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Mi avvicinai e la accompagnai nel bagno dei dipendenti. Lei tremava leggermente e fino a quel momento non aveva detto neanche una parola. La invitai a sciacquarsi la faccia e a sedersi. "Allora, come ti chiami?" le chiesi. Lei non mi rispose subito, ma mi guardò timidamente negli occhi prima di dire a bassa voce "E-Eléonore...". Aveva la voce spezzata dalla paura, sicuramente per lo shock di poco fa. "Piacere, io mi chiamo Charlotte." le dissi sorridendo. Lei mi guardò di nuovo e forzò un sorriso prima di tornare con lo sguardo rivolto verso il pavimento. "Chi è quel tipo?" le chiesi. "N-non... n-non posso, devo tornare da lui..." mi rispose alzandosi. Io la fermai, la guardai negli occhi e l'abbracciai. Non so perchè lo feci, ma a quanto pare avevo fatto la cosa giusta perchè la ragazza di fronte a me appoggiò il viso sul mio petto scoppiando a piangere. Dopo qualche minuto alzò lo sguardo verso il mio e tra un singhiozzo e l'altro mi disse "Lui s-si chiama E-Edward, ed è il m-mio ragazzo" tremando leggermente sull'ultima parola, poi continuò "L-lui è c-così da tanto..." "E perchè fa così?" le chiesi io, ma prima di potermi rispondere sentimmo il rumore delle sirene della polizia avvicinarsi e quindi decidemmo di uscire da quel bagno. Appena uscite trovammo Edward ammanettato ed Eléonore sorrise leggermente cercando di non farsi notare da nessuno. Io appoggiai il mio braccio alle sue spalle e lei appoggiò la sua testa sul mio petto, e questo suo gesto mi sorprese abbastanza.

Assistemmo all'arresto di Edward e io sorrisi soddisfatta. "Allora Ele, dove abiti? Perchè così ti ci accompagno!" le dissi sorridendo e prendendo la mia giacca dall'appendiabiti. "Io abito con Edward, e a quanto pare lui tornerà a casa stasera perchè la sua famiglia pagherà la cauzione. Comunque abit-" ma prima che lei mi dicesse l'indirizzo la interruppi "Eh no! Da quello non voglio che tu ci torni più! Verrai con me!". "Ma va, non voglio disturbarti, davvero..." mi disse spostandosi una ciocca di capelli da davanti alla faccia. Cavolo che bei capelli. I suoi lunghi capelli biondi leggermente arricciati sono qualcosa di stupendo. "Non disturbi, ti ho invitata io! Ora vieni, dai." le dissi e la accompagnai verso la macchina tenendola per mano. Per l'ennesima volta mi stavo chiedendo il perchè di quel gesto, ma la risposta era sempre la stessa: non so il perchè, ma è la cosa giusta da fare.

Salimmo sulla mia auto e ci avviammo verso casa mia. Non era una reggia, ma io ci stavo bene. Era un semplice appartamento non molto lontano dalla zona rurale vicino alla città, infatti ogni mattina si poteva sentire il coro dei galli cantare, puntuali come orologi svizzeri, per svegliare chiunque nel raggio di un paio di chilometri. Ormai ci ero già abituata, mi stavo solo chiedendo come l'avrebbe presa Eléonore questa cosa. Già me la immagino sveglia alle 5 del mattino maledicendo a voce bassa ogni singolo gallo presente nelle fattorie vicine. A quel pensiero sorrisi spontaneamente e a quanto pare Eléonore se ne accorse e quando mi fermai a un semaforo rosso lei mi disse "A cosa pensi?". A quella domanda non potevo risponderle dicendo che la immaginavo a insultare volatili a caso ogni mattina, e quindi le dissi "A niente di che" e la guardai sorridendo leggermente. Dopo poco il semaforo diventò verde io ripartì e la biondina di fianco a me ruppe il silenzio che si era formato pochi secondi prima dicendo "Il semaforo era del colore dei tuoi capelli." e allungò il braccio per accarezzarmi una ciocca e continuò a colmare il silenzio dicendo "E devo dire che quel semaforo aveva proprio un bel colore!", poi lasciò la mia ciocca ridendo leggermente. Mi aggiunsi alla risata e le risposi "Questo doveva essere un complimento ai miei capelli o al semaforo?". Continuammo a ridere e scherzare ancora per un po', fino ad arrivare a destinazione e scendere dall'auto. Ci indirizzammo verso casa, e dopo averla fatta entrare ed aver chiuso la porta mi sentì stranamente bene. 

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