Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio, continuavo a fare il solito incubo. Mi avevano rapita ed ero in una specie di sala operatoria sdraiata a pancia in giù su di un lettino, mi stavano operando almeno questo era quello che pensavo, faceva male, molto male. Mi stavano mettendo qualcosa nel collo, non so cosa. Dicevano che ero speciale, sapevo fare cose che nessun altro riusciva a fare.
Mi sveglio per fortuna. Sono le 7 e mi preparo molto con calma, mi dirigo verso la scuola, ma all'ultimo cambio direzione e vado da Starbucks. Entro dentro il locale, ho il cuore che sta per sfondare il torace. Lo vedo, è un ragazzo della mia età, forse qualche anno in più. Ha i capelli castano chiari, gli occhi così azzurri da farti congelare il sangue, il naso un po troppo grande però stava bene sul suo viso e le sue labbra erano davvero carnose, tipo quelle di Nathan. Era davvero bello.
Quando mi vede con la mano mi incoraggia ad andarmi a sedere davanti a lui. Cos'altro potrei fare ? Faccio come mi chiede. Mi siedo davanti a lui sono agitata il cuore mi batte sempre fortissimo. "Ciao Miki" dice con la sua voce profonda. "Ciao" rispondo intimidita "Non devi avere paura, non ti farò del male" "Okay" rispondo molto debolmente. Mi siedo. Iniziamo a parlare.
Arrivo a casa sconvolta, come hanno potuto non dirmi queste cose. Entro in casa delusa più che arrabbiata, forse è anche peggio. Vado dritta in camera senza parlare con nessuno. Accendo il portatile e come se fosse la mia unica via d'uscita, iniziò a guardare un film. Durante la visione è venuta mia madre a chiamarmi per andare a mangiare, le ho detto che non avevo molta fame e sarei scesa dopo per mangiarmi qualcosa. Continuo a pensare a quello che mi ha detto Jack, il ragazzo dell'incontro, alla fine del film digito su di una nuova finestra di Chrome "Abilità Innate". mi vengono fuori una miriade di risultati, li leggo un po' tutti, alla fine più o meno capisco che le abilità innate sono spesso genetiche o fanno parte di un clan oppure c'è l'eccezione nel gruppo. Come me. Jack mi ha spiegato che le abilità innate sono diversi super poteri e che si migliorano con il tempo e con tanto allenamento. Non posso crederci. Sono un mostro. io non voglio questi poteri. Lui mi ha detto che è bello avere dei poteri perché puoi aiutare le persone, solo che non tutti lo fanno.Alla fine mi addormento con il ricordo di quello che mi ha detto Jack "Tu sei speciale, tu hai delle Abilità Innate, sei come una supereroina. Però devi stare attenta perché di persone come te ce ne sono poche al mondo, anche il tuo compagno di classe, Nathan è uno come te, solo che lui usa queste abilità in maniera un po'diversa. Ti dico solo di starci attenta."
Questa volta non ho fatto il solito incubo. Ero cattiva, stavo facendo del male a qualcuno, mi stavano obbligando, stavo piangendo ed ero arrabbiatissima. Non volevo farlo, ad un certo punto ho sentito un calore nascermi da dentro il petto, mi stava avvolgendo e diventavo sempre più forte. Non ce la facevo più, inizio a gridare in entrambe i mondi, quello reale e quello del mio sogno. Una luce rossastra fuoriesce dal mio corpo, come un'esplosione. Nel mio sono ero io l'esplosione. Non faccio in tempo a finire di gridare che qualcuno nel mondo reale mi sveglia dicendomi "Amore svegliati, svegliati !" Mi sveglio con la tachicardia. Ho paura, tanta paura.
Da quando mio padre mi ha svegliato dall'incubo non sono più riuscita a riaddormentarmi per paura di rifare quel sogno. A scuola passo tutta la mattina la passo con un aria terrorizzata molto percepibile. Un calore al braccio mi avvolge, mi fermo di colpo in mezzo al corridoio. Ho paura e lui lo sente, ritrae subito il braccio come se sapesse che quel contatto mi fa paura. Dolcemente mi gira. Siamo quasi attaccati l'uno all'altra, sento il suo calore, il suo profumo. Incontro i suoi occhi, mi guardano, mi fanno venire le farfalle allo stomaco. Senza pensare alle conseguenze e sopratutto senza pensare, alzo la mano destra e dolcemente gliela poggio sul petto. Il suo sguardo si fa più cupo, sento il suo cuore accelerare, quando alzo gli occhi lui mi guarda così intensamente da farmi diventare rossa; lui dolcemente mi fa una carezza sul viso, sento il mio cuore battere all'impazzata. Non sto più ragionando, non che prima lo stessi facendo. Lui si avvicina sempre di più, di più, di più. Le nostre fronti si toccano.
"Ehm ehm", avvampo in un millesimo di secondo, mi giro. Il professor Andrew ci sta guardando. Ci giriamo entrambi imbarazzatissimi, non sappiamo cosa dire. Dopo poco mi accorgo che Nathan mi sta tenendo la mano. "Non dovreste essere a lezione ?" ci chiede con un aria abbastanza perplessa ma con un leggero ghigno sul viso. "Ehm, si suppongo" dico con tono quasi impercepibile. "Ecco, vedete di andare in classe ragazzi", appena finisce di dire la frase si gira e se ne va. Io e Nathan rimaniamo di nuovo soli. All'improvviso mi prende per i fianchi e mi attira a se, come se io fossi il suo ossigeno. "Dovremmo andare" mi sussurra all'orecchio, annuisco e inconsapevolmente mi mordo il labbro.Rimango senza fiato, mi fa girare la testa anzi mi fa perdere la testa. Penso di essere pazza, completamente pazza. Il mio sguardo è rivolto al suo torace, non ho la forza di alzare lo sguardo, di vedere i suoi occhi così profondi scrutarmi.Drinnnn. Drinnnn.
Non ci posso credere è appena suonata la fine dell'ora, per quanto tempo siamo rimasti nel corridoio ?! Ci stacchiamo immediatamente. Appena mi stacco da lui, mi sento come se mi mancasse qualcosa, una parte di me.
Scusate se ci ho messo così tanto tempo a pubblicare questo pezzo. Non avevo la giusta ispirazione, spero vi piaccia. Se volete farmi sapere qualcosa mandatemi un messaggio sul mio profilo Facebook o su Wattpad. Se questo pezzo e anche i precedenti vi sono piaciuti mettete una stellina. Grazie mille a tutti i miei lettori :)
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Lui, il mio cambiamento
FanficÈ una caldissima giornata di luglio e mi sono appena trasferita negli Stati Uniti, per tanti ragazzi sarebbe una cosa stratosferica,ma non per me. Stavo così bene a Londra, con la pioggia quasi perenne, le nuvole, le persone scontrose; era il mio am...