"Jenny ti devo raccontare una cosa. Ti prego vediamoci fra 30 minuti in villa. È importante."
"Va bene, Stella. Calmati. Devo parlarti anche io..."
"Sisi ma tu muoviti."
30 minuti dopo...
"Amore, che succede?" Mi disse speventata
Le mostrai le braccia.
Rimase a guardare, poi si sedette sulla panchina.
La tranquillizzai e le raccontai quanto accaduto. Le parlai del saggio di Natale che avrei dovuto fare, lei non disse nulla, era troppo spaventata.
Mi abbracciò, in silenzio, io scoppiai a piangere, le scese una lacrima e mi mostrò il suo braccio, era solo graffiato, non aveva tagli."Sentivo di farlo, non avevo motivo, sentivo che stavi male, stavo male anche io."
"Teoria dei fili."
"Jen, credevo non mi avresti capita."
"Stella Mia, tu ti tagli, a me esce il sangue, tu piangi, a me escono le lacrime."
L'abbracciai. Non avevo niente da dirle. A volte i silenzi possono valere più di mille parole, lei capiva, sempre.
Le chiesi scusa per aver dubitato di lei, poi tornammo a casa, lei si fermò a dormire da me, avevamo bisogno di restare abbracciate tutta la notte. Sembrava una cazzata, ma ne avevamo davvero bisogno.
GIORNO DELLO SPETTACOLO.
"Jenn!! Sono agitata. Per me significa tantissimo suonare davanti tutte quelle persone. E se dovessero capire? Se... se dovessero... beh.. 'depressa'... se dovessero urlarlo? Io non voglio capiscano."
"Stella, non capirá nessuno. Andrá tutto bene. Tutto bene. Ora andiamo a comprare un bel vestito e un paio di scarpe (possibilmente con i tacchi così fai colpo ahah)
Ah. Vietato dire no. E su con l'autostima signorina.""Si va bene agli ordini generale"
Le diedi un bacio sulla guancia, ci prendemmo mano nella mano e andammo in giro per i negozi.
20:30 p.mOra presentiamo il brano "time" composto da una ragazza del primo anno: Mariastella.
"Vai. Vai Stè! Forza!" Gridò Jennifer da dietro le quinte.
Guardai il professore che prima di suonare mi abbraccio.
Poi andai sul palco. Avevo un vestito nero, tutto ricamato, con un velo che arrivava fin sopra il ginocchio. Avevo un paio di stivaletti neri, non molto alti, ma abbastanza per slanciarmi un pò.
Mi sedetti sullo sgabello. Presi un respiro e iniziai a suonare.
Le mani mi tremavano, non avevo paura per come sarebbe andato il brano, avevo paura di cacciare tutto fuori davanti tutta quella gente. Sapevo bene che non avrebbe capito nessuno, ma fra quella gente c'era anche mia madre e pregavo affinchè non potesse capire.Quando l'ultimo martelletto toccò l'ultima corda da suonare, chiusi gli occhi. Ce l'avevo fatta. Forse tutto questo era servito per farmi uscire da questo 'incubo'.
Non volli nemmeno godere tutti gli applausi, corsi dietro le quinte dal professore per abbracciarlo. Dovevo solo ringraziarlo. Praticamente non aveva fatto molto, ma teoricamente mi aveva 'salvata'. Sapevo che però non era finita lì, che ci sarei ricascata.
Ci fù un colpo di fortuna quella sera, ma non credevo avrebbe potuto cambiarmi.
Mentre stavo per andare in bagno per sciacquarmi la faccia, incontrai Tony, un ragazzo della scuola che conoscevo di vista, era all'ultimo anno.
"HEY MARIASTELLA" disse sorridendomi.
Purtroppo con quelli più grandi non volevo averci a che fare e mi limitai a salutarlo con un semplice gesto con la testa.
"Hey, aspetta..."
Mi fermai...