Un anno

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«Cosa ti è saltato in testa?» urlò rivolto al cielo.
«Cosa diavolo volevo da lei?» continuò alla nuvola.
«Perché me l'hai portata via?» finì in un sussurro, che poté sentire solo il filo d'erba tra le sue ginocchia.
Si, era in ginocchio.
Schiacciato da quella mancanza insostenibile.
Insostituibile.
Questa parola rimbombava nella sua testa. Si era preso l'unica cosa insostituibile della sua vita.
Non esisteva nessuno uguale a lei.
Con le stesse mani dale dita affusolate, gli stessi occhi verdi che cambiavano colore in base alle emozioni, le stesse clavicole su cui adorava passare le labbra in un soffio, lo stesso sorriso che gli rischiarava gli occhi e la giornata.
Faceva ancora male.
Un anno e ancora il cuore si dilaniava ad ogni frammento di ricordo.
Paura.
Ecco, forse aveva paura.
Ma chi vogliamo prendere in giro, certo che aveva paura. Paura di andare avanti, paura di ricominciare a vivere e che gli Vega tolto di nuovo, paura di dimenticarsi di lei, paura dell'assenza di dolore, paura di permettere a qualcun altro di prendere il posto di lei e diventare a sua volta insostituibile.
Lacrime silenziose scorrevano dai suoi occhi, segnando sentieri rilucenti sulle due guance, ma oltre non andava.
Sembrava una statua dalle lisce curvature e delicati dettagli.
Non traspariva nessuna emozione.
Le sue labbra erano immobili, serrate, imperlate dalle lacrime lì scivolate, che ne facevano risaltate il color ciliegia.
Le mani adagiate sulle cosce, private momentaneamente della loro forza.
Il petto che si alzava ed abbassava così poco e così lentamente che sembrava privato dall'aria insostituibile.
I suoi occhi erano vacui, nonostante il liquido che ne sgorgava imperterrito.
Vacuo.
Così vacuo da essere scambiati per quelli di lei un anno prima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2016 ⏰

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