Capitolo 2

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Il giorno seguente mi sveglio e, dopo la mia solita routine mattutina, mi dirigo alla fermata dell'autobus che poi mi porterà a scuola, facendomi addentrare in una nuova e sicuramente sorprendente giornata. Sul viale di casa, la strada pullula di studenti in bicicletta che trovano ancora il coraggio di non usare i mezzi pubblici nonostante il freddo. Ogni qual volta che una di queste bici sfreccia lungo la pista ciclabile, il rumore del tappeto di foglie secche su cui passa mi infonde un tremendo senso di tranquillità. Non c'è niente al mondo che mi rilassi più dello scricchiolare delle foglie in autunno e dei loro colori caldi che tingono tutto il paesaggio circostante. Questa stagione è una delle poche cose che alleggerisce la monotonia della mia vita, perché è sempre sorprendente: ogni mattina, semplicemente aprendo il portone di casa, ci si imbatte in uno scenario sempre diverso e sempre ricco di nuovi dettagli aggiunti allo scenario del giorno precedente.

Recupero coscienza dai miei pensieri grazie all'autobus che giunge in fermata rumoroso. Trovare posto è tremendamente facile e tremendamente difficile allo stesso tempo, perché vorrei starmene un po' sola almeno per il tragitto tra casa e scuola, ma in ogni fila di posti c'è una persona che mi conosce e, necessariamente, mi chiede di sedermi con lei. Sono perfettamente consapevole del fatto che i problemi sono opposti rispetto a quelli della stragrande maggioranza degli adolescenti a me coetanei, perciò evito di lamentarmi troppo con me stessa e con gli altri di questa mia popolarità ingiustificata, solo che, nel profondo, spesso sogno di poter fuggire lontano e ricominciare tutto da capo, in posto in cui a nessuno importa se vivo la vita a modo mio.

Percorro il corridoio dell'autobus in fretta e furia, provando ad evitare eventuali tentativi di richiamare la mia attenzione da parte degli studenti già seduti infilandomi gli auricolari. Essere così meschina nei confronti dei sentimenti degli altri non è da me, e forse per questo motivo, quando trovo un posto miracolosamente libero e mi siedo in santa pace, provo un retrogusto amarognolo dato dai crescenti sensi di colpa.

Quando sono diventata così?

Scaccio i pensieri negativi, e alzo il volume della musica mentre osservo il viale di alberi autunnali scorrere fuori dal finestrino. Poi all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, mi ricordo del messaggio che ho ricevuto ieri pomeriggio da parte di un tale Shawn. Estraggo il telefono dalla tasca del cappotto e cerco un numero sconosciuto tra le varie chat.


Tu: Ciao, scusa, credo che tu abbia sbagliato numero, io non sono "Cam". Buona giornata!


Faccio per rimettere il cellulare in tasca, ma subito questo vibra, segnalando l'arrivo di una nuova notifica.


Numero sconosciuto: Oh mio Dio, perdonami! Ho appena ricontrollato e ho scambiato una cifra per un'altra. Scusa il disturbo, mi dispiace

Tu: Figurati, non preoccuparti

Numero sconosciuto: Grazie :)


Visualizzo il messaggio e ripongo, stavolta per davvero, il telefono in tasca, constatando che ormai la conversazione è terminata. Torno ad assopirmi sul sedile scomodo di questo vecchio autobus, aspettando di arrivare a scuola e far finire questa ennesima lunga giornata che, ahimè, è solo appena cominciata.

Text» Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora