Capitolo 9 - Seconda Parte

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Cora raggelò, si voltò a denti stretti. «Sono arrivati» disse.

Una sagoma uscì a passo lento da dietro un albero: lunghi capelli corvini scivolavano come due cascate sul petto. Elidana, Marmorel e Fez rimasero in silenzio, un'ombra di terrore a incupirli.

Anche Aran rimase pietrificato: non era un kharzaniano e di certo era meglio di una bestia affamata. Raddrizzò le spalle e disse: «Chi è che lo chiede?»

Fu allora che Cora lo riconobbe. Era l'uomo dei soccorsi dopo l'incidente. Cosa ci faceva lì? Li aveva seguiti?

«Ho bisogno di parlare con lui. Ho sentito Cora che lo chiamava per nome» disse Camiel in tono calmo, manteneva lo sguardo sul biondino. «So che è il figlio degli Allet, un ragazzo come voi. Ed è in viaggio da queste parti... una coincidenza piuttosto curiosa, non trovate?»

«Sei l'hozmano di stamattina. Ti ho visto, sai?» ringhiò Aran sprezzante. «E non intendo quando stavi aiutando i feriti: tu eri lì prima dell'incidente. Ti ho visto dal treno. Tu eri fuori dalle carrozze, maledizione! Con la spada in pugno!»

«Non lo nego, ma in parte hai torto. Il colpevole dell'incidente è il soldato kharzaniano che ho dovuto affrontare» disse Camiel in modo pacato. Marmorel emise un sibilo di paura. «Mantenete la calma, non sono qui per farvi del male..»

«Beh, sono io Aran Allet!» esclamò il ragazzo.

L'hozmano tirò un sospiro di sollievo e disse: «Puoi chiamarmi Camiel. Noi due abbiamo molto da discutere di fatti importanti che ti riguardano, anzi, che riguardano tutti voi.» Spostò lento la mano sulla spada. Cora trattenne il respiro. Ancor più lento, Camiel la infilzò nel tronco di un albero. La lama era macchiata di rosso, ma il nuovo arrivato allargò le mani e dimostrò di non avere altre armi addosso.

«Mentre decidi come continuare la conversazione...» Camiel alzò rapido lo sguardo su Fez, «ragazzo, togliti la camicia e dammela: l'odore del sangue è come il miele per i predatori che popolano la foresta. Non ero l'unico vostro inseguitore questo pomeriggio e ho dovuto confondere le vostre tracce.»

Fez spalancò gli occhi, si strappò la camicia di dosso e la lanciò all'hozmano, che l'arrotolò con un sorrisetto divertito e la mise sulla spalla. Ritornò su Aran e Cora. Loro continuavano a osservare la pregiata fattura della spada, somigliante nello stile snello ed elegante alla lama che il giovane Allet teneva sulla scrivania. Ma questa aveva qualcosa di differente: più complessa nelle grazie e ricca di dettagli, come se non fosse stata destinata a un guerriero di ventura.

Aran avanzò di un passo, l'espressione decisa e le spalle dritte. «Prima di parlare, voglio che tu risponda a una mia domanda.» Si avvicinò ancora, fino a trovarsi davanti a lui. «Sei tu l'hozmano che è stato a Lud?»

«Sì, sono io.»

Aran lo colpì, un pugno dritto sul naso. Un grido squarciò l'aria, Marmorel teneva le mani sulla bocca e gli occhi spalancati.

«Ma sei impazzito?» strillò Elidana.

Aran caricò un altro colpo e Cora si lanciò per fermarlo. Ma Camiel alzò una mano e gli fece cenno di restare fermo.

Aran si voltò verso le due ragazze e Fez, l'espressione colma d'ira. «L'incendio di Lud è colpa sua... i giornali parlavano di hozmani.» E tornò sullo straniero.

«Hai finito? Ti senti meglio?» domandò Camiel.

«Dipende da cosa dirai.»

Camiel prese posto su una roccia e coprì i presenti con lo sguardo. «Credo sia troppo chiedere fiducia incondizionata e lo capisco. Ma ho bisogno... veramente bisogno che ascoltiate cosa ho da dire.»

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora