e poi guardai Austin, che, come me, era preso a contemplare l'animale che aveva di fronte.

-Che razza di essere è questo? – si rivolse alle due donne, o meglio, a Javona, con fare molto stupito.

- Un drago, Austin. Non ne avete nel mondo degli umani? Qua è pieno. – Skuya accarezzava il manto grigiastro del drago, mentre Javona gli teneva una mano sulla testa.

- No, non ne abbiamo – risposi io, sorridendo. –è un animale bellissimo, come si chiama? –

- Hod. Questo è il nome che era scritto sul suo uovo. – il drago fece un'espressione che sembrava quasi un sorriso.

- Perché lo avete portato da noi? – chiese Austin, mentre cercava di sistemarsi i capelli che erano diventati ancora più scompigliati.

- Perché se deciderete di partire, lui sarà il vostro accompagnatore, la vostra mappa. Capisce la lingua degli uomini, conosce tutti i posti che si trovano nel nostro regno e oltre, essendo nato in un altro luogo. È un drago meraviglioso, non abbiatene paura. – disse Javona, sempre con la mano sulla testa di Hod.

- E se decidessimo di non partire? – Austin aveva ancora questa fredda convinzione.

- Ve ne tornerete a casa – disse, a malincuore, la donna. Skuya annuiva. – adesso però vorremmo lasciarvi soli con Hod, giusto per farvi capire chi è, e che animo gentile ha, così se deciderete di intraprendere questo viaggio, avrete già conosciuto il vostro accompagnatore. – detto ciò, sussurrò qualcosa nell'orecchio di Hod, che si alzò, facendoci così vedere la sua ancora più grande mole. Le due donne, intanto, se ne erano andate.

Sia io che Austin avevamo paura a toccare un animale così grande, nonostante le parole confortevoli di Javona.

-Allora? – iniziai a parlargli, mentre il mio sguardo era fisso su Hod – perché, grande eroe, non lo accarezzi? –

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