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"Ho sempre pensato che il mondo riuscisse ad ingannare tutte le persone, anche le più intelligenti. Nessuno si accorge di quanto tutto ciò che ci circonda sia finto, illuda. Mi spiego meglio. È come se il mondo fosse composto da due strati, il primo che rappresenta tutto il male e il secondo che è stato costruito per nascondere tutto ciò che c'è di brutto nel primo strato. Anche le persone sono fatte così. Non ne ho mai conosciuta una formata unicamente da bene o da male. La maggior parte degli umani che ho conosciuto, nel corso del tempo, si è trasformata in ciò che non è per essere accettata dalla gente."

"Mayla! Smettila di scrivere su quel maledetto diario! La tua carne ormai è gelata!"

Ancora. Sento mia mamma ripetere per l'ennesima volta la solita sequenza di notizie per fare in modo che io apra la porta della mia camera e vada in cucina. Non riesce proprio a capire quanto sia importante per me esprimere ciò che provo, scrivendolo in un posto dove non posso né essere scrutata da occhi inquisitori né essere giudicata. Questo è il terzo diario che scrivo. In ognuno riparto da zero come se non ne avessi mai avuto uno. Mi descrivo e riporto ciò che penso, per paragonare le mie idee attuali a quelle del passato e vedere come cambiano nel corso del tempo. E' questo il mio passatempo, da quando sono stata male.

"Un attimo mamma!"-urlo per farmi sentire, ma poi ignoro la sua richiesta e continuo a scrivere.

"Mi chiamo Mayla. Ai miei è sempre piaciuto questo nome. Ho sempre riflettuto molto sul significato della parola felicità ma non l'ho mai realmente provata. Ho gli occhi verdi, sarà l'unico dettaglio fisico che dirò, perché sono l'unica cosa che mi piace di me. Non ho molti amici. Anzi non ne ho proprio, ma per non diventare uno di quegli esseri clonati, starei sola anche tutta la vita. E poi mi piace stare da sola. Mi rilassa. Come la pioggia. Ha un bel suono, sembrano lacrime. Mi ricorda che anche i più forti possono stare male, come lo sono stata io. Amo cantare e non vivrei senza musica. Mi piace leggere perché è l'unico modo che ho per vivere in un mondo, anche se temporaneamente, che mi piace davvero. Anche se odio tanto le persone che fingono, lo ammetto, ogni tanto lo faccio anche io. Mi sono spesso chiesta per quale motivo le persone si nascondano e per ora la risposta più convincente che mi sono data è stata che è colpa della qualità del mondo che cresce intorno a loro. Prese in giro, scherzi, battute, compagnie squallide, indifferenza, giudizi. Penso che certe cose non si riescano mai del tutto a superare. Puoi combatterle, ma sono sempre dentro di te. Certe ferite, anche se le ricuci, ad ogni movimento si aprono ancora e..."

"MAYLA! Guarda che se non scendi ora non ti faccio mangiare per un mese!"

Sì, come no.

"Arrivo!"-le rispondo, questa volta sul serio.

Scendo le scale e la trovo in cucina. Ha già finito di mangiare e sta lavando i piatti e le stoviglie.

"Finalmente!"-dice esasperata.

"Scusa mamma, lo sai che quando ho in mente delle cose da scrivere devo farlo subito, altrimenti mi dimentico. Un giorno potrebbero servirmi i miei attuali pensieri e nel futuro tu potresti..."

"Essere la causa della tua mancanza di idee scritte a riguardo, lo so."-conclude con tono altalenante.

Quante volte le ho ripetuto questa frase? Mi viene quasi da sorridere.

"Certe volte penso che il tuo migliore amico sia quel diario. Perché non provi a trovartene uno vero?"-prova a dire.

"Non mi fido delle persone. Loro non capiscono quanto un libro. Le pagine sono i suoi occhi e l'inchiostro la mia voce. Questo è sufficiente."-le rispondo.

"Tutti hanno bisogno di qualche amico, Mayla."-dice esausta, girandosi verso di me.

"E se a me non servissero?"-le domando in tono di sfida.

"Tu pensi che nessuno sia in grado di capire quello che hai dentro, ma neanche tu lo sai. Le persone servono a questo, a darti una visione diversa di te stessa. Non puoi continuare così per sempre."-mi risponde seria.

"Mi è passata la fame."-dico acida e, dopo essere uscita dalla cucina ed aver salito le scale, sbatto la porta della mia camera. Quando inizio a pensare, mi sembra di avere una radio nella testa, una di quelle che non si spegne mai, ma questa volta il nervosismo ha battuto la mente. Lei pensa che io sia strana. Mi vuole bene ma capire non è il suo forte. Dopo aver scritto ancora per un po', mi addormento tra mille pensieri.

All'improvviso mi sveglio.

"Cos'è questo rumore?"-penso.

Hai presente quando da piccolo avevi paura del buio e accendevi la luce per controllare se ci fossero dei mostri? Ecco. Io non avrei dovuto farlo. Forse ora non sarei qui.

The Bright HellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora