Armi o armatura? Veleno o antidoto?

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Stava piangendo da dieci minuti e aveva finito le lacrime.
Era scoppiata, le aveva buttate fuori tutte.
Le asciugò per l'ennesima volta le guance.
La sfiorò appena e sentì un brivido percorrerle la schiena. La strinse forte in un abbraccio, e lei ricambiò stritolandogli il bacino.
Gli aveva bagnato tutta la maglietta tra la spalla e il collo.
Appena l'ebbe vista le si sedette accanto e decise di abbracciarla, anche se era un po' titubante all'idea di riaverla tra le braccia. Lei si era girata e aveva affondato il viso dove ora la maglietta era bagnata e sporca di mascara nero.
Erano rimasti abbracciati per tutto il pianto che ne era conseguito.
Prima solo qualche lacrima silenziosa poi un pianto a dirotto e ora erano rimasti solo i singhiozzi.
L'aveva aiutata, salvata.
Ebbe la sensazione di essere stato l'ultimo appiglio che le aveva impedito di cadere nell'abisso.
Le prese il viso tra le mani allontanandolo dal proprio corpo e la guardò negli occhi devastati dal pianto.
E odiò chiunque l'avesse ridotta così.
Perché nonostante non si sentissero da mesi, dopo che la loro storia era finita, lui sentiva di avere ancora un legame con lei.
Odiò chi le avesse fatto versare tante lacrime.
Odiò quella persona perché nessuno doveva ridurla in questo stato.
E senza saperlo in quel momento odiò se stesso.

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