Chapter 4

31 5 3
                                    

Javona e Skuya mi avevano accompagnata in una stanza, la quale era molto diversa dalla precedente: sulle pareti erano presenti delle rappresentazioni di fiori che non avevo mai visto in vita mia, i loro colori erano sgargianti, con un colore tendente al corallo. Attaccati c'erano molti quadri rappresentanti vari uomini e donne: in ogni quadro c'era una coppia.

–Saranno uno il medio parlante e quello accanto il facente- pensai, ricordandomi ciò che mi aveva spiegato Javona. Mi avvicinai ad una di queste rappresentazioni e mi limitai a guardarla: i tratti dei visi dei due signori rappresentati erano molto ben definiti, molto realistici.

-Chi sono questi? – chiesi a Javona, che, come me, guardava la stanza, ammirando e lodando l'artefice di quei ritratti.

-Sono i nostri Re. – disse lei, tristemente. Skuya era a testa bassa, magari piangeva.

-Perché mi avete portata qua? – domandai, curiosa.

-Tra poco arriverà Austin, e questo sarà il luogo dove dormirete. – vedendomi stupita, dato che nella stanza non era presente nessun letto, continuò :- è presente un passaggio segreto che reca a due stanze diverse. Basta pronunciare una formula e le porte si aprono. –

Tastai le pareti, cercando di individuare le due porte. Skuya sorrideva, come se volesse dirmi "oh quanto sei ingenua, non riuscirai mai a trovare ciò che cerchi". Così, sentendomi ridicola, smisi di cercare e decisi di aspettare l'arrivo di Austin.

Le due donne, poco dopo, mi dissero che dovevano assentarsi per un po', perché dovevano svolgere una faccenda importante. –Tornerò tra poco- questo fu il saluto di Javona. Skuya, invece, dolcemente mi sorrise.

Stavo aspettando da molto tempo. Mi chiedevo se avrei mai rivisto Abby e la mia famiglia. Avevo bisogno di loro, erano le uniche persone che, anche se poco, riuscivano a comprendermi. Mi sedetti, la schiena contro la parete. Mi sciolsi i capelli, cercando di riscaldarmi la nuca. Ero curiosa di incontrare Austin, anche solo per vedere come fosse. Me lo immaginavo basso, biondo e con gli occhi scuri. Quando arrivò, però, mi sconvolse.

-Sei tu Meredith? – era un ragazzo alto, moro e con gli occhi verdi. Il suo fisico era piuttosto slanciato, le lentiggini sul viso gli donavano un'aria infantile e sbarazzina.

-Sì, sono io. Tu saresti Austin? – mi alzai, per cercare di farmi notare come lui era riuscito a fare con me.

-Sì, perché? – mi guardò, incuriosito dal tono di voce che avevo usato. Un tono di voce diverso da quello che si aspettava.

- Perché ti credevo diverso- risi un po' quando immaginai il ragazzo che avevo davanti, in un modo completamente opposto da quello che realmente era.

-Cosa intendi dire? Che non ho l'aria da eroe? Sappi che anche io ti credevo diversa, infatti credevo che tu fossi simpatica. – si toccò i capelli, felice del commento che aveva appena fatto. Sorrise tra di sé.

-Esatto, non hai l'aria da eroe. Sai cosa sembri? Un pallone gonfiato. Forse è per questo che hai quel rigonfiamento sulla mano. – tutto ciò non era frutto della mia mente. Mi sentii offesa, e quindi decisi di rispondere a tono.

Proprio in quel momento le due donne entrarono.

-Oh ciao Austin! – Javona lo salutò, e così fece Skuya, agitando la mano e sorridendogli.

Lui le guardò, scocciato, e disse:

-Se è per lei che ho dovuto aspettare tutto questo tempo, allora sappiate che non farò questa missione per voi Rubengoriani o come vi chiamate. Lo farei, ma non con lei. – il suo sguardo era piuttosto arrabbiato, decisi di ignorare il suo commento.

-Ah- disse la donna – vedo che vi siete conosciuti-

Le osservai, sapendo che non potevano fare niente per far cambiare idea ad Austin. Lo conoscevo da pochi minuti e avevo già capito che quel ragazzo era viziato e testardo. Loro si guardavano, Skuya era molto triste, aveva perso le speranze. Sentivo Javona dirle di non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene, mentre, però, piangeva. Le loro mani si tenevano forti e salde, come se stare insieme fosse una rassicurazione. Skuya mi guardò, i suoi occhi parlavano. Lei aveva bisogno di me, di Austin. Il suo popolo aveva bisogno di noi, aveva avuto la necessità di dirci chi fossimo, per aiutarli.

-Austin- cominciai – che ti piaccia o no, sei tu l'unico, oltre a me, ad avere quel simbolo sulla mano. – Lui si voltò e mi guardò.

-Lo so che posso starti antipatica, nonostante io non abbia fatto nulla di male. Sono strana per molte persone, il che posso sopportarlo. Posso sopportare anche il fatto che tu non voglia avere niente a che fare con me, per cui quando avremo finito la nostra missione io tornerò a casa, e anche tu farai così e fatto ciò non ci incontreremo più. Ma capisci, Austin, che non è una questione che riguarda noi: è una questione che riguarda loro, un problema che questo popolo ha. Il destino ha voluto che fossimo noi due i prescelti, e così sarà. Noi li aiuteremo Austin, e se tu non verrai non importa, proverò a fare del mio meglio comunque. Sappi che non si abbandonano le persone quando hanno bisogno. – lui mi guardava, guardava il suo rigonfiamento, guardava le due donne. Il suo sguardo era completamente cambiato: i suoi occhi adesso erano rilassati, la bocca quasi aperta.

Poi si ricompose.

-Voglio andare in camera- disse, con voce molto potente. Lo sguardo era tornato come prima.

Javona si avvicinò e detto ciò fece comparire due porte, al che Austin entrò e chiuse la porta, sbattendola.

La donna era quasi uscita dalla stanza, solo Skuya era rimasta ancora lì. Mi voltai per augurarle buona notte, quando, sussurrando:- Grazie- mi disse, così se ne andò.


... ...

Buonasera! Eccomi tornata con il quarto capitolo. Qua abbiamo l'incontro tra Austin e Meredith. Perchè la odia così tanto? continuate a leggere, che lo scoprirete.

Per dubbi, incomprensioni o consigli io sono qua! Aspetto commenti!

Buona lettura.

Lisa

Lost SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora