Passai tutta la sera in garage.
Mamma fortunamente si era addormentata alle 20:30 e non ci aveva fatto caso.
Poverina, lavora sempre, arriva sempre a fine giornata stanchissima e nonostante la stanchezza cerca sempre di starmi dietro e di non farmi mancare niente. L'ammiro tanto per la sua generositá, non dovrebbe avere una testa di cazzo come figlia.Due settimane andarono avanti così...
Tornavo da scuola e andavo in garage.
Ormai su quel pavimento sembrava che avessero commesso un delitto per quante macchie di sangue c'erano, però non mi preoccupavo di pulire, tanto mamma non andava mai e sapevo che non avrebbe mai guardato in quell 'angolino' al buio.A pranzo non mangiavo più, le dicevo sempre che andavo a mangiare alla pizzeria vicino scuola, ogni tanto le chiedevo i soldi per non farle sospettare nulla. Così il mio peso scese a 40 kg.
"Mamma vedi che in questo periodo devo studiare tantissimo pianoforte e batteria quindi passerò tutta la giornata giù in garage."
"Va bene amore. Non studiare troppo però, che poi non ti riconosco più. Ahah"
Mi diede un bacio sulla fronte e mi precipitai in garage.
Solita storia, ormai era una dipendenza, i tagli diventavano sempre di più, più profondi, più lunghi.
Jennifer non sapeva nulla, non avrebbe sopportato una cosa del genere e si sarebbe spaventata tantissimo.Il 16 Dicembre 02:30 a.m.
Non so spiegarmi ancora oggi il motivo, ma ebbi una voglia pazzesca di prendere quella maledettissima e fottutissima lametta.
Era buio, non vedevo, le lacrime mi uscivano senza che io volessi e ormai il polso non sentiva più niente, era completamente anestetizzato.
Nel buio tracciai una linea con quell'affare che stava segnando sulla pelle le sofferenze della mia adolescenza.
Non sentii subito dolore, ma dopo poco mi ritrovai la mano piena di sangue.
Non ne era mai uscito così tanto.
In preda al panico, accesi la luce e vidi il polso che sanguinava gettando piccoli spruzzi di sangue.Appena mi resi consapevole di aver 'graffiato' una vena, mi accasciai a terra e svenni.
05:30 a.m.
Mi ritrovai per terra con una chiazza di sangue che circondava il polso.
Ero spaventata.
Mi era andata bene. Avrei potuto morire quella fottuta sera.Prima che mia madre potesse svegliarsi, pulii per terra e mi fasciai il polso, poi scrissi un bigliettino a mamma e le dissi che ero in garage a studiare.
Mi resi conto che avevo bisogno di aiuto, ma nessuno mi avrebbe capita. Dovevo trovare un modo per chiedere aiuto ma senza parlare.Mi guardai attorno, vidi il pianoforte...