Ombre

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JAMIE'S POV
Erano passati ormai due giorni da quando avevo trascinato Alexa fuori dalla casa di quel buffone.
Non la vedevo da allora e dovevo ammettere che mi mancava. Probabilmente ero sempre stato troppo concentrato su Beatrice per ammirare il suo bel sorriso che si stende ogni volta che mi vede arrivare, le sue guance che si tingono di rosso quando è imbarazzata, il modo in cui guarda un libro poco prima di cominciare a leggerlo.
E amavo starmene appollaiato sulla poltrona accanto al suo letto mentre lei dormiva, ignara della mia presenza.
Se facevo il minimo rumore lei si svegliava di colpo e correva alla finestra.
Mi piaceva pensare che lo facesse perché sperava fossi io.
Poi delusa se ne tornava a dormire e io uscivo dall'oscurità come un'ombra e le accarezzavo la fronte.
Ma questo sarà capitato una, due volte al massimo, non fatevi strane idee!
Okay, lo ammetto, da quando era uscita dall'ospedale non c'era stato un solo istante in cui non avevo pensato a lei.
E quindi magari le due volte le avrò superate.
Continuo a ripetermi che è solo perché mi ricorda la mia Bea, ma in realtà so che sto solo mentendo a me stesso:
dopo quella volta in cui Alexa ha cambiato il colore degli occhi, di Beatrice non c'è stata più nessuna traccia.
Ma adesso non voglio pensarci. Basta Alexa e basta Beatrice! Accendo la televisione e mi rannicchio in un angolino del divano, proprio come piace fare a me.
Passano due minuti, poi tre, poi dieci, ma nonostante il volume mi stia sfondando i timpani non riesco a smettere di pensare a lei. E stranamente non mi riferisco a Beatrice.
Ho deciso, vado a prenderla!
Mi alzo per prendere la giacca quando...

ALEXA'S POV
Jamie non si faceva sentire dall'altro ieri e mi sembrava già passato un secolo.
Nonostante fosse così scontroso, ne sentivo la mancanza e non gli confesserò mai che le notti passate mi svegliavo ad ogni minimo rumore che sentivo nella speranza che fosse lui, sotto la mia finestra che mi lanciava i sassolini e poi mi invitava a scendere.
Nelle ultime ore il pensiero di rivederlo non ha fatto altro che tormentarmi. Mi ero convinta! Sarei andata io da lui.
Avrei messo l'orgoglio da parte per una volta.
Comincio quindi a camminare a passo veloce, intendo arrivare il prima possibile.
Le strade sono stranamente sempre più deserte man mano che mi avvicino alla mia destinazione.
È inquietante.
Sembra quasi che da un momento all'altro debba spuntare un fantasma o qualcosa del genere.
Poi mi ricordo che l'unica cosa più simile ad uno spirito nel giro di chilometri sono proprio io e mi faccio coraggio, per quanto un pensiero del genere me ne possa dare.
Mi fermo quando raggiungo la grande casa che Jamie mi aveva mostrato prima di addentrarci nel bosco qualche giorno fa e suono al campanello sperando vivamente che venga lui ad aprirmi.
Con mia sorpresa, nonostante riesca a sentire la televisione accessa a tutto volume, nessuno si presenta alla porta.
Penso che forse Jamie non abbia voglia di vedermi, dovrei essere arrabbiata ma non lo sono affatto: sono... ferita?
Magari mi ha vista arrivare e si è rifugiato in camera sua:
me lo immagino con le gambe al petto, i capelli scompigliati che gli cadono sulle ginocchia, gli occhi chiusi, lontano da tutti, lontano dal mondo... lontano da me.
Nonostante mi dico più volte di andare via, c'è qualcosa che mi spinge a restare lì, incapace anche solo di fare un passo. Quindi mi rassegno all'idea che avrei dovuto far uscire, in un modo o nell'altro, quel bellissimo deficiente fuori dalla sua adorabile casa:
ponendo entrambe le mani ai lati del viso, mi appoggio sull'enorme vetrata sperando che lasci intravedere qualcosa,
ma prima che possa voltarmi, qualcuno mi copre gli occhi e l'unica cosa che riesco a sentire il respiro del mio assalitore sul collo.
Ma mi basta.
Non ho dubbi.
È Jamie.

Souls || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora