Capitolo 12 - Prima Parte

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All'alba, Cora era già pronto a ripartire. Il cielo era nuvoloso e sembrava che la pioggia avrebbe fatto capolino breve.

«Dobbiamo fare una piccola deviazione,» esordì Camiel, «siamo vicini a un sentiero e ieri sera ho udito degli strani rumori da quella parte.»

Erano in cammino ormai da tre giorni. Avevano superato le montagne, lasciandole a nord e avevano imboccato la strada che costeggiava il fiume Darn, a pochi passi da Badur. Fortunatamente, la loro guida era stata abile a evitare quanto più possibile i percorsi esposti.

«Kharzaniani?» domandò Fez col terrore negli occhi.

Camiel strinse le labbra e annuì. «Erano i loro sistemi Cec,» disse, «ne sono sicuro. Penso che stiano battendo l'area ad ampie maglie e non ho intenzione di affrontarli con voi al seguito.»

Aran raddrizzò le spalle e si avviò verso il bosco. «Non dobbiamo rallentare.»

Cora rimase a fissarlo. Sembrava in forze, ma lui era sicuro che la notte prima non avesse chiuso occhio. Aran si era alzato dal suo giaciglio e aveva passato il tempo ad accarezzare la mano di Marmorel per tranquillizzarla. Un comportamento così diverso da quello che aveva tenuto a Edel, da quello che aveva sempre avuto nei suoi confronti. Che avesse cambiato idea?

Si misero in marcia senza aspettare oltre, Camiel a capo del gruppo. Elidana e Cora camminavano vicini, a metà della fila. «Il sole è ancora basso e sono già stanco» disse lui.

Lei fece un cenno verso Marmorel. «Si regge in piedi quasi per caso» disse. La giovane trascinava le gambe, aggrappata alla mano di Aran.

Oltrepassarono una grossa quercia piena di muschio e Fez si voltò verso gli altri, gli occhi spalancati. «Ci sono tre lupi morti, qui.»

«Abbiamo avuto una piccola discussione ieri notte, mi spiace per loro» spiegò Camiel. Marmorel soffocò un urlo e si rifugiò tra le braccia del giovane Allet.

Erano grossi, molto più minacciosi della bestia che avevano affrontato da soli qualche giorno prima: solo le zanne erano lunghe il doppio. Cora trattenne a malapena un tremito.

Il fitto della foresta non dava la possibilità di orientarsi in modo agevole, e la cappa di afa estiva, umida e appiccicosa, non permetteva nemmeno di godersi l'ombra di un riparo naturale. Camiel riprese ad avanzare, lo sguardo alto tra le fronde. «Da questa parte.»

Mentre la fila dei ragazzi si stava riformando, il boato di uno sparo squarciò il silenzio e stormi di uccelli si alzarono dai rami sopra le loro teste.

Cora si guardò attorno. Aran si bloccò e dalla sua spalla scese un rivolo di sangue che macchiò il resto della manica. Rimase senza fiato.

«Presto, nascondetevi!» ordinò Camiel. Indicò grosso tronco cavo. Si voltò verso la direzione da cui era arrivato il colpo.

Elidana e Fez tennero Aran in piedi e lo adagiarono a terra; era ancora cosciente. «È una ferita superficiale» fece Elidana.

Marmorel sussultò e lo tenne per la testa. Cora, invece, sporse il capo per osservare il guerriero hozmano e rimase ben attento a non batter ciglio per non perdere alcun particolare.

Camiel estrasse la spada in un unico movimento e si accostò all'albero che aveva di fronte. Socchiuse gli occhi per pochi istanti e partì rapido in direzione di un macigno lì vicino, prima di un'ampia radura.

Cora scavalcò i cadaveri dei lupi e camminò rannicchiato fino ad occupare il posto appena lasciato dal guerriero. Arrancò tra le fronde di un grosso arbusto e seguì con sguardo attento Camiel mentre si avvicinava all'uomo spalmato sulla roccia con il fucile imbracciato. La canna brillava di luce propria.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora