1. Derek vuole parlarti.

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-South Los Angeles. 23 Maggio 2015.

Avevo sempre vissuto in paesi poco sicuri ma quella volta mia madre aveva esagerato. Ci eravamo appena trasferite nel South Los Angeles, o meglio, uno dei posti più pericolosi da me conosciuti e frequentati. Non ero mai stata il tipo di ragazza che tende a farsi gli affari degli altri, ero sempre sulle mie, non davo fastidio a nessuno e tanto meno cercavo rogne. Il mio migliore amico, Jason, si era trasferito nel South due mesi prima di me, le difficoltà economiche erano alcune delle cose che ci rendevano simili. Io e Jason sembravamo fratelli, stessi occhi, stesso visto e stesso colore di capelli. Non avevo mai vissuto in una vera casa in un vero quartiere, ma di certo non me ne lamentavo. Mi trovavo bene con Jason nella nostra ricchezza astratta e noi, stavamo bene così.
Il south LA era spesso nominato in molti telegiornali ed io sentivo solo cose sgradevoli su quel posto ma, quando i soldi scarseggiano e vieni sfrattata di casa, anche un ponte va bene. Io e mia madre, Theresa, vagabondeggiavamo  da catapecchia a catapecchia, sempre in luoghi non tanto sicuri e macchiati dalla criminalitá. Nei miei 17 lunghissimi anni di vita peró avevo imparato una cosa: come comportarmi. Avevo imparato che, per non morire dovevo essere cauta e sapere i posti che potevo e non potevo frequentare e se per 17 anni avevo vissuto con solo diverse risse il South non sarebbe stato un problema.

-Becky, cristo alzati! Siamo in ritardo e sai che se prendiamo la scorciatoia ci rimettiamo i soldi del pranzo cazzo- Jason continuava ad urlare in modo isterico. Lui non aveva la solita voce roca e doppia che i ragazzi di 19 anni dovrebbero avere, la sua voce seppur maschile, era acuta come quella di una bambina di 5 anni e alle 7:00 del mattino era l'ultima cosa che avrei voluto sentire.

-Jason, se ti alzi dalle mie gambe magari riesco anche a scendere- dissi, ormai stufa delle sue lamentele e continue grida.
Jason si fece scappare un "oh" e poi si alzó dal letto accomodandosi su una delle due poltrone non messe tanto bene della mia camera. Mi alzai lentamente strofinandomi gli occhi.

-buongiorno anche a te raggio di sole- dissi poi sfottendo il mio amico. Raggiunsi il bagno e feci il necessario per non puzzare poi, mi vestii e presi la borsa.

-non ci credo che stiamo finalmente uscendo- disse Jason mentre attraversavamo la porta di casa, gli diedi un piccolo schiaffo sul braccio e sorrisi. Mia madre quel lunedi aveva il turno di mattina e quindi non la vidi. Raggiungemmo la scuola in 10 minuti e subito entrammo in classe. La nostre classe era la solita: i bei ragazzi, gli sfigati e le stronze. Io ero stronza, ma tenevo alla mia dignità quindi non facevo parte di nessun gruppo. Io e Jason eravamo gia un gruppo, sin da piccoli. Ci eravamo conosciuti durante il primo anno delle elementari quando un ragazzo gli tiró un pugno sul naso ed io decisi di fargliela pagare tagliandogli i capelli. Come detto all'inizio non cercavo rogne, mi sentivo solo una protettrice, non mi piacevano i presuntuosi; non li avevo mai tollerati.

-Signorina Montano, noto che la lezione le interessa, potrebbe dirmi l'ultimo argomento da me spiegato?- una delle prof piu stronze dell'istituto stava appunto facendo la stronza con me.

-mi dispiace miss. Hudson, non ho la più pallida idea di cosa lei stia dicendo- dissi guardandola dritta negli occhi. Non prendetemi per una maleducata, avevo anche aggiunto il "miss".

-benissimo, si accomodi pure fuori dalla classe e fossi in lei deciderei di abbandonare l'ambito scolastico- disse lei poi con un ghigno sul viso.

-ma come Miss. Hudson, ed io che vengo qui solo per lei- dissi poi facendo ridere la classe e uscendo finalmente dall'aula.
Ancora ridendo svoltai l'angolo e sbattei contro qualcosa, o meglio qualcuno visto che potei sentire i suoi pettorali.

-guarda dove metti i piedi stupido- dissi rialzandomi dal pavimento e pulendomi il sedere.

-bambina, fossi in te assumerei un linguaggio meno volgare. Ci siamo intesi?- disse un voce roca ma sexy allo stesso tempo. Alzai gli occhi per vedere chi mi trovavo davanti e quasi mi caddero le braccia quando scoprii a chi avevo dato dello stupido.

-mmi dispiace Derek, non capiterá più.- dissi quasi sull'orlo di un pianto isterico. Essere impaurita era il minimo, Derek fece un sorriso poi, dopo avermi dato una spallata, se ne andó. Ripresi a respirare quando il ragazzo svoltó l'angolo e non potè piu vedermi. Tirai fuori il telefono e scrissi a Jason "ho appena rischiato di morire, vieni in caffetteria appena puoi". Notai le spunte diventare blu e capii che aveva letto, quindi decisi di dirigermi direttamente verso il luogo indicato nel messaggio.
Poco dopo un Jason affiatato si presentó alle porte della caffetteria ed urló -cos'è appena successo?- quasi sull'orlo di una crisi isterica. Io ancora non mi ero ripresa dallo scontro, era stato breve ma fottutamente intenso. Se Derek avesse avuto la luna storta quella mattina probabilmente ora non avrei più un braccio.
Raccontai a Jason dell'accaduto e lui ebbe la mia stessa reazione.

-ha qualcosa in mente, non puó solo averti rimproverato- disse Jason facendomi crescere l'ansia.

-magari oggi era felice per qualcosa e quindi ha deciso di non provocare danni. Non mettermi ansia razza di idiota- dissi schiaffeggiando il mio amico per la seconda volta nell'arco di 2 ore.

-Sei Becky Montano?- un ragazzo alto e moro era appena spuntato alle spalle di Jason ed io impallidii, poi annuii.

- Derek vuole parlarti-

Ero fottuta.

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Dopo tantissimo tempo sono tornata con una nuova storia. Mi scuso per aver lasciato il sequel in sospeso ma non avevo idee. Spero che la storia vi piaccia e vi assicuro che non sarà scontata o monotona. Parola di scout(?). Detto ció vi saluto, al prossimo capitolo👋🏻

MOLLY. //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora