14.

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Avverto un dolore forte alla testa.
Le sue parole non vogliono lasciare la mia mente, continuano a girare senza fermarsi e ora si aggiunge anche il mal di testa. Fantastico.
Porto una mano sulla fronte, ma appena la tocco sento che scotta. Mi mancava solo la febbre..

Sento qualcosa, o meglio qualcuno, colpire con tre colpi la porta.
Dalla mia voce esce un "Entra pure" poco comprensibile.
La porta si apre rivelando un Álvaro Morata preoccupato e felice allo stesso tempo.
"Come ti senti?" Mi chiede sedendosi sul letto accanto a me.
"Ho appena scoperto di avere la febbre.." Rispondo semplicemente.
"Lo sai solo adesso? Credevo che Paulo te lo avesse detto." Mi dice sorpreso.
"Come ti ho detto prima si è preoccupato di parlarmi solo della nostra situazione." Rispondo con un tono irritato.
"Dovresti riposare." Dice lasciandomi un bacio sulla fronte e alzandosi.
"Dove credi di andare?" Inarco un sopraciglio. "Tu non uscirai di qui prima di avermi spiegato il motivo di questa felicità." Concludo con uno dei miei sorrisi più veri. Perché infondo se lui è felice, lo sono anche io.
"Beh" Porta una mano nei capelli sedendosi di nuovo accanto a me. "Dopo che mi hai raccontato cosa ti aveva detto sono uscito di casa con l'intenzione di chiedergli spiegazioni, e magari dargli un pugno. Solo che appena me lo sono ritrovato davanti ho capito che il pugno volevo darglielo anche per ben altro." Fa una pausa esitante come se ci avesse ripensato.
"Prima di trovarlo però ho fatto un salto in un locale e.. ho fatto uso di qualche sostanza. Non è stata la prima volta ed ero consapevole di quello che avrei potuto fare, ma ho continuato."
"Álvaro.." Non riesco a trovare le parole, sono triste e scioccata da ciò che ha fatto.
"Non c'è bisogno che tu dica niente. Ho sbagliato lo so, ma la rabbia che avevo nei suoi confronti mi ha completamente sopraffatto." Abbassa lo sguardo. "Comunque siamo tornati amici come prima, o almeno ci riproviamo." Punta lo sguardo su di me con un sorriso che gli va da un orecchio ad un altro.
Lui ora sta bene ed è felice, e questo mi basta. Non importa cosa abbia fatto, l'importante è che non ci riprovi.
"Ma è una notizia fantastica, Álva!" Mi butto fra le sue braccia e lo stringo forte. Si stacca un po da me e mi guarda negli occhi.
"So benissimo che ho fatto una cazzata ma ora sto bene." Dice con un tono rassicurante.
In risposta circondo di nuovo il suo collo con le braccia lasciandogli un bacio su una guancia.
[...]

Álvaro è uscito poco fa e a farmi compagnia al suo posto è subentrato mio cugino.
Ho deciso di non dirgli niente riguardo Paulo, preferisco evitare di creare casini all'interno della squadra. Daniele non è poco protettivo nei miei confronti, se sapesse che mi ha ferita anche solo con le parole, lo farebbe finire in ospedale.

È sera e ormai fuori è tutto buio, a parte la leggera luce che manda la luna e le luci delle case di Torino.
Ho appena finito di mangiare un panino e Daniele è sceso in cucina per prendermi le fragole, non so perché ma ne ho voglia.
Sono seduta su una poltrona vicino la finestra e sto osservando la città di Torino illuminata. È davvero spettacolare.
La porta si apre ma non ci faccio molto caso poiché sono quasi completamente assorta dal paesaggio.
L'odore delle fragole miste con la panna mi fa voltare, ma non appena vedo chi mi si presenta davanti rimango pietrificata.
"Ehi.. stai bene?" Mi chiede avvicinandosi. Io annuisco mentre lui prende posto sulla poltrona accanto alla mia.
"Sai per caso dov'è Stefano?" Cambio discorso usando un tono freddo.
"Al piano di sotto con gli altri." Mi risponde ricambiando il tono e serrando la mascella. Sembra quasi irritato dalla mia domanda ma cerco di non dare peso a questa cosa.
"Puoi dirgli di venire qui da me? Ho bisogno di lui." Dico più gentilmente.
"No." Risponde secco.
"Come scusa?" Alzo la voce, irritata dal suo comportamento.
"Hai sentito bene, ho detto no. Non meriti uno che ti fa soffrire." Si alza di scatto dalla poltrona e si avvicina a me.
"Perché tu sei meglio no⁉" Urlo in preda alla rabbia serrando i pugni.
Questo ragazzo ha la capacità di farmi irritare in meno di cinque secondi.
Poggia delicatamente le mani sulle mie nocche accarezzandole.
"Calmati ora." Sussurra.
Ma ha anche la capacità di farmi calmare in meno di un secondo.
Faccio un respiro profondo.
"Devi sapere una cosa." Dice cautamente.
Lo incito a continuare con un cenno del capo.
"In questi due giorni, mentre tu dormivi, Stefano si è incontrato con una tizia. Ci ha chiesto di non dirti niente perché te ne avrebbe parlato lui, ma a quanto pare ha intenzione di evitarti." Il mio cuore ha iniziato a battere più velocemente.
"Come amici, vero?" Gli chiedo. Ho bisogno di ricevere una risposta affermativa, non può averlo fatto davvero. Le mie speranze crollano appena Paulo scuote la testa.
"Li ho visti baciarsi, Alice. E non era tanto casto quel bacio."
A quanto pare l'ha fatto.
Cado di peso sulla poltrona e metto le mani sul viso.
"Perché?" Questa è l'unica cosa che riesco a dire in questo momento mentre lui si abbassa e mi accarezza la schiena.



Green eyes.|| Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora