Capitolo 3: l'ospedale

63 10 3
                                    

Aprii gli occhi, (questa volta realmente) e mi ritrovai in una stanza vuota...opaca...spenta..
Era tutto confuso non capivo quasi niente; le vertebre cervicali erano come calcificate, non mi riuscivo a voltare ogni piccolo tentativo di girare il capo pareva una pugnalata nel ventre, respiravo a fatica, il mio ansimare era evidente, molto evidente, il cuore mi esplodeva nel petto, i miei tentativi erano vani, così mi limitai a fissare il soffitto; era buio... "sarà notte" pensai, ed era effettivamente così, allora chiusi gli occhi ed immaginai un cielo stellato, non ne avevo visti molti in vita mia,  la cittadina di  Ferdinaldsway:  era molto nuvolosa , soprattutto la sera...c'era molta nebbia...o forse sono solo i miei ricordi offuscati, ma non li gradivo particolarmente, i cieli stellati, tutte quelle stelline mi ricordano tante dita pallide puntate contro di me pronte ad accusarmi di qualcosa che non ho commesso, di qualcosa che non sono.. così cominciai a sentirle ridere, risate raccapriccianti, di scherno, (...) riaprì gli occhi, questa volta era giorno, ma solo il periodo della giornata era cambiato : ero ancora in quella inquietante stanza a me sconosciuta; le pareti si facevano sempre più vicine e io non mi potevo muovere, non potevo fare nulla, non potevo gestire il mio destino, cosí cominciai a urlare sempre piú forte, con voce sempre più acuta,  finché non dovetti fermarmi per aver esaurito il fiato e cominciai a tossire, una tosse stizzosa.
Sapevo che qualcosa non andava.
E sapevo che qual qualcosa era dentro a me...
La porta si spalanco bruscamente ed entrò mio padre, Mattews, seguito da un infermiera che si lamentava: "Lo sapevo, non è un posto per lei! Dovrebbe essere al manicomio!!" già, molto simpatica, e non di co dove starebbe bene lei (😒) .
Comunque papà si chinò accanto a me ed accarezzandomi il volto mi domandó : "Tutto bene tesoro?"
Ed io gli domandai a mia volta :  "dove...d-dove mi t-rovo?"
"Non ti preoccupare amore, siamo all'ospedale!" Mi rassicurò (se può rassicurare una persona avere la consapevolezza di essere all'ospedale.... comunque)
Rimasi un secondo a fissare il soffitto e poi dissi: "Come faccio a voltarmi?"
Gli scappo un sorrisetto e gli scese una lacrima; arrivò mia madre allarmata e mio padre la calmò,  non capì nulla di ciò che si dissero, sen non il "GRAZIE AL CIELO!" di mia madre che concluse il discorso. Mi si avvicino e mi chiese: "cucciola tutto bene?"
Io annuì e lei mi guardò a lungo negli occhi e mi abbracciò, a noi si unì mio padre e tutti insieme ci stringemmo in un vortice di lacrime e pianti ma allo stesso tempo di un affetto tale da commuovere anche quell'escremento rinsecchito dell'infermiera.

☆Cadendo Nel Vuoto☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora