17.

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La musica mi rimbomba nelle orecchie a causa del volume troppo alto. Mi aiuta a non pensare e a non sentire i rumori che mi circondano. Da quando Antonella è entrata in questa casa non ho più un attimo di silenzio. Ho provato a leggere ma i rumori che provenivano dalle scale e poi dal corridoio me lo hanno impedito. Lo stesso rumore si è ripetuto per non so quante volte, poi si è spostato nella camera accanto alla mia. Un continuo sbattere di ante dell'armadio e cassetti. Mi era venuto in mente di andare lì e ucciderla, ma poi la soluzione mi si è presentata sul comodino. Le cuffie sono state la mia illuminazione.
Muovendomi sul letto, tiro per sbaglio una cuffia staccandola dall'orecchio. Combinazione perfetta, sento una porta aprirsi e in seguito tante voci riempire la casa.
Mi fiondo fuori dalla stanza e raggiungo i ragazzi al piano di sotto, quasi lanciandomi dalle scale. Appena metto piede in salotto noto con mio "grande piacere" che Antonella è già lì.
Ho due situazioni da risolvere. Dato che Paulo è impegnato, con lui parlerò più tardi.
Giro lo sguardo in tempo per vedere Stefano dirigersi in cucina. Sono giorni che mi evita e sinceramente sono stufa di questa situazione, se non vuole iniziare lui lo farò io, stavolta non può scappare.
Vado nella sua stessa direzione e per fortuna nessuno mi ferma, così riesco a raggiungerlo prima che sparisca.
Sta seduto su uno sgabello con i gomiti sul tavolo e il cellulare tra le mani, intento a girare su instagram.
«Guarda chi si rivede!» Esclamo piazzandomi esattamente dietro di lui. Dal balzo che ha fatto sulla sedia deduco non si aspettasse di avere qualcuno alle spalle, tantomeno la sottoscritta.
Solo dopo alcuni secondi si decide a girarsi.
«Ehi. Volevo giusto parlarti.» Dice guardandomi imbarazzato.
«Per quanto ancora hai intenzione di evitarmi? Non capisco cosa ti prende. Sei scomparso anche quando sono stata male e avevo bisogno di te più che mai, e invece tu non c'eri.» Uso un tono deluso mentre incrocio le braccia al petto.
«Non ti sto evitando. Sono solo.. sono io il problema.» Mi risponde non sapendo che parole usare.
«No qui il problema sono io. Non sono abbastanza per te e non ci hai pensato due volte a farti una ragazza mentre io ero a letto quasi in coma. Te ne sei fottuto di me, e non solo come fidanzata, ma anche come amica.»
«Come..» Prova a dire qualcosa ma non lo lascio fare. Adesso parlo io.
«No, lasciami finire. Posso capire che il tuo amore per me non sia più quello di prima, perché anche per me è lo stesso. Tanto vale dirlo ormai, anche se si era capito. Ma avresti anche potuto evitare di non parlarmi per tutto questo tempo. Avresti dovuto mostrare le palle dicendomi la verità, perché anche se fa male sono venuta a sapere tutto lo stesso. Mi ha ferita il tuo comportamento, ma comunque anche tu meriti di sapere la verità.» Faccio un respiro profondo per prendere tempo.
«Il mio amore nei tuoi confronti era cambiato già qualche tempo fa, o forse non c'è mai realmente stato. Ci siamo traditi a vicenda, perché sì, anche io l'ho fatto. Con chi non è importante...» Provo a continuare ma lui mi ferma.
«Paulo.» Dice sorprendendomi.
«Come.. come lo sai?»
«Lo so e basta. Non ci vuole un genio per capirlo.» Notando che mi sono zittita continua. «Ho sbagliato a non parlartene prima. Avevo paura di affrontarti, non volevo vedere la tua reazione, non volevo vederti stare male per me. Nonostante avessi capito che c'è un certo rapporto con Paulo non credevo mi avessi tradito. Ma date le circostanze non ho motivo di essere arrabbiato o altro, quindi, sempre se tu vuoi, potremmo rimanere amici.. non sarebbe bello rovinare il rapporto che abbiamo, non credi?» Mi guarda con i suoi occhi marroni aspettando una risposta, possibilmente affermativa, e non vedo perché non dovrei dargliela. Abbiamo sbagliato entrambi e adesso siamo disposti a perdonarci a vicenda.
«Sarei onorata di poter essere tua amica.» Dico  cercando di rimanere seria, senza risultati.
«Vieni qui.» Dice allargando le braccia.
Senza pensarci un attimo mi butto senza delicatezza su di lui e per poco non cadiamo dalla sedia.
«Peggio di un ippopotamo.» Si lamenta, scoppiando a ridere subito dopo.
«Ah ah molto divertente.» Dico fingendomi offesa dalle sue parole.
In quel momento entra Paulo. Appena lo vedo mi stacco da Stefano e lo saluto con un "a dopo". Non ho voglia di parlare con lui adesso. Ho appena finito di parlare con il mio, ormai, ex, non mi va di iniziare un'altra discussione. E poi non mi sembra neanche il momento adatto.
Gli passo accanto prima di varcare la porta e sento il suo sguardo premermi sulla pelle, sensazione che svanisce appena scompaio dalla sua visuale e raggiungo gli altri ragazzi nel salone.

Green eyes.|| Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora