Capitolo 17 Susan

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Sono le cinque di lunedì pomeriggio e non ho notizie di Michael da un giorno e mezzo. Ieri sera covavo la segreta speranza che magari volesse tornare a trovarmi, dato che Davide e Stella erano fuori, ma non ho avuto visitatori notturni.

Ho sentito la mia coinquilina è tornata non troppo tardi e da sola, quindi mi sono rigirata nel letto fino alle due di notte poi finalmente mi sono addormentata. 

La giornata per fortuna è volata. Lisa mi ha accolto in biblioteca e mi ha presentato agli altri ragazzi, con cui per fortuna ho legato subito e poi ho iniziato a lavorare. Per il momento mi hanno fatto iniziare a catalogare i volumi per argomento in previsione di una digitalizzazione anche di quelli più vecchi, così lavoro nella parte di archivio della biblioteca.

Ho appena finito e sono entusiasta, è il mio lavoro ideale, dato che vivrei in mezzo ai libri. Sto chiudendo la porta dell'archivio, quando sento la notifica di un messaggio. E' Stella "Ti aspetto tra quaranta minuti all'Exotic. Ricordi? dobbiamo festeggiare! Vestiti a dovere!!" a seguire faccine minacciose.. Uffa pensavo di andare a fare un aperitivo veloce a Lounge ma evidentemente la mia coinquilina è troppo su di giri per questo. 

Mi avvio a casa pensando a cosa mettermi per andare nel locale, quando incrocio un gruppo di ragazzi su una panchina che ridacchiano e parlano un pò troppo forte per i miei gusti. Cerco di accelerare il passo, perché quando certi ragazzi sono in gruppo, beh, mi fanno paura.

"Ehi tu, vorresti farci compagnia?" Era troppo sperare di passare inosservata?

Fingo di non aver capito che si riferiscono  a me, continuando a camminare,  ma non hanno intenzione di mollare il colpo. Decisamente si stanno annoiando. 

"Ehi ricciola dico a te! Vieni qui con noi!" "Come sei rigida, non vuoi scioglierti un pò?" io continuo a camminare, ma ad un certo punto una mano mi prende il braccio "Su non fare la sostenuta, vieni che ti diverti!"

"Ma non vedi quanto è rigida? E' insipida! Dai Jack lascia perdere, non hai visto quella rossa laggiù? Io punterei su quella!"

Mi volto al suono di quella voce, non tanto perché sembra che finalmente a questo Jack che mi ha preso il braccio stia passando la voglia di rompermi la scatole, infatti si è girato verso la rossa e mi sta lasciando andare, quanto per il fatto che so a chi appartiene la voce.

Michael. Lo guardo con un misto di sollievo e fastidio. Mi ha in un certo senso salvato dalle attenzioni non richieste, ma dopotutto mi ha dato dell'insipida. Lo sento rincarare la dose: "Con quella camicia fuori moda e le scarpe da suora dove vuoi che vada questa qui?"

Ok ora sono furente, ma Jack ha definitivamente perso interesse, quindi invece di rispondere a tono mi incammino più velocemente verso il mio dormitorio, in tempo per sentire i ragazzi che ridono alla battuta di Michael. Qualcuno aggiunge "Beh se non le sai individuare tu quelle che meritano, Magic Mike!"

Arrivata al nostro appartamento scalcio via le scarpe non appena entro in camera e appoggio le mani alla scrivania. Sono veramente arrabbiata, prendo gli appunti della tesina e li sbatto per terra assieme ai libri urlando "Ma vaffanculo! Magic Mike, ma per favore!" apro l'armadio e scelgo i jeans attillati, il top super scollato che mi ha convinto a prendere Stella e con la trousse mi fiondo in bagno.

Non sono molto esperta di trucco, ne uso molto poco, ma quando l'occasione lo richiedere riesco a fare uno smokey quasi perfetto. E questa sera voglio essere tutto tranne che insipida. Oltretutto il locale è spettacolare, frequentato da gente sempre elegante quindi ci sta.

Decido di fare uno smokey usando il blu così i miei occhi risalteranno e riprendo anche il colore dei jeans, poi aggiungo un pendente dorato che in contrasto con al pelle olivastra sta sempre molto bene e prendo in prestito da Stella un paio di sandali neri da tacco alto. Ok sono pronta, stasera si festeggia e chissà magari conoscerò l'uomo della mia vita. O almeno qualcuno con cui dimenticare Michael. Devo smettere di rimuginare su di lui.

Mentre apro la porta dell'appartamento l'oggetto del mio malumore sta rientrando a casa. Rimane inebetito a fissarmi, come se avessi cambiato pelle lì davanti a lui. Beh decisamente questo aiuta la mia autostima, ma sono ancora arrabbiata per come mi ha apostrofata poco fa per sentirmi lusingata. "Meno male che sono insipida" commento "perché dalle tua espressione sembra tu abbia visto qualcosa che vuoi mangiare."

"Dove stai andando vestita così?"

"A festeggiare! Ora vado che sono in ritardo!"

Mi prende per un braccio, ma è un vizio? "Dove cazzo stai andando?" ringhia.

"All'Exotic, ma a te cosa interessa scusa?" lo fisso storta "non sarai mica geloso no? tanto era solo una cosa di una notte e via."

MI lascia il braccio e per qualche secondo non mi dice nulla poi un laconico "Vengo con te." 

"Ma figurati! Non mi calcoli per due giorni e poi mi vedi uscire conciata così e improvvisamente senti il bisogno di stare con me?"

A quel punto tira fuori il cellulare e mi fa vedere il messaggio di Davide in cui gli dice che sta andando all'Exotic con Stella e gli chiede se vuoi andare a bere qualcosa con loro.

Ottimo. Provo ad addolcirlo. "Guarda sono in ritardo, se vieni anche tu farò ancora più tardi, ci vedremo là."

" Dammi dieci minuti poi andiamo assieme. In taxi" aggiunge, prevenendo la mia obiezione.

"Allora vieni dentro?" mi chiede.

"No ti aspetto qui" rispondo.

"Se lo facessi mi lasceresti qui e andresti senza di me. Vieni dentro. Non ti mangio." Ha ragione, non resterei ad aspettarlo davanti alla porta.

Rassegnata lo seguo dentro l'appartamento cercando di non guardarlo, mentre lui consapevole della mia presenza si toglie la maglietta mentre è ancora in soggiorno. Nella testa mi ripeto Non guardare, non guardare..

Dieci minuti dopo riemerge dal bagno, coi capelli bagnati, un paio di jeans neri sgualciti ad arte e una camicia verde, della stessa tonalità dei suoi occhi. E' ancora scalzo e mi viene voglia di saltargli addosso, ma mi mordo il labbro, sta giocando al mio stesso gioco. Lo osservo mentre si infila le scarpe e poi mi guarda.

"Andiamo? Ho già chiamato il taxi, dovrebbe essere qui tra poco" dice.

"Certo" gli dico. Esco per prima e mentre lui chiude la porta sono già giù per le scale.

Vuole giocare? Ok, giochiamo.

Occhi color Cioccolato 1 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora