18.

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«Alvaro, hai barato!» Mi lamento con lo spagnolo seduto accanto a me.
Appena finito di parlare con Stefano sono andata in salotto e ho raggiunto gli altri sul divano, mentre lui è rimasto in cucina a parlare con Paulo. All'inizio mi era sembrato strano, poi mi sono ricordata che sono migliori amici ed è normale che discutano su qualcosa quindi non gli ho dato molto peso.
«No, la verità è che sono troppo bravo.» Si indica con un'aria così modesta che giuro vorrei tirargli il joystick sulla testa.
Gli faccio la linguaccia e torno a concentrarmi sul premere i giusti pulsanti per batterlo, ovviamente con scarsi risultati.
«E Alvaro Morata vince ancora!» Salta dal divano esultando come se fosse in campo, correndo intorno al divano.
«Due sconfitte su due partite... io ci rinuncio!» Esclamo esasperata buttando la testa all'indietro.
«Dai, la prossima volta ti faccio vincere.»
«La prossima volta sarai tu il perdente.» Ribatto, anche se sono sicura che perderò io. Come risposta Alvaro se la ride e va a prendersi una coca per festeggiare la sua vittoria.
«Se vuoi ti aiuto a batterlo.» Mi giro verso l'argentino che ha appena parlato.
«No, posso fare da sola.» Dico cercando di non sembrare fredda.
«Ehi, si può sapere cos'hai? Prima mi eviti e ora sembra che tu non voglia proprio parlarmi.» Si avvicina sussurrandomi all'orecchio per non farsi sentire dagli altri. «È per ieri sera?» Faccio finta di non averlo sentito e cambio discorso.
«E la tua ragazza dov'è? Era qui prima.» Mi guarda leggermente divertito.
«È uscita poco fa per andare a casa sua a prendere le ultime cose che aveva lasciato.»
«Ah perché, dopo tutto quello che si è portata, ha ancora altre cose?»
«Considerato che si trasferisce completamente, non credo che le cose siano poche.» Dice con quel sorrisetto che non ha intenzione di cacciare dalla sua faccia.
«Potresti smetterla di sorridere?! Non capisco cosa ci trovi di divertente.» Esclamo ad alta voce attirando l'attenzione di tutti. «E ora, se vuoi scusarmi, vado di sopra.» Aggiungo alzandomi di scatto e arrivando velocemente alle scale. Dal piano di sopra riesco a sentire i ragazzi che lo inondano di domande sul mio comportamento.
Entro nella mia camera chiudendo la porta dietro di me. Mi butto sul letto a pancia in giù, affondando la testa nel cuscino, e mi ritrovo immersa nel silenzio, riesco a sentire solamente il battito del mio cuore e le mille domande che mi sorgono nella testa.
I miei pensieri vengono interrotti da alcuni veloci passi provenienti dal corridoio, e poco dopo sento la porta della mia stanza aprirsi lentamente e chiudersi di scatto, non dandomi neanche il tempo di vedere chi fosse entrato.
Mi alzo subito dal letto e mi ritrovo Paulo davanti.
«Non si usa bussare dalle tue parti?» Urlo alterata dal suo comportamento.
«No.» Risponde in modo secco e con un solo movimento si trova seduto accanto a me, forse un po' troppo vicino.
Non ho il coraggio di muovermi, lui mi fa questo effetto e io non posso che lasciarlo fare.
Porta di nuovo le sue labbra vicino al mio orecchio provocandomi brividi ovunque
«Te l'ho già detto che mi piace quando fai la gelosa?» Il suo respiro è caldo e io non ho la forza di voltarmi verso di lui. Sento due dita che prendono il mio mento e spostano delicatamente il mio viso. I miei occhi incatenati ai suoi. I nostri nasi che si sfiorano. I nostri respiri collegati. Le mie mani tremano come se fosse la prima volta. Lui sembra percepirlo, così intreccia le sue mani con le mie. Il tempo sembra essersi fermato. Il mio respiro è corto e i miei occhi lo stanno supplicando.
«Sto impazzendo. Baciami.» Ho bisogno che lo faccia, ho bisogno di lui, adesso.
«Tu mi fai impazzire.» Dice anche lui con fiato corto sorprendendomi.
Le nostre labbra si sfiorano, unendosi sempre di più.
Poi sento bussare velocemente e la porta si apre all'improvviso.

Green eyes.|| Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora