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Ero intrappolata in un buco nero, nell'oscurità, non riuscivo ad uscirne: gridavo, ma nessuno mi sentiva.

Cercai più volte urlare più forte che potevo, finchè non persi la voce.

Ero sola.

Sola e nell'oscurità.

Mi avrebbero dimenticata, per sempre.

Nessuno avrebbe fatto più il mio nome, nessuno si sarebbe interessato più a me. Paul mi aveva lasciata da sola, ed ora non c'era più lui a salvarmi.

Cercai di strapparmi i capelli, di togliermi i vestiti.

Piangevo.

Gocce calde mi bagnarono le guance, la fronte iniziò a sudare.

Urlavo.

"Lexy" una mano morbida mi scosse il corpo.

"Ehi Lexy" la voce calda di Kyle mi fece ritornare alla realtà.

"Calmati, era soltanto un brutto sogno" disse guardandomi negli occhi.

Era rimasto con me tutta la notte, per vedere se stavo maglio.

"Kyle.." dissi ancora disorientata dall'incubo.

Lo abbracciai: il contatto con il suo corpo mi fece sentire al sicuro.

"Sono qui, tranquilla" disse.

"Tu non te ne vai, vero?" dissi con voce smorzata. Non ragionai neanche su quello che dissi: le parole mi uscirono da bocca da sole.

"No.." mi strinse "no. Adesso però dormi che domani sarà una lunga giornata."

Già. Il giorno dopo mi avrebbero dimessa.

Kyle non mi aveva lasciata un attimo da sola in questi giorni: mi aveva portato dei fiori, dei peluche, dei film... ed era persino tornato nel college a prendere le mie cose per portarle da Violet.

Avevo deciso di prendermi un attimo di pausa con Paul, e per quanto mi mancasse, per quanto mi mancassero i suoi baci, i suoi abbracci, i suoi buongiorno, dovevo stare per un po' di tempo da sola.

Sapevo, nel profondo del mio cuore, che non era lui la sera della festa, che l'alcool gli aveva fatto perdere conoscenza e aveva iniziato a scaricare tutto ciò che aveva dentro su di me.

Sapevo che le cose che disse non le pensava veramente.

Non poteva pensarle veramente.

O almeno credo.

Kyle mi ha raccontato un sacco di cose su di lui. Vive qui con sua sorella, Natasha.

Sono stati adottati quando erano molto piccoli, mentre i loro genitori erano rimasti in Africa: non avevano abbastanza denaro per curare entrambi.

Scelsero la soluzione più vantaggiosa per loro.

Kyle adorava la musica blues, ma anche quella rap non gli dispiaceva. Il suo colore preferito era l'azzurro, il suo cibo preferito era la pizza, e il suo animale preferito era la tigre.

"Buongiorno Lexy, preparati che fra un po' torni a casa!" disse l'infermiere Karl. "Arriv..mhh..arrivo..mh" dissi.

Mi sollevai appena dal letto per salutare Kyle, ma non c'era.

Di solito veniva sempre di prima mattina, per fare in modo che al mio risveglio ci fosse anche lui.

'Sarà andato in bagno' pensai.

Scesi dal letto, mi lavai i denti, la faccia e mi feci la coda alta.

Mia madre me la faceva sempre da piccola; a volte mi tirava un sacco i capelli e mi faceva male, ma diceva che erano molto più eleganti i capelli legati.

Mi mancava mamma.

Mi aveva chiamata più volte da quando ero in ospedale, ma non avevo voglia di rispondere. Non volevo raccontarle quello che era successo con  Paul, se no si sarebbe subito preoccupata di come questo 'potesse influire sul mio nuovo anno al college'. Difatti, anche se mi sarei comunque presa un po' di tempo per riflettere, dovevo calcolare il fatto che da lì a poche settimane settimane sarebbe ricominciato l'anno scolastico. Vabbè, ci sarebbe stato tempo.

Dopo una mezz'oretta tornò Karl: era ora di andare.

Cercai Kyle, ma non lo vidi.

Ma dove era finito?

All'uscita dell'ospedale mi venne a prender Violet: aveva una macchina rosso acceso.

"Lexy! Come stai?"

"Violet!" dissi abbracciandola.

Aveva un profumo di fragole. "

"Stai meglio?"

"Si si, grazie" risposi "davvero Violet, grazie per tutto." le dovevo un sacco.

"Ma di che, figurati! Forza salta in macchina!"

Durante il tragitto ascoltammo I See Fire di Ed Sheeran; le raccontai di Kyle, delle mie paura su Paul, dei miei litigi con Monica... almeno, stando in ospedale, non avevo dovuto vederla.

Arrivammo a casa di Violet: era una villa a tre piani con vista sul mare. La sua famiglia era davvero ricchissima. Il cancello si aprì e noi entrammo.

Ad accoglierci arrivò Prada, il cane di Violet.

"Ahahah, ciao Prada, da quanto tempo" la salutai.

Aprimmo la porta di casa

e due mani mi strinsero i fianchi:

era Paul.

AFIRE LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora