2 mesi dopo...
(Prosieguo del flashback di Ashley Stevens)
Mi ritrovo nuovamente, al mio bar preferito.
Sono passati circa due mesi. In questo lungo arco di tempo non é cambiato nulla. Io sono qui e Logan, come al solito, è di fronte.Questa mattina decido di non leggere.
Tyler, il cameriere, mi porta il solito cappuccino. Lo accosta al mio tovagliolo, spingendolo sulla superficie del tavolo.
"Grazie" affermo.
"Prego Ashley" risponde sicuro Ty.Prendo la tazza infilando l'indice nel manico. La alzo delicatamente e la porto alle labbra. Ne bevo un sorso. La schiuma mi rimane sulla bocca: ha un sapore amarognolo. I miei occhi tendono a strizzarsi in un'espressione amara, quanto la bevanda.
"Vuoi dello zucchero?."
Spalanco gli occhi nel tentativo di scorgere chi ha parlato. Scosto la tazza dal viso.
"Ashley Stevens!" afferma fingendosi sorpreso.
"Logan!" controbatto.
Non posso crederci! Mi ha riconosciuta! Dopo due mesi...era ora!
Attonita e felice continuo :"Da quanto tempo!".
"E gia', sono passati anni..."risponde lui.
Prende una sedia e la avvicina al tavolo chiedendo :"posso?".
"Certo!" rispondo."Allora, come va?".
"Bene. E a te?".
"Bene".
Si risvolta le maniche della camicia sul maglione e, con aria curiosa, continua :"Che mi racconti?".
"Sono alla Columbia".
"Che studi?"
"Letteratura."
Il suo volto assume un'espressione colpita. "E tuo padre come l'ha presa?" domanda.
Sono meravigliata: ricorda che mio padre non voleva che frequentassi questa facoltà.
"Ovviamente, voleva che gestissi la sua società per azioni, ma poi ha acconsentito, anche se tuttora non condivide la mia scelta" spiego.
"Capisco".
Ora sono in imbarazzo. Mi sbottono il cappotto di proposito. Facendo fuoriuscire la collana in un blando movimento per fagliela notare.
La indossi ancora?" chiede.
Mi blocco per un secondo. Trovo la forza di scandire con voce sottile, ma sincera un "Si".
"Ti ricordi quando, presi una conchiglia abitata da un paguro e te la misi sul naso?".
"Certo che lo ricordo! Mi hai spaventata a morte!" esclamo.
"Non esagerare! Era solo un granchietto!"esclama ridendo.
"Si, ma io odio i granchi!".
Ci guardiamo negli occhi scoppiando entrambi in una risata.
Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Un pomeriggio c'era mare alto e un'onda mi travolse, così tu ti tuffasti e mi portasti a riva. Avevi solo 12 anni. Grazie, ho apprezzato il gesto" aggiungo.
Dato che siamo in tema...perché non approfondire."Lo avrei rifatto altre mille volte se fosse stato necessario" ribatte.
Ed io provo sollievo nel sentire quelle parole."Non preoccuparti, non verrò più travolta da un'onda" asserisco con voce convinta.
Ty porta al tavolo il caffè macchiato di Logan.
Il discorso si ferma per qualche secondo. Beviamo nello stesso momento, e quell'azione crea una sorta di intesa fra di noi. Cerchiamo di scorgerci fra le tazze. Ci guardiamo negli occhi per caso. Sorridiamo. Logan ripone la tazza nel piattino. Inarcando nuovamente le labbra. Ricambio, anche se imbarazzata.
"Perché sorridi?" gli chiedo.
"Perché sorridi tu" controbatte.
Portando il fazzoletto alle labbra accenna allegria.
Cerco di cambiare argomento senza dare nell'occhio:
"Invece tu che studi?"."Economia" afferma con tono ironico.
"Dimmi la verità !"esclamo arricciando le sopracciglia e distendendo le labbra.
"Vabbene, studio ingegneria."
"Bello".
Bello?! Come mai ho detto ciò ? L'ossigeno non mi arriva alla testa evidentemente....
"frequento la NYU" prosegue.
"La NYU ? Dicono che i corsi lì siano molto specifici e ben approfonditi" pronuncio allungando il collo verso di lui in cerca di conferma.
"Non proprio. Le voci sono state forse un pò gonfiate." smentisce lasciando cadere lo sguardo sul cucchiaino sporco di caffè nel piattino.
Ed ecco un altro vuoto.
Credevo di avere tante cose da dirgli, credevo che il tempo non sarebbe bastato, e invece, eccoci qui, ad un punto morto.Logan porta i gomiti sul tavolo. Volgiamo entrambi lo guardo verso il pavimento, riempendo i polmoni al limite.
In un attimo la mia mente si svuota. Non so cosa frulli nella sua testa, ma di certo nella mia non frulla assolutamente niente. Quel niente è strano, mi lascia a bocca asciutta.
È come se avessi il bicchiere lì, a portata di mano, ma non potessi prenderlo. È frustrante. Frustrante e strano.Lascio che le parole si dissolvano: non posso fare nulla per impedirlo.
Un cellulare squilla: è il suo.
"Scusami un secondo".
"Non preoccuparti" affermo disinvolta.
"No, non sono a casa. Si, arrivo. A dopo." riaggancia con aria turbolenta. Chissà qual è il suo problema...
"Ashley, allora ci vediamo in giro?"
"Contaci" rispondo.
Si prepara per lasciare il bar. Ripone la mancia sul tavolo, si alza e comincia a camminare.
"Aspetta!" esclamo con tono di voce alto.
"Si, dimmi" risponde.
Prendo un fazzoletto e una penna dalla borsa e inizio a scrivere.
"Il mio numero" gli dico tendendogli il braccio.
"Oh, grazie"afferma ritornando al tavolo.
"Prego"gli dico. Non volevo perderlo di vista.
"Allora ci si rivede?" ripeto.
"Ovvio" risponde lui.
"A presto".
"A presto" conferma.
La porta si chiude. Accenno un sorriso guardandomi le mani incrociate sul tavolo. Quella piccola felicità svanisce in breve tempo.
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Like a drop: l'acqua che erode le rocce.
Bí ẩn / Giật gân"E noi eravamo come un fiore di loto. Eravamo bagnati dalla stessa acqua stagnante, condividevamo gli stessi petali, sorretti da grandi foglie verdi intrise di speranza. Il nostro era il simbolismo della tranquillità e dell'equilibrio sull'acqua. Er...