I passi sprofondavano nel fango, inzuppando scarpe e caviglie. Nel mezzo della foresta, i cinque ragazzi corsero senza una meta finché Elidana indicò una collina circondata da un costone montuoso. Aran annuì, i pugni serrati. «Dobbiamo allontanarci il più possibile» disse al gruppo. Risalirono quel tratto tra gli affanni. Marmorel si bloccò con un'imprecazione. Un ramo sfuggente le aveva afferrato la manica di seta. Fez tornò indietro per aiutarla. Tirò con forza e la stoffa si liberò con uno strappo. Ma almeno il braccio non era ferito.
Cora rallentò, stanco e spossato, gli mancava il fiato e trascinava le gambe come se stesse camminando con delle zavorre ai piedi. Voleva orientarsi in qualche modo per capire la direzione da prendere. Si fermò, appoggiò le mani alle ginocchia e la schiena rispose con una fitta. «Maledizione...» mormorò. Le spalle bruciavano come se gli avessero affondato dei tizzoni ardenti, una sensazione che si era portato dietro dagli attimi dopo l'incidente, e che andava peggiorando.
«Dove stiamo andando?» strillò Marmorel, arrancando tra gli alberi. Ciocche dei rossi capelli si mossero scombinate.
«Non lo so!» fece rapido Aran. «Vedo dei binari sul fondo della valle. Spero che seguendoli riusciremo ad arrivare a Clodia.» Tolse un ramoscello davanti a sé e fece passare Elidana.
«Ma...» borbottò Fez con il fiatone.
«Ehi! Non abbiamo altre alternative!» controbatté Aran.
«Possiamo spiegare tutto. È stato un malinteso!» esclamò Fez, appoggiando la mano su una roccia.
«Torniamo a casa. Non mi importa di questa storia» squittì Marmorel con voce tremante, continuava a guardarsi intorno e ogni fruscio del vento la faceva sobbalzare.
«Ti sembra che io sia uno stupido? Tutti vogliamo ritornare a casa, ma adesso mi interessa salvare la pelle, e intendo anche la vostra! Camminare nel bosco è la soluzione migliore, almeno fino a quando non saremo abbastanza lontani. Arriveremo a Clodia e parleremo con l'Ordine dei Cavalieri di Lamia.» Aran tacque subito dopo. Sembrava volesse dire altro, ma si limitò a scuotere la testa e a prendere un profondo respiro. «Andiamo» mormorò infine a Elidana.
Cora aspettò che gli altri passassero e chiuse la fila.
Elidana riusciva a tenere il passo di Aran e, subito dietro, Fez e Marmorel ricalcavano le loro orme sulla terra. Superarono un tronco orizzontale ricoperto di funghi e ripieno di vermi. Marmorel strisciò la gamba contro un grosso blocco di muschio e si lasciò sfuggire un verso disgustato. Fez, per una volta, non accorse ad aiutarla. Anzi, non lo si vedeva proprio da nessuna parte.
Si udì un rumore sordo, seguito da un gemito di dolore.
Fez era finito per rotolare fino a sbattere contro un albero. Gli altri si fermarono. Marmorel ritornò sui propri passi. Toccò di nuovo il muschio, ma parve non accorgersene. «Ehi! Stai bene?» gli domandò, mentre questi continuava a tastarsi il petto.
«Sì, sono solo inciampato in qualcosa di morbido» rispose Fez. La ragazza si bloccò, diventò bianca in volto e lanciò un grido che echeggiò nella foresta. Fez si affrettò a tapparle la bocca e seguì lo sguardo di lei fino al suo addome. «Sangue?» Una grossa macchia rossa gli imbrattava camicia e pantaloni.
Cora lo raggiunse di corsa. «Sei ferito?» chiese.
«No, ne sono sicuro» rispose lui con gli occhi spalancati. Non aveva alcun taglio, né sul volto né sul torace.
Aran e Cora osservarono il punto in cui era caduto. L'amico aveva affondato il piede nella carcassa fresca di un cervo sventrato.
Marmorel rabbrividì. Le si era bloccato il respiro in gola.
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Crystallum Sogni Perduti
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