Andai in cucina. Per evitare l'interrogatorio di mia zia Gill mangiai un cornetto al cioccolato alla velocità della luce e poi l'idea era quella di scappare in camera mia a prendere la borsa con i libri, ma fui catturata dalla scena di mio zio Aungust che abbracciò quella donna grassoccia che era mia zia. Provai una sorta di disgusto e tenerezza contemporaneamente.
Mi resi conto che l'abbraccio è emozione pura, un flusso di energia libero e dirompente in grado di sigillare l'intima connessione che lega fisicamente e spiritualmente due individui.
Non ricordavo più come fosse un abbraccio.
Ci si dimentica della propria vita dopo un po'...della vita che avevamo prima. Le cose che amiamo e teniamo strette sono come un filo di perle, tagliando un estremità si sparpagliano sul pavimento finendo negli angoli bui e non vengono mai più ritrovate...allora voltiamo pagina e magari dimentichiamo che aspetto avessero....o almeno ci proviamo.10 gennaio 2004
Avevo ancora il viso appiccicaticcio della sera precedente. Quando mi lasciai abbandonare dal dolce silenzio che colmava la stanza, una stretta al braccio mi fece sussultare, ma una mano soffocò il mio grido di terrore.
Poi mi fece il gesto di fare silenzio.
Non avevo i miei occhiali con me e la poca luce non aiutava a distinguere la figura oscura davanti ai miei occhi, ma riconoscevo quel dolce profumo di lavanda.
mamma!
Mi afferrò la mano facendomi segno di seguirla. Non so spiegare il perché, ma la prima cosa che mi venne in mente fu quella di prendere la scatola dorata di Jericho.
<vieni! > disse sussurrando e stringendo la presa.
< un attimo devo prendere una cosa >
Sfuggii dalla stretta e andai a prendere il regalo.
Subito dopo la seguii.
< sul cruscotto ci sono gli occhiali di riserva> disse mia madre sorridente e mi stupisce vedere quella mezza luna stampato sul suo volto che credevo ormai perduta.
Quando misi finalmente gli occhiali tutto diventò meravigliosamente nitido.
Vedevo l'alba. All'inizio il cielo era di un azzurro pallido, poi, pian piano, la linea dell'orizzonte iniziò a tingersi di colori pastello delicati, il violetto, un delicato rosa pesca, l'arancione, e poi il giallo dorato quando il primo pezzetto del sole iniziava a fare capolino.
Non avevo mai visto tale bellezza.
Non fu molta la strada che percorremmo. Dal finestrino riuscivo a scorgere le prime case di Braemar, un piccolo villaggio delle Highlands, in Scozia, noto come il luogo, in cui, il 10 gennaio 1982, si registrò la temperatura più bassa di sempre nel Regno Unito.Questa traiettoria mi era familiare.
<mamma, stiamo andando da zia Gill? >
< si, tesoro >
<perché? >
<perché mamma deve sistemare alcune cose con papà e nel mentre sarà tua zia Gill a prendersi cura di te >
<e quando tornerai a riprendermi? >
Vidi una lacrima rigarle il volto.
<mamma, perché stai piangendo? >
La macchina si fermò e mia madre scese. Feci lo stesso e la raggiunsi.
Con molta insistenza suonò il campanello. Serrava spesso i pugni il ché mi fece pensare che fosse molto nervosa per un motivo a me ignoto.
Da dietro la porta si sentivano volgari imprecazioni.
< ma chi diavolo è a quest'ora del mattino?! >
<sono io, tua sorella Claire, apri>
Da quella porta sbucò il viso paffuto di zia Gill che sembrava parecchio preoccupata dal nostro arrivo.
Parlarono tra di loro mentre io stringevo la scatola tra le mie mani fantasticando su cosa potesse conservare a suo interno e ciò alimentava il desiderio di pronunciare quelle strane parole scritte sulla facciata superiore, ma promisi di non farlo, così portai la mia attenzione a ciò che avevo davanti.
Probabilmente le stava raccontando quello che era successo ieri.
Mia zia si mise la mano sul petto e con gli occhi sgranati guardava mia madre sbalordita.
<oh per l'amor del cielo, non puoi continuare a subire le sue violenze... Pensa anche a quella povera creaturina, sembra un leprotto impaurito.> mi guardò compassionevole.
leprotto impaurito ci sei tu!
Feci una smorfia beffarda, ma non mi vide.
< stagli lontana... che aspetti?! fai i biglietti e vai via, oppure puoi benissimo vivere da noi>
<apprezzo la tua ospitalità, ma sai benissimo che è rischioso mi troverà sempre e comunque e mi trascinerà anche con la forza da lui, non posso mettervi in pericolo> frugò tra le tasche del cappotto < per questo ti volevo chiedere di prenderti cura di mia figlia, Eira. > estrasse un fogliettino tutto stropicciato < tieni questo ti servirà per ottenere il mantenimento nel caso mi succedesse qualcosa.>
< Claire ascoltami....>
< non ho molto tempo da perdere tra poco si sveglierà per andare al lavoro e se non trova la colazione pronta sono guai >
Sì voltò verso di me e si chinò per abbracciarmi talmente forte che mi sembrò di sentire le costole scricchiolare, però non volevo staccarmi dalla sua morsa. Sapevo che quello sarebbe stato il suo ultimo abbraccio se non l'ultima volta che l'avrei vista, così inalai tutto il profumo che i miei polmoni potessero contenere. Sentiva il mio cuore battere e anch'io sentivo il suo e l'abbracciai ancora più forte.
<ti voglio e ti vorrò sempre bene, amore mio, non dimenticarlo mai. > disse con il volto bagnato di lacrime.
Un bacio umido sulla fronte interruppe quel magico momento e confermò le mie sensazioni. Quel bacio era un addio.
STAI LEGGENDO
La ragazza di ghiaccio
Kinh dịFredda come il ghiacciaio..è così che mi sento. Il mio cuore vive in una palla di vetro. Una di quelle con la neve dentro, che si trovano sotto l'albero la mattina di Natale, di solito regalate da una vecchia zia che non vediamo da troppo tempo. Lu...