SUSAN
"Mamma dove hai messo la mia trousse?"
"Non l'ho toccata, guarda in camera tua!"
Certo. Perché finora guardavo nella casa sull'albero.
"Ok mamma grazie." Sbuffo e ricomincio a fare l'inventario delle cose da portare via. Sono giorni che impilo vestiti, inscatolo libri, cd e altri oggetti che dovranno rendere più confortevole il mio nuovo alloggio.
Sono due giorni che pianifico la partenza, compilando liste su liste di cose da lasciare, da portare, da farmi spedire, facendo impazzire i miei genitori. Un po' sono dispiaciuta, ma l'eccitazione per questa nuova avventura sovrasta ogni remora.Sto per guadagnare un'autonomia che qui mi sognavo solamente e sono piuttosto fiduciosa. Una coinquilina a dividere l'alloggio, nuoci compagni, la possibilità di fare grandi cose e inseguire i miei sogni.
Ancora non riesco a credere che sto per andarmene da qui. Mi fermo a riprendere fiato e ripassare mentalmente cosa manca ancora all'appello, quando mi cade l'occhio sul collage di foto che crea una cornice attorno al grande specchio in camera mia.
Sospiro. Qui sopra sono fissati alcuni dei miei momenti più divertenti degli ultimi anni: foto di gite scolastiche, amiche in momenti più o meno imbarazzanti, foto di me e i miei compagni travestiti per una festa di Halloween, foto di serate più o meno alcoliche al pub.
Dietro a queste, si scorge appena una foto piccola e sgranata, in cui tra tante persone al bancone di un bar, si intravede un ragazzo con un ciuffo biondo, lungo, che di fatto gli copre metà faccia.Michael. Mi sento ancora un po' patetica, ripensando alla mia cotta, ma quel ragazzo ha popolato i miei sogni per mesi e con vergogna mi rendo conto che non sono ancora pronta a separarmi completamente da quella che è stata la mia vita finora.
Stacco velocemente tutte le foto dallo specchio e le ammucchio in una pila disordinata, avendo cura di tenere la sua in mezzo, non in fondo, ma nemmeno sopra le altre e poi le butto nello scatolone dei libri.
Dopo altre due ore di preparativi, lancio uno sguardo d'addio alla mia camera, chiudo tutto e porto i miei bagagli di sotto, giusto in tempo per sorbirmi mia madre che piange (ma stiamo scherzando?) e mio padre che silenziosamente si occupa di caricare tutto in macchina.Mi avvicino a mamma, per farmi abbracciare e confortarla.
"Dai mamma mica sto andando in guerra!" Cosa sbagliatissima da dire, ma questo lo capisco solo quando quella che voleva essere solo una battuta provoca un nuovo pianto a dirotto. So che lei è più sentimentale di mio padre, ma non immaginavo una scena come questa solo perché sto partendo per l'università."Tesoro chiama quando arrivi e mi raccomando fammi sapere se qualcosa non va con l'alloggio ok?" ripete per la quarta volta.
Dato che da dov'è non può vedermi, roteo gli occhi prima di risponderle con la mia voce più zuccherina "Certo mamma che ti chiamo! Le foto dell'appartamento le hai viste, lo sai che rispetto allo standard mi sono trovata un ottimo alloggio, non ti preoccupare, ok?"
Mi sciolgo dall'ennesimo abbraccio soffocante di mamma e uscendo abbraccio mio padre, che ricambia un po' impacciato. Non è mai stato un tipo affettuoso quindi questo abbraccio è uno slancio di affetto che non mi aspettavo. Forse nemmeno lui, a giudicare da quanto è rigido.
Poi con aria solenne mi guarda e dice, tutto d'un fiato: " Suzy guida piano e stai attenta ok? Se hai bisogno noi siamo qua."
Ecco, questo è quanto.
Adoro mio padre, sempre molto pratico e di poche parole. Ci assomigliamo, credo, almeno a livello di carattere, perché i capelli sono decisamente uguali a quelli di mia madre, piuttosto ricci e crespi.Dopo aver salutato di nuovo i miei, sbracciandomi come se stessi partendo per una crociera, butto la borsetta sul sedile del passeggero e salgo in macchina. Lascio l'autoradio al minimo finchè sono a portata d'orecchio dei miei, poi dopo aver girato l'angolo della via tiro giù i finestrini e alzo il volume a palla.
Oggi è il primo giorno della mia nuova vita da adulta. Un nuovo inizio, una nuova possibilità per essere, o diventare, quello che voglio. Per sperimentare, lasciarmi andare e decidere che direzione far prendere alla mia vita.
E succeda quel che succeda, non si torna indietro.
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Occhi color Cioccolato 1 (IN REVISIONE)
RomanceSusan ha diciannove anni, è cresciuta in una piccola cittadina di provincia e ha finalmente l'occasione di spiccare il volo. Il trasferimento in un'altra città per frequentare l'università rappresenta infatti un modo per allontanarsi dalla famiglia...