13.

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Dal capitolo precedente..
"Io la amo." Quelle parole per me sono come una pugnalata nel petto. Forse sarebbe stato meglio non saperlo.
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Dopo non so quanto riesco finalmente a rispondergli.
"Bene, allora possiamo chiudere qui questa conversazione." Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta.
Questa volta non è la sua presa a fermarmi ma le sue parole.
"Anche tu sei fidanzata, non vedo quale sia il problema. Molti hanno degli amanti." Il suo ragionamento non ha un senso.
"Come puoi tradire la persona che ami? Di solito la gente lo fa perché non ama davvero." Questo ragazzo e la coerenza non vanno molto d'accordo.
"Lo so, ma io non sono quella gente.
Io la tradirò non perché non la amo, ma solo perché ho voglia di te." Ma come può dire queste cose? Mi sta dicendo in faccia che vuole solo usarmi, che coraggio. Peccato che io non glielo lascerò fare.
"Tu sei uno stronzo. Pensi davvero che mi piegherò ai tuoi voleri? Beh ti consiglio di eliminare queste idee che ti sei fatto di me. Non mi lascerò usare."
"Non eliminerò niente. Lo sappiamo tutti e due che non riusciresti a resistermi." Si è avvicinato pericolosamente e mi sta accarezzando un braccio.
"Se vuoi rimaniamo amici. Non ci tengo ad essere la tua amante." Dico togliendo il braccio da sotto il suo tocco.
"Se il problema è Stefano fidati che non si accorgerà di nulla. Tu continuerai ad amarlo e.." Non gli lascio finire la frase.
"Oh non è lui il problema. Qui il problema è che io ho dei sentimenti. Dopo tutto quello che ho passato non voglio che qualcuno me li strappi via, tanto meno tu."
Apro la porta e prima di uscire mi volto verso di lui.
"E comunque, per la cronaca, io non ho mai detto di amare ancora Stefano." Con questo sbatto forte la porta, incazzata più che mai.
Mi fiondo in camera mia e mi chiudo dentro.
[...]

Ormai è da un po che sono coricata sul mio letto e sto osservando il soffitto. Le lacrime continuano a percorrere lentamente il mio viso fino a cadere sul cuscino. Non riesco a smettere di pensare alle sue parole.

Paulo Dybala

Esco dalla mia stanza con l'intenzione di uscire un po. Mi fermo però davanti alla sua porta. Vorrei aprirla e dirle ciò che penso veramente, ma non posso. Appoggio l'orecchio sulla porta sperando di sentire qualcosa. Niente, solo silenzio. La tentazione di entrare e stringerla tra le mie braccia per farle scomparire il senso di solitudine è forte.
Sicuramente non vuole vedermi dopo quello che le ho detto e fa bene. Insomma, me lo merito.

Le sue parole continuano a ronzarmi nella testa. Davvero non ama più Stefano? Se è così, potrebbe fare l'attrice.
Sto camminando da un po e non ho intenzione di fermarmi.
Arrivo in un parco. Solo adesso mi rendo conto di quanta strada ho fatto.
Questo è il parco dove qualche giorno fa ho trovato Alice congelata su una panchina.
Sono uscito per non pensarla e invece succede tutto il contrario.
È meglio se torno a casa.
"Paulo." Sento una voce conosciuta chiamarmi. Un accento spagnolo.
"Chi è che pronuncia il mio nome invano?" Dico in tono ironico voltandomi, sapendo già chi mi sarei ritrovato davanti. Questo periodo non è uno dei migliori per noi. Dopo quel litigio siamo tornati amici, ma non come prima. Devo essere sincero, mi manca, ma non posso farglielo notare.
"Cosa è successo?" Mi chiede incrociando le braccia al petto.
"Di cosa parli?"
"Non fare il finto tonto. Parlo di Alice. Mi spieghi che cazzo le hai fatto?" Mi risponde con un tono incazzato.
"Non sono cazzi tuoi." Gli rispondo tranquillamente.
Se gli sguardi potessero uccidere, io sarei già nella tomba.
Non credo sia arrivato a questo soltanto per la questione con Alice. C'è altro sotto, lo conosco fin troppo bene.
"Alvaro, cosa c'è?" Gli domando e come previsto il suo sguardo cambia da incazzato a sorpreso.
"Niente." Mi risponde dopo una pausa di silenzio. Il suo tono è freddo, mentre i suoi occhi mostrano dolore. Dietro quel niente c'è ben altro. È vero che non abbiamo più il rapporto di prima ma devo saperlo.
"Ci vediamo a casa." Fa per andarsene ma io lo blocco. Crede davvero di potermi liquidare con un semplice 'niente'? Si sbaglia.
Si volta verso di me. Guardo nei suoi occhi e provo una strana sensazione, come se il mio cuore avesse assorbito un po del suo dolore . Lui ha fatto soffrire me, ma sicuramente non come io ho fatto con lui. Forse lui è stato più male di me e non me ne sono neanche accorto.
"Cosa significa niente? E non sparare cazzate per favore."
"Non posso parlarne con te." La sua risposta è fredda come un pezzo di ghiaccio e si sta facendo spazio nel mio corpo.
"Non puoi o non vuoi?"
"Come ho detto, non posso." Risponde liberandosi dalla mia presa e avviandosi verso l'uscita del parco.
"Alvaro, aspetta." Dico raggiungendolo e piazzandomi davanti a lui.
"Perché? Perché non puoi?" Non so perché sto insistendo tanto, o forse si. Forse ci tengo ancora a lui. Anzi senza il forse.
"Paulo." Appena pronuncia il mio nome con quel tono mi vengono i brividi. "Tu sei l'ultima persona con cui dovrei parlarne."
"Non capisco perché mi parli così. Non eri tu il primo a dire di voler tornare amici?"
Scuote la testa. "Questo non c'entra niente."
Basta. Sono stanco di ascoltarlo ancora.
"Se stai facendo questo per farmi del male, ti do una notizia, ci sei riuscito. Complimenti." Detto ciò me ne vado. Sono incazzato e ferito e non ho voglia di continuare a stare lì con lui.
Sento che si sta avvicinando, così aumento il passo.
"Paulo, cazzo, fermati." Mi prende per un braccio e mi fa voltare con forza.
"Lasciami stare." Gli ordino, ma senza ottenere risultato.
Sento la sua presa sul mio polso aumentare e il dolore che incomincia a farsi sentire.
Il suo sguardo mi mette terrore. L'ho visto solo una volta così. Non può averlo fatto di nuovo.
"Alvaro, che ti prende?" La mia rabbia è scomparsa e ha lasciato spazio alla paura e al terrore che tutto ciò che è successo tempo fa possa ripetersi.
"Niente." Mi risponde ancora con quella parola. Adesso però è diverso, non voglio sapere cosa c'è dietro. Non voglio ma devo.
"Li hai incontrati di nuovo vero?" La mia voce è tremolante.
Dalle mie labbra esce un gemito di dolore appena aumenta di nuovo la presa. Se continua così potrebbe anche rompermi le ossa.
"Alvaro, rispondimi." Cerco di essere il più sicuro possibile, ma chiunque capirebbe che non lo sono per niente.
"No." Mi risponde distogliendo lo sguardo. Segno che sta mentendo.
"Sì invece. Per questo sei così." Riporta lo sguardo su di me. "Ti conosco troppo bene, non puoi fottermi."
"E se anche fosse, a te cosa importerebbe?" Vorrei andarmene, scappare via da lui, almeno per ora, ma non lo faccio. Non riesco a muovermi e non è solo per la sua presa che mi tiene legato vicino a lui, ma anche per una strana sensazione dentro di me che mi costringe a rimanere. Perché infondo, io non voglio andarmene.
"Mi importa perché ci tengo ancora a te." I suoi occhi cambiano per un momento. In quell'attimo mi rendo conto che sono io la causa di tutto, ma posso rimediare. Io sono l'unico che in questo momento può aiutarlo. Lui ha bisogno di me.
Il dolore al polso non è scomparso, ma non ci faccio molto caso. Adesso mi importa solo che lui stia bene.
"Quante volte ci sei andato?" Domando cautamente.
"Solo oggi." Di nuovo gli occhi al cielo.
"Alvaro." Lo guardo in attesa della verità.
"Tre." Sospira.
"Alvaro io ho paura di te." Riporta velocemente lo sguardo su di me. "L'ultima volta stava per finire molto male e tu lo sai."
Rimane in silenzio.
"Tu ci tieni ancora a me?"
Annuisce e allenta la presa.
"Sai che se assumi quelle sostanze poi non controlli le tue azioni. E sai anche che il tuo corpo non si fermerebbe neanche davanti a me. Non voglio andare oltre." Una lacrima cade sul suo viso e gli riga la guancia.
Porta il suo sguardo sulla sua mano e libera la presa dal mio polso, senza però lasciarlo. Con più delicatezza lo accarezza con le sue dita.
"Ti ho fatto male?" Domanda alzando lo sguardo su di me.
"Un po." Ammetto.
"Mi dispiace." Dice riportando lo sguardo in basso.
Non dico nulla, mi limito ad abbracciarlo. Mi stringe a sé come se avesse paura che qualcuno potesse portarmi via.
Mi è mancato il mio hermano.

Angolo autrice
Hola a todos!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Ieri è stata la giornata della premiazione.
Juve-Samp è finita con un bel poker a nostro favore. Non potevamo concludere in modo migliore l'anno del quinto scudetto.
Sono contentissima!
Un bacio😘









Green eyes.|| Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora