Javona e Skuya ci salutarono quella mattina, dopo averci fornito l'informazione che, sotto la zampa destra di Hod, si trovava la mappa di tutto il Mondo Magico.
Avevamo cominciato a volare sul nostro drago da poco, Austin era silenzioso e osservava il paesaggio che ci circondava: secondo la mappa, dovevamo attraversare, entro quella sera, la Valle degli Orchi Blu.
Attorno a noi c'erano tante colline verdi, prati immensi e disabitati, pronti per essere conosciuti. Nessuno, secondo la mia opinione, ci aveva mai messo piede: sembravano incolti, in disuso, abbandonati. Ogni tanto, mentre il vento mi scompigliava i capelli, si poteva notare qualche creatura che correva. Erano creature molto piccole che, dall'alto, assomigliavano a dei coniglietti.
Hod era freddo. –Il suo manto- pensai – deve essere l'unico modo efficace che ha per riscaldarsi mentre vola-. Mi tenevo stretta a lui, ogni tanto appoggiavo anche il mio busto, cercando di sdraiarmi. Lo accarezzai, per incitarlo a continuare. –Magari è stanco- pensai.
Austin, invece, non faceva nessuna di queste cose, tranne tenersi saldo. Il suo sguardo era cupo, serio, intelligente. Volevo chiedergli cosa stesse pensando, cosa stesse guardando, ma avevo paura che mi rispondesse male, paura non infondata. I suoi capelli, al vento, sembravano più lunghi di quanto, effettivamente, erano. I vestiti larghi si alzavano di continuo, come se la sua maglietta fosse un mantello molto lungo che, qualche volta, mi veniva pure addosso.
Erano oramai passate almeno quattro ore da quando eravamo partiti, il paesaggio era notevolmente diverso: non c'erano più le allegre colline dove scorrazzavano gli animali, nemmeno la fresca brezza che ci rinfrescava il viso. Stavamo attraversando una valle spenta, ovunque c'erano carcasse di alberi bruciati. L'odore che arrivava alle narici era pesante, la pelle diveniva quasi appiccicosa. La peluria bianca di Hod iniziò a scurirsi, fino ad arrivare a un color grigio cenere, proprio a causa di essa. Tossii varie volte, l'aria era quasi irrespirabile. Mi chiedevo come potessero esserci degli esseri viventi in quel luogo.
-Siamo quasi arrivati, preparati a scendere- Per la prima volta durante il viaggio, Austin mi rivolse la parola.
Effettivamente, dopo pochi minuti, eravamo già a terra. Hod si era già posizionato, pronto a riposare.
-Dormi bello, hai fatto un ottimo lavoro- gli sussurrai all'orecchio. Emise un grugnito di risposta, per esprimere la sua approvazione.
Eravamo rimasti io ed Austin, in quella pianura semideserta. Qua e là si notavano dei piccoli alberi e, sperando ci fosse qualcosa di commestibile, Austin mi propose di andare a cercare cibo, ovviamente separati.
Hod se la sarebbe cavata se qualcuno si fosse avvicinato, pure Austin, per cui accettai, prendendo il mio arco e le mie frecce, mai utilizzate.
In quel luogo non c'era assolutamente niente che mi ricordasse qualcosa di commestibile, a meno che con quella parola non si intenda qualsiasi cosa che sia bruciata. Sembrava di essere su un suolo vulcanico, non c'era ombra di nessun essere vivente attorno a me, il che mi rese perplessa, dato che sapevo dell'esistenza degli Orchi Blu, esseri molto grossi, dall'aspetto spaventoso. Si nutrivano di tutto, il che mi fece chiedere se con questa parola si intendeva anche la carne umana.
Ormai era passata circa un'ora da quando mi ero allontanata da Austin, quando un rumore mi fece voltare. Due orchi dall'aspetto ripugnante erano proprio dietro di me. Erano armati di qualcosa che sembrava molto primitivo, ma di certo non avevo tempo per notare cosa fosse. Si avvicinarono velocemente, le loro gambe grosse come tronchi d'albero. Urlai, cercando di farmi sentire: -Austin, aiuto! – sapendo benissimo che le mie frecce non sarebbero servite a niente. Iniziai a correre, sentivo i loro passi pesanti dietro di me. Ero disperata, credendo che da un momento all'altro sarei caduta.
-Meredith, afferra la mia mano! – Austin. Hod era sopra di me, il ragazzo gli era sopra. La mia salvezza.
Cercai di afferrarla, ma non riuscivo a correre e a sbilanciarmi contemporaneamente.
-Non ci riesco! – gridai esasperata.
Austin si calò sulla zampa di Hod. Poteva benissimo cadere e farsi male, il che gli avrebbe sicuramente procurato la morte, dato che gli orchi lo avrebbero catturato.
Si allungò. Era appeso solo con i piedi.
-Meredith dammi le mani al mio 3! – gridò lui, quasi senza voce dallo sforzo.
-1! - gli orchi erano così vicini...
-2! - ... quella sarebbe stata la mia unica possibilità di vita...
-3! - ...saltai. Mi affidai ad Austin, che riuscì a prendermi. Velocemente mi posizionò su Hod, sul nostro drago, che, prendendo pure lui, lo rimise in groppa.
-Ti avevo detto di essere prudente! – mi sgridò. –Potevi rischiare la vita, Meredith. Potevi... saresti potuta... - non finì la frase.
Arrivammo all'accampamento, se così poteva essere chiamato. Austin aveva costruito un rifugio, solo uno, il che mi fece pensare che quella notte avremmo dovuto dormire insieme.
-Mi dispiace... - gli dissi, a bassa voce – non volevo mettere in pericolo la tua vita, non volevo- lui, intanto, aveva acceso un fuoco, dandomi la sua maglietta sporca giusto per coprirmi le spalle.
-Devi stare attenta Meredith, non siamo più nel mondo degli umani, dove non siamo mai le vittime. Qua non siamo i più potenti, non siamo all'apice della catena alimentare. – mi guardava, dall'altra parte del falò.
-Lo so... mi dispiace- conclusi, tenendomi stretta le gambe e asciugandomi qualche lacrima che non avevo potuto trattenere.
-Sta' tranquilla, non piangere- si avvicinò a me, le sue mani sulla mia schiena. – Sai, posso capirti. Io, nella vita che facevo prima di venire qua, ero un lottatore. Quando sei nell'arena, faccia a faccia con l'avversario, sei pronto a fare di tutto pur di sconfiggerlo. Quando sei un lottatore non puoi non avere le idee immediate su cosa fare in un preciso momento. Il tuo impulso è stato quello di scappare, il mio è stato quello di salvarti. – i suoi occhi chiari fissi sul mio viso, illuminato dalle fiamme.
Lo guardai, incuriosita da questa sua rivelazione.
-Parlami di te, Austin- gli dissi, accennando un sorriso. –Voglio conoscerti. –
Mi sorrise, il suo sguardo sta volta era per aria, come se gli fosse difficile ricordare la vita precedente.
-Amo sognare. – iniziò – amo pensare di poter fare qualcosa di impossibile, amo credere nelle cose più irreali. Da piccolo avevo un cane, si chiamava Luk. Io e lui correvamo ovunque insieme, era il mio compagno di giochi. Lo adoravo, era il mio migliore amico. Per questo a scuola mi prendevano in giro, credendo che non volessi avere niente a che fare con i miei coetanei. Un giorno Luk morì, e decisi di seppellirlo dove giocavamo sempre, era il suo luogo preferito. Andavo a trovarlo tutti i giorni, portandogli un fiore: mi sedevo e parlavo con lui, credendo che potesse sentirmi. – i suoi occhi erano diventati più tristi.
-Un giorno di agosto – continuò, con un'espressione completamente diversa sul viso – andai a trovare Luk, e vidi che i miei compagni di classe avevano calpestato tutti i fiori che gli avevo portato dalla sua morte fino al giorno prima. Cercai di rimettere a posto la sua tomba, la risistemai, tornò come nuova, ma mi promisi che un giorno avrei rivendicato il mio cagnolino, lottando per esempio. Per questo sono un lottatore da quando avevo 7 anni. Col tempo questo sport iniziò a piacermi e adesso aspetto solo di rivedere quegli stronzi e di metterli a tappeto. –
Gli sorrisi, mentre il fuoco ormai si stava spegnendo.
-Sei coraggioso Austin. – gli dissi – sei coraggioso. -
... ...
Buonasera a tutti! Ho deciso che aggiornerò ogni due giorni, in modo che possa fare le cose che sono obbligata a fare (ehm...compiti...ehm) in modo più tranquillo e anche in modo che possa continuare a scrivere la mia storia tenendovi aggiornati.
Per dubbi, consigli o incomprensioni io sono sempre disponibile!
Buona lettura
Lisa
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Lost Soul
Fantasy-Finalmente sei arrivata- mi disse, guardandomi negli occhi. -Arrivata dove?- chiesi io. -Nel posto che ti aspetta da sempre, Meredith.- Meredith Dowson non è una ragazza ordinaria: fin da piccola ha uno strano rigonfiamento sulla mano che nessun me...