Capitolo 18

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Michele stava lì, seduto su quella panchina a guardare l'altalena che veniva leggermente scossa dal vento. Si iniziavano ad intravedere le prime margherite nel prato e le foglie dei pini diventavano sempre più verdi man mano che il sole li illuminava.
Poi guardò lo scivolo, quello scivolo a cui era tanto affezionato, con un grosso sorriso. Quel parco oramai era come una seconda casa.
Si, proprio quel parco di cui vi ho parlato nei primi capitoli.
Per Michele quel parco aveva un ricordo così forte, una ricordo per metà triste e per metà felice.
In effetti, lui non ricordava molto, suo padre gli aveva raccontato di più, e da quel momento andava spesso in quel parco, solo per stare seduto sulla panchina a guardare il paesaggio.
La madre di Michele era morta quando lui aveva solo 3 anni, tumore al polmone destro.
Michele non ricordava quasi nulla di sua madre, era troppo piccolo, però suo padre gli aveva raccontato che tutti i pomeriggi sua madre metteva Michele nel passeggino e lo portava in questo parco, diceva che faceva bene ai bambini passare un po di tempo lontano dallo smog del centro città.
E così lo portava in questo parco, lo faceva andare sullo scivolo e gli faceva guardare le anatre nel laghetto. Michele rideva sempre quando sentiva il loro verso.
Pochi anni dopo il padre di Michele si è sposato con un'altra donna, Giovanna, che Michele considera quasi come una madre di sangue, in fondo è stata lei a crescerla.
Giovanna era una donna molto gentile e dolce con tutti, l'esatto opposto della vera madre di Michele, che il padre gli aveva detto essere molto estroversa e se c'era da dire qualcosa in faccia a qualcuno, non si faceva problemi.
Su quella panchina Michele sorrideva, perché nonostante la madre non ci fosse più, lui la sentiva ancora vicina a se, come se la sua presenza non lo avesse mai abbandonato. Per questo veniva in quel parco, perché era l'unico modo per passare un po di tempo da solo con la madre.
Era quasi mezzogiorno ormai e Michele decise che era ora di tornare a casa. Per quanto fosse piacevole stare in quel luogo, quando se ne andava aveva sempre una strana sensazione di mancanza, come se una parte di lui fosse rimasto lì. Per questo dopo che passava la sua oretta con sua madre, a Michele piaceva passare del tempo con gli amici di sempre o con Sofia, per rallegrarsi un po.
Allora decise di chiamare Sofia, pensó che magari potevano andare a fare pranzo fuori.
Dopo quattro squilli scattó la suoneria telefonica. Strano, pensó Michele non è da Sofia non rispondere al telefono, va bhe magari stava studiando.
Non ci pensó e tornó in città, adesso si trovava in piazza duomo, passare dal verde della periferia al grigio della città era sempre strano.
Chiamó nuovamente la fidanzata
-Ciao, sono la segretaria telefonica di Sofia Viscardi, lascia un messaggio dopo il BIP- e un suono fastidioso partì dal telefono
Biiiiiip.
Ancora più strano, pensó di nuovo Michele.
Allora lui chiamó, chiamó e richiamó, sempre solo segretaria.
Sempre più strano, iniziò a preoccuparmi, sono preoccupato, sono molto preoccupato, i pensieri di Michele viaggiavano nel peggio.
Era ormai in un vero stato d'ansia, ma menomale che esiste 'Trova il mio IPhone', l'unica applicazione intelligente di quelle pre-installate nei telefoni Apple.
Michele mise il codice iCloud del telefono di Sofia in 'Trova il mio iPhone' e quando l'applicazione rilasció la localizzazione del telefono di Sofia, Michele fece una faccia terrorizzata.
-Piccola mia, cosa diamine ci fai allo Sciabà?' Disse per poi correre e prendere il primo autobus diretto in quella zona, tremolante dall'ansia.






EHY EHY TODAY È LUNEDÌ QUINDI NUOVO CAPITOLO💙
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