Capitolo 1

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Scendo dall'autobus e tutto sembra andare esattamente come va ogni singolo giorno da qualche anno a questa parte: torno da scuola, lancio lo zaino sul letto, e aspetto che il cane si renda conto che sono rientrata a casa per venirsi a prendere qualche carezza gratuita.

Spesso la monotonia delle mie giornate mi spaventa a tal punto da portarmi a sentire un'inarrestabile voglia di mollare tutto e partire per una città sconosciuta, solo per poter far pace con i miei pensieri e poter finalmente ammettere a me stessa di aver vissuto, anche solo per un secondo, l'ebbrezza della vita di cui parlano tutti i romanzi che leggo.

Il problema è che certe agonie non finiscono mai.

Scuoto la testa, e una volta tornata alla realtà faccio per dirigermi in sala da pranzo, quando sento vibrare il telefono sulla scrivania, dove l'ho accidentalmente dimenticato. Mi lascio sopraffare dalla curiosità, e, nonostante l'appetito, decido di fare qualche passo indietro per recuperare il cellulare e sbirciare la notifica appena arrivata.


Numero sconosciuto: Ciao Cam, sono Shawn, il ragazzo che ti chiede sempre gli appunti al corso di letteratura! Ho preso il tuo numero dalla bacheca dell'aula magna perché ho intenzione di entrare nella redazione del giornalino scolastico. Aspetto tue notizie, a presto :)


In tutta onestà, non do molto peso né al fatto che io non abbia minimamente idea di chi sia questo Shawn, né al fatto che abbia sbagliato numero e che la questione che deve risolvere potrebbe avere una scadenza. Piuttosto, mi ritrovo nuovamente a pensare che, anche questa volta, il messaggio non fosse per me.

A scuola il mio giro di amicizie è tutt'altro che ristretto, e ammetto che spesso in cortile mi salutano anche persone che in verità non credo di aver mai visto prima. Il mio problema non è un problema di quantità, ma di qualità. Nessuno dei legami che ho instaurato è un legame profondo, anzi, al contrario. La maggior parte delle mie conoscenze è decisamente superficiale, di circostanza, e finora l'unico fattore positivo che sono riuscita a ricavare dalla mia popolarità ingiustificata è il fatto di andare bene o male a genio a tutti. Ho la straordinaria, quanto triste, capacità di riuscire ad intavolare un discorso con qualsiasi personalità mi si piazzi davanti, guadagnandomi così la simpatia di un'ampia gamma di studenti e compagni che, però, si limita a questo. Un saluto educato, due chiacchiere d'occasione, e il rapporto muore così com'è iniziato, fino al giorno seguente in cui è pronto a rinascere e vivere per qualche decina di minuti, prima di troncare e ricominciare il ciclo ventiquattr'ore dopo.

Quello che mi delude di me stessa è non avere la capacità, o meglio, il coraggio di trovare qualcuno a cui interessi ciò che penso del mondo, a cui interessi il mio punto di vista sulle cose, a cui interessi io e basta, nel senso più puro ed innocente del termine. Vorrei degli amici che si interessassero alla mia vita privata o alla mia salute, oltre ai miei voti in pagella e ai miei stivali nuovi. Vorrei qualcuno che al mattino, appena scesa dall'autobus, mi chiedesse cosa preferisco mangiare per colazione, che sogno io ricordi della notte precedente, o anche solo come sto.

L'ennesimo messaggio destinato ad un'altra persona rientra nell'immensa categoria delle cose che rendono monotona la mia banale esistenza, e forse è anche per questo che non sfiora minimamente la sfera del mio interesse.

Ripongo il telefono nella tasca posteriore dei jeans, e prendo posto a tavola, già pronta ad entrare nel solito loop delle mie giornate tipo che si ripete ormai da qualche anno.

Text» Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora