8. Confusione e sentimenti

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Ero confusa.
Rimasi immobile per circa 20 minuti chiedendomi il motivo di quel bacio, il motivo di quell'avvicinamento improvviso.
Io e Derek eravamo stati più uniti nell'ultimo periodo ma non avevo mai pensato di piacergli e tantomeno sapevo qualcosa sui miei sentimenti i quali a quel punto erano contrastanti.
Dopo il bacio avevo dovuto raggiungere la mia lezione seguente e non avevo avuto il tempo di chiedere spiegazioni. Solo un piccolo sorriso era spuntato sul viso di Derek che negli ultimi tempi era stato più cupo ed imbronciato.
Vedendolo sorridere, sorrisi anche io poi mi girai e a passo svelto raggiunsi la mia classe.
-Signorina Montano, ha deciso di graziarci finalmente con la sua presenza.- disse quell'arpia di donna seduta dietro alla cattedra.
-Non potrei mai perdermi un'altra delle sue fantastiche lezioni, miss. Hudson- dissi da finta ruffiana, mamma diceva che mi riusciva bene.
Mi sedetti al mio posto e presi gli appunti necessari per poi uscire dalla classe una volta terminata l'ora.
Ad aspettarmi appoggiato allo stipite della porta c'era il ragazzo più ambito della scuola: Cameron Dallas.
Evidentemente spettava a lui scortarmi per quell'ora.
Ci dirigemmo silenziosamente verso la mensa e tra gli sguardi ammaliati di decine di ragazze raggiungemmo gli altri.
Inizialmente ero ansiosa di rivedere Derek ma poi la paura di un confronto ebbe la meglio su di me e dopo aver preso il mio cibo mi diressi a passo svelto verso il giardino sotto agli sguardi interrogativi dei ragazzi.
Subito Cameron fu costretto a seguirmi e quando si sedette accanto a me sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.
-Ti sto per caso sulle palle?- domandai ormai stanca del suo comportamento, eravamo costretti a dover stare insieme, un minimo di dialogo non avrebbe fatto male a nessuno.
-No, solo non ti voglio nel gruppo e non capisco tutta questa ossessione di Derek nei tuoi confronti- disse lui con tono pacato, ottimo autocontrollo.
-bhe non è colpa mia, prenditela con quella stronza di miss..-
-non mi interessa sapere di chi è la colpa. Il fatto che io sia obbligato a stare con te non mi obbliga anche ad ascoltarti o a parlarti.- detto ciò si stese sul prato mentre io finivo il mio pranzo arrabbiata ed imbarazzata.
La giornata finalmente finì e tornai a casa molto velocemente per non incontrare Derek, il quale non avevo visto all'uscita.
Entrai in casa e chiusi la porta, mi sedetti per terra e tirai un sospiro di sollievo.
-stanca?- una voce maschile a me troppo familiare proveniva dal divano in salotto e dopo lo spavento sbuffai e alzai gli occhi al cielo per poi chiuderli.
-noto che sei felice di vedermi- aprii gli occhi e me lo ritrovai difronte.
-non potevi mica evitarmi per sempre eh- aveva ragione, avrei dovuto affrontarlo subito.
-bene, hai ragione. Spiegami il perchè del bacio, leviamoci questo dente- dissi alzandomi dal divano e raggiungendo il divano in salotto.
-decisa, mi piaci.- disse ridendo per poi continuare -ero preso dal momento- disse facendo spallucce.
-che cazzo di motivo è?- mi alzai infuriata, a quel punto mi sentivo presa in giro. Chi bacia qualcuno solo per il gusto di farlo?
-e fammi finire stupida! Mi piaci, ero veramente arrabbiato per il tuo comportamento ma la gelosia che ho provato quando ti sei avvicinata a lui mi ha fatto capire quello che provo. Mi piaci tanto Becky- disse lui guardandomi negli occhi.
Ed io cosa provavo? Mi piaceva? Ero attratta? Attratta fisicamente o emotivamente?
-io non so cosa provo- dissi guardandomi le mani che non smettevano di muoversi.
-non hai il controllo di ciò che provi? Com'è possibile?- disse lui spazientito.
-non arrabbiarti- dissi mettendo le mie mani sulle sue braccia -dammi solo del tempo per pensare, per favore-
Mi guardó male, prese la sua felpa ed uscì sbattendo la porta.
FANTASTICO.
Preparai un toast alla nutella ed andai in camera mia, presi il mio cellulare e mi sdraiai.
"Da: Jason.
Posso venire da te? Mi manchi"
Non potevo certo dirgli di no, non ci parlavamo da tanto tempo e nonostante volessi restare da sola non volevo far arrabbiare anche lui.
Gli dissi di raggiungermi e di entrare con la sua copia della chiave di casa mia, non che me servisse realmente una, la porta era facilmente apribile con un minimo di pressione.
Mi addormentai e quando sentii qualcuno ridere capii che Jason era arrivato.
-vedo che anche dopo tanti anni, sbavi ancora- disse cercando di non ridere.
-non giudicarmi, sono triste- dissi mentre mi strofinavo gli occhi, Jason mi abbracciò.
-dai, raccontami-
Dopo aver raccontato a Jason ogni cosa nei minimi dettagli da quando non ci eravamo sentiti mi aveva liberata e fatta sentire mille volte meglio.
-quel tipo è stupido- ridemmo entrambi a quel commento, forse aveva ragione.
Jason aveva poi dovuto tornare a casa e fui felice di vedere mia madre entrare dalla porta con due buste della spesa piene.
Cenammo e chiacchierammo del più e del meno, mi era mancata anche lei.
In quegli ultimi tempi mi ero chiusa in me stessa confidandomi con lei sempre meno e potevo notare che anche lei era stata sempre più occupata. Il suo viso solare era diventato stanco e i suoi occhi erano circondati da occhiaie nere le quali segnavano il fatto che lavorasse troppo e dormisse poco. Lei lavorava per noi mentre io creavo solo casini senza mai portare neanche un centesimo a casa e la cosa mi demoralizzava. Ero una delusione.
Avevo avuto troppi pensieri per la testa e troppo poco tempo per un confronto con l'unica persona che mi avrebbe sempre capita ed aiutata. La stavo trascurando ed io amavo troppo mia madre per permettere che ció accadesse.
Ancora con mille pensieri in mente mi feci una bella doccia, finalmente calda e mi coricai a letto.
Dovevo riflettere.

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