A mezzanotte in punto sono nel corridoio del quarto piano.
Ho trovato nuovamente le porte aperte e questo mi sembra strano: è come se qualcuno volesse rendermi tutto più facile.
In punta di piedi mi dirigo verso la porta dell'aula 3ªC, dalla quale provengono delle voci. Eccoli. Ci sono di nuovo.
La porta della classe è aperta.
Non so che fare.
- Ehi, tu sei una delle ragazze dell'altro giorno! Scusa per come ci siamo comportati la volta scorsa, ma è da anni che non viene nessuno qui-. Esclama il professore quando mi vede entrare.
- Come mai sei tornata? - Chiede.
- Perché devo capire una cosa -.
- Dimmi -.
Lo osservo per un paio di secondi. - Questa mattina sono venuta qui e l'aula era totalmente vuota. Non c'erano nemmeno i mobili -.
Il prof sospira. - Te l'ho detto, noi siamo spiriti. La luce del sole ci ferisce, veniamo solo al tramonto -.
- E dove state tutto il giorno?-.
Un mormorio si leva dagli studenti.
- Bella domanda. Non lo sappiamo nemmeno noi -.
- Che... Cosa? In che senso? -.
- Quando sorge il sole noi scompariamo e tutto diventa buio. E poi, tutto d'un tratto, siamo tutti qui. Di nuovo -.
Rimango in silenzio a riflettere.
- È come se... Come se sveniste. E voi non uscite mai dal quarto piano? -.
- Non ci riusciamo. Quando ci avviciniamo alla porta è come se ci fosse una barriera che ci respinge -.
- È come se... Come se ci fosse qualcosa che vi lega a questo posto... - Mormoro.
- Esattamente, ma non sappiamo cosa -.
- Voi... Ricordate i vostri nomi? -.
Silenzio.
- Perché t'interessa? -.
- Non sono un'esperta di queste cose, ma penso che potreste andarvene di qui se ricordaste i vostri nomi. O comunque la vostra identitá. A meno che non le sappiate già-.
- In effetti... Ora che ci penso... Non mi ricordo il mio nome... -. Dice un ragazzo.
- Già, nemmeno io! - Dice un altro.
- Non ci avevo mai pensato! - Esclama il prof.
Mi guarda coi suoi occhi spenti, nei quali si accende un disperato barlume di speranza.
- Tu... Saresti in grado di trovare la nostra identità? -.
- Ehm... Ecco... Io... -.
Non so proprio cosa rispondere.
Nell'ufficio del preside ci sono tutti i documenti degli studenti... Ma anche di quelli scomparsi??
- Io... Ci proverò, ma non vi garantisco nulla - Dico alla fine.
- Grazie. Grazie mille. Magari... Sapere chi siamo ci aiuterà a ricordare perché siamo qui -.
Dice il prof.
- E aiuterà me a capire meglio questa faccenda - Sussurro.
- Ad ogni modo, ora devo andare -.
Dico più forte.
- Ok. Torna con delle informazioni, ti prego -.
- Ci... Ci proverò -.
Saluto la classe, apro la porta ed esco.
E rimango impietrita.
Fuori dall'aula è scomparso tutto.
La scuola non c'è più.
Non c'è più la luce della strada.
Non si sentono più i rumori della città.
È tutto completamente buio.
La mia mano scatta verso la porta dell'aula e la riapro con foga.
Ma è scomparsa pure quella.
C'è solo buio.Perdo la testa.
Inizio ad urlare, senza sapere più che fare.
Cerco un muro, una parete, un qualcosa che possa condurmi all'uscita.
Ma c'è solo buio.
Odio il buio: mi fa sentire sola, debole, abbandonata.
- Aiuto! Aiuto, qualcuno mi aiuti! -.
La mia voce, resa stridula dal terrore, si perde nelle tenebre.
All'improvviso si accende una luce in lontananza.
- C'è qualcuno? - Chiedo. Silenzio.
Mi metto a correre verso la luce.
È così calda, rassicurante...
Man mano che mi avvicino la paura svanisce, così come il senso di oppressione... Anche se dentro di me so che non dovrei fidarmi.
Scivolo.
Sento il sangue caldo che mi cola dal ginocchio.
- Su cosa diamine sono scivolata...? -.
Imprecando mi rialzo e finalmente raggiungo la luce, che è emanata da una lampada ad olio.
La prendo in mano.
Tutto diventa bianco, è accecante.
Chiudo gli occhi.
Mi sento mancare il pavimento sotto i piedi.
Sto cadendo.
Urlo.
Poi do un colpo e mi manca il respiro.
Faccio passare qualche secondo.
Apro gli occhi.
La prima cosa che vedo è un ampio soffitto di pietra, con sopra dei dipinti che raffigurano angeli che giocano.
Mi metto lentamente a sedere.
I muri del salone in cui mi trovo sono di ebano e la sala è illuminata da delle candele.
- Dove... Dove sono...? -.
- Benvenuta, Letizia - Dice una voce alle mie spalle.
Mi volto.
A parlare è stato un ragazzo che mi guarda sorridendo.
Mi alzo lentamente. - Chi sei? Dove sono? -.
- Il mio nome è Ben e questo è il mio salone -.
- Come... Come arrivata qui?-.
- Perché l'ho voluto io. Ti stavo aspettando -.
- Co... Cosa? Non capisco... -.
Lui mi accarezza una guancia. Balzo all'indietro.
Lo guardo.
È molto carino. Ha i capelli neri e gli occhi verdi magnetici. Il suo sorriso è meraviglioso. Ma... Ma non devo fidarmi. Lo sento.
- Che... Che cosa vuoi da me?-.
- Io? Niente. Voglio solo farti una proposta -.
- Una... Una proposta? Quale?-.
- Io farò in modo che tu prenda sempre il massimo dei voti. Ma in cambio voglio un favore -.
- Un... Un favore? E quale? -.
- Lo scoprirai -.
Non so cosa rispondere.
All'improvviso ricordo ciò che mi hanno detto i ragazzi della 3ªC A proposito di alcune persone per via delle quali sono bloccati al quarto piano.
- Ehm... Io... No, non... -.
Lui mi posa un dito sulle labbra.
- Sta' tranquilla. Me lo dirai quando vuoi -.
- Come mai prima è venuto tutto così buio? Cos'è successo? -
Lui si avvicina e mi sussurra all'orecchio di non preoccuparmi, poi mi dice di chiudere gli occhi.
Obbedisco.
E torna l'oscurità.
...
...
...
...
Mi sveglio quasi urlando.
Sono nel mio letto. Non a scuola.
Sono sudata: i capelli sono appiccicati alla fronte.
Possibile... Possibile che abbia sognato tutto?
Accendo la luce e noto di essere vestita. Mi alzo dal letto e vedo la ferita che mi sono fatta sul ginocchio.
Non ho sognato. Tutto ciò è successo realmente.
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Il quarto piano
Mystery / ThrillerLetizia, Margherita e Sara. Tre normalissime studentesse del liceo classico che adorano passare la ricreazione nell'unico posto della scuola in cui nessuno osa avventurarsi: il pianerottolo del quarto piano, sempre chiuso e off-limit per alunni e pr...