Quella mattina ero particolarmente felice.
Ci sarebbe stata la verifica di filosia ma ero tranquilla perché io e K.T. ci eravamo trovate per studiare, e lei è un'asso in quella materia.
Era parecchio nuvoloso, o almeno cosí me lo ricordo, é passatto molto tempo da allora e potrei aver associato il tempo al mio stato d'animo, in quanto non fu proprio il massimo come me l'ero immaginata. E quel giorno fu la prima volta che capii il senso di quella che poi sarebbe diventata una delle mie regole fondamentali: mai farsi false speranze, se speri finirai inesorabilmente a far irrompere la malaugurata debolezza dello star male per qualcuno. E ció é causato dalla dipendenza per qualcuno, perché si sa che le droghe piú potenti si tengono per mano. E quando qualcuno di speciale irrompe bruscamente nella monotonia del banale, é inevitabile che la frenesia abbia la meglio.
E io quella mattina ero frenetica più che mai.
Avevo bisogno di un abbraccio più che mai.
I miei genitori erano infuriati con me per qualcuno di quei motivi ricorrenti che si ostinano a creare quando in realtà non ve ne sono altri, e che quando ci sono forzano sulla leva del "ma tu non fai mai niente. non SEI niente. non SERVI a niente. non vai bene a scuola, non fai sport, non hai risultati, non aiuti in casa, non ti impegni, non cucini, non lavi, non metti in ordine. A che serve una come te?"
E ti senti misera. E lo sei. Misera. Piccola. Inutile. Incompresa. Sola.
No non sola, io avevo Lei.
Che però non si presentò.
Né quel giorno. Né quelli a venire.
E io cominciavo a deprimeri e rannicchiarmi per occupare spazio in quello che era il mio cuore ormai vuoto e logoro.
Ma non persi la speranza. Falsa e vana.
E trascorsi ogni giorno di scuola senza di lei. Quel sorriso che giorno dopo giorno si trasformava sempre più in un.. niente. come me.
Vedevo le lacrime persistere combattendo contro la retina e contro la mia forza di volontà del non voler crollare quando ero a pezzi, ed erano le lacrime sole a tenere insieme le mie crepe.-SPAZIO AUTORE:
HO VOGLIA DI PIZZA-Lei non venne. Non venne più.
E sai che c'è che mi dà fastidio?
Che non mi ricordo nemmeno qual è l'ultima cosa che mi ha detto.
Già.
Perché diamo le persone per scontate.
Non pensiamo mai al poterle perdere.
Al fatto che tutti prima o poi lasciamo questo mondo inesorabilmente e per sempre.
E non badiamo al fatto che ogni secondo, ogni minuto, ogni decimo qualcuno viene strappato via dalle gelide mani della morte, senza scrupoli.
Vogliosa di aggiungere anime alla sua già più che vasta collezione.
Secondo me Lei era speciale anche per la Morte.
Sennò non l'avrebbe presa così presto.
Le urla della malattia logoravano i suoi interni mentre un sorriso all'apparenza copriva il segno della sua sofferenza.
Sapere che qualcosa ti sta consumando deve essere inimmaginabile e terrificante.
Ma credo che essere divorati dal dolore sia una cosa che vada a livelli ben più alti.
E io ero lì, seduta sul banco arrabbiata con lei perché mi aveva dato buca mentre lei assaporava quella che sarebbe stata la sua ultima boccata d'aria, ascoltava quello che sarebbe stato il suo ultimo battito. L'ultimo fatto insieme.
E potrà sembrarvi strano, ma sapete che c'è?
Non sentii niente. ma proprio niente. Il mio sole spariva e io continuavo a brillare da luna di luce non mia.
ora la mia domanda è: la luce era la sua, i suoi ultimi raggi, o era mia, qualcosa di mio?
Ora che ci penso credo di ricordare le sue ultime parole, bhe, o almeno erano queste che ripeteva la sua voce nella mia testa prima che mi svegliassi
-sei tu il sole Leo. Il Sole Sei.. TU.
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☆Cadendo Nel Vuoto☆
FanfictionQuesta è la storia di Anne.... una giovane ragazza la cui vita viene segnata dal giorno della tragica morte della sua migliore amica Katerine McGerald. Ann entra in coma qualche mese dopo la morte dell'amica e, durante il trauma, capisce che, poich...