Cinque

28 2 0
                                    

I miei piedi strisciano contro l'asfalto.
Il rumore è fastidioso e i calzini si stanno bagnando a causa della mia poca bravura ad evitare le pozzanghere.
Non sono particolarmente felice oggi, come sempre del resto, ma oggi sono anche stanca.
Dopo la scenata di ieri sera Sammy non si è più fatto vedere.
Nate mi ha accompagnato a casa e se ne tornato nel suo appartamento, non troppo distante.
Gli ho lasciato dei messaggi che lui ha prontamente ignorato, così ho smesso di curarmene, come faccio sempre del resto.
Le cose dopo un po' non m'importano più.

Le mie condizione sono pietose questa mattina.
I capelli sono legati in due sottili trecce nere che escono dal cappuccio della felpa del medesimo colore; i jeans strappati permettono all'aria mattutina di procurarmi brividi ovunque.
Sono struccata ma rimedierò al lavoro, anche perché il trucco sarebbe andato a puttane a causa dell'umidità dei mezzi pubblici che sono costretta a prendere, per andare al lavoro, per colpa di quel biondo ossigenato di Wilkinson.
Il pub non è tanto distante da casa mia, ma a piedi è lunga e pericolosa come strada quindi mi limito a prendere l'autobus pieno di gente che si fa la doccia con la saliva del proprio cane e lo fa una volta al mese.
Il tempo passa troppo lento e l'odore di alcool e sudore ha preso possesso delle mie narici.

Scendo alla mia fermata e respiro, finalmente, aria pulita.
Mi dirigo verso il pub e quando entro è quasi del tutto vuoto.
Ci sono solo Kevin che parla con Miranda, una commessa alta e bionda, mentre gioca distrattamente con i nastri della felpa che gli ricadevano sul petto.
Due uomini Sulla cinquantina che stanno sistemando delle luci che da tempo non funzionavano.
Poi poco più in la sono sorpresa nel vedere una chioma bionda ossigenata piegata in avanti per raccogliere qualcosa che probabilmente era caduto poco prima.
È venuto al lavoro.

I suoi movimenti sono tutti distratti e goffi.
Sposta i bicchieri dal lavandino al banco, il quale viene pulito, con uno straccio, in modo nervoso.
Si posa le mani tra i capelli e sulla fronte sudaticcia mentre si passa la lingua tra le labbra secche rendendole più lucide, cosa che lui non sembra essere.
Non so cosa abbia fatto ieri con la bionda, Sasha, ma sicuramente ha bevuto.

-Hey Maddy finalmente!-

Nel esatto momento in cui Miranda pronuncia il mio nome gli occhi di Sammy scattano in alto verso la mia figura e s'incastrano nei miei.
I miei sono chiari. I suoi scuri.
È un miscuglio così bello il nostro; fatto di gesti semplici e complicati, amari e dolci, impulsivi e pensati.
Tutto intorno a me si fa silenzioso mentre lo guardo e sono quasi sicura che anche per lui sia così.
Chi ci guarda da fuori pensa che siamo pazzi, ma in fondo chi non lo è?
La pazzia è qualcosa di talmente astratto e contorto che, noi gente 'comune', non possiamo fare altro che scegliere che tipo di pazzi vogliamo essere.
Il mio mondo di pazzia e il suo in qualche modo si scontrano, creando un casino, un tornado di problemi, ansie e angosce che ci  risucchia insieme.
Si scontra in qualcosa di magnifico, come i nostri occhi, chiari e scuri.
I capelli, scuri e chiari.
I nostri corpi, alti e bassi.
Siamo come il bianco e nero, che hanno tanto in comune che li distingue degli altri, come il fatto di essere non-colori, ma che allo stesso tempo, sono considerati uno l'opposto del altro.
Noi siamo così.
E ci distruggeremo, prima o poi.
Lui intanto sta già iniziando a sgretolarmi, ignorandomi completamente.
Ed è lì che capisco che, infondo, nella mia vita, lui è più importante di quanto credessi.
Non sopporterei la mancanza di quel ciuffo troppo biondo, o di quel profumo troppo intenso, di quel carattere troppo duro e di quel sorriso troppo bello.

-Va a cambiarti Meds! Tra un attimo apriamo.-

Mi risveglio e corro verso il camerino.
Non ci impiego tanto a prepararmi perché poco m'importa.
Slego i capelli che, più mossi del solito, mi ricadono come una scura cascata, sulle spalle forse troppo minute.
Passo del mascara sulle ciglia già lunghe e del rossetto carne sulle labbra parecchio gradi.
E con la solita divisa troppo stretta anche per uno scricciolo di neanche 17 anni come me, esco dal camerino pronta a lavorare.

One shot Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora