Primo giorno di scuola

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Molto goffamente scendo dalla macchina e con un gesto della mano saluto mia madre che se ne va dopo poco. La campanella è appena suonata e ho paura che il cuore sfondi il mio torace dalla forza con cui batte. Entro dentro la scuola, è davvero enorme, non so dove devo andare. Nel corridoio principale, dove nel mio sogno ero stata con i miei genitori, era quasi vuoto perché i ragazzi erano quasi tutti entrati nelle classi. Prendo il foglietto degli orari e guardo in che classe è la lezione di matematica. Dopo cinque minuti buoni, o forse un po' di più, riesco a trovare la classe. Ho una tale paura, sento che il mio cuore sta per esplodere, tum-tum-tum-tum, ho l'adrenalina a mille e senza riflettere busso e apro la porta. Sento il mio cuore comincia a rallentare, con mio grande sollievo, ma inizia a martellarmi ancora più forte quando vedo un ragazzo bello da togliere il fiato, lo stesso ragazzo della biblioteca. Tutta la classe mi sta guadando, sento che sono rossa come un peperone. Con le gambe molli mi dirigo verso la cattedra e porgo un foglietto al Prof. Andrew, è davvero un bell'uomo, avrà massimo 30 anni, magro, alto e muscoloso, occhi azzurri creziati di grigio, capelli biondo ramati. Sul pezzo di carta c'è scritto "Michaela Jenkins, arrivata da Londra, da oggi 7 settembre inizierà a frequentare il suo corso", il prof dopo averlo letto annuncia alla classe "Questa è Michaela" "Preferisco Miki" gli suggerisco con un debole sorriso, lui ricambia. Il Prof. ricomincia "Questa è Miki Jenkins, arriva da Londra e si è trasferita da poco qui, siate gentili con lei", il prof mi sorride e con la mano mi suggerisce di andarmi a sedere nel banco vuoto. Senza obbiezioni vado verso il mio banco, nel tragitto mi guardo intorno e i miei occhi vanno a cercare quelli azzurri come il cielo del ragazzo misterioso, ci guardiamo intensamente per qualche istante poi i mi giro e mi siedo. I miei nuovi compagni mi guardano come fossi un alieno per circa dieci minuti, poi ricominciano ad ascoltare la lezione con mio grande sollievo. Sono seduta vicino ad una ragazza dall'aspetto molto tranquillo, ha i capelli color rame raccolti in una coda di cavallo, sul naso ha poggiati degli occhiali rettangolari che le donano parecchio, ha una corporatura abbastanza minuta, mi sembra simpatica. Inizio anche io ad ascoltare la lezione. La campanella è appena suonata, il tempo è come volato, mi alzo dal banco subito dopo i mai compagni. Sento una mano calda afferrarmi il braccio, è una sensazione familiare. Mi giro e guardo i suoi intensi occhi azzurri e mi ci perdo come se fossi in un labirinto senza uscita. "Ciao bimbetta", non rispondo, sono incantata dal fascino del suo sguardo, come può uno così bello, ma che dico è molto più che bello, sembra un dio greco, parlare con una come me, la solita sfigata e secchiona. Lui cerca il mio sguardo, ma io lo evito. Mi accorgo che ha preso il mio volto tra le sue dita e mi sussurra all'orecchio "Ciao Bimba" "Ciao", toglie le dita dal mio viso che nel frattempo dev'essere diventato tutto rosso. "Piuttosto, tu ce l'hai un nome ?" gli chiedo con un coraggio inaspettato. "Certo," mi risponde con un ghigno familiare, "Ma non ho intenzione di dirtelo, devi scoprirlo tu" il suo ghigno diventa un sorriso, si vede che si sta divertendo. "Va bene, non sono una persona che si arrende, poi non voglio mica dartela vinta" rido. Il suo sorriso non c'è più, mi sta guardando con uno sguardo che non riesco a decifrare. "Che c'è ?", non faccio in tempo a dirlo che sparisce. Bah, che tipo strano.
L'ora d'Inglese è stata molto facile, la Prof.ssa Smith sembra simpatica, chissà se rimarrà così per tutto l'anno. Sono le 10.00 a.m. e è appena suonata la scampanella dell'intervallo, menomale che ieri sera ho messo una merendina nello zaino, ho una fame. Esco dalla classe di Inglese e vado in giro per il corridoio, incontro la ragazza con i capelli ramati, "Ciao" le dico con un flebile sorriso, lei si guarda intorno, quasi come se stesse cercando di capire con chi stavo parlano. Le rivolgo un altro saluto e lei sorpresa dice "Ah scusa, stavi salutando me ?" "Si" le rispondo un po' perplessa, "Non l'ho fatto apposta a non risponderti è che di solito i saluti non sono mai rivolti a me" dice a voce così bassa che quasi non riesco a capire le sue parole, "Non preoccuparti, ti capisco. Come ti chiami ?" "Astrid Richardson, tu invece Miki... ?" alle sue parole sorrido " Wow che bel nome, Miki Jenkins" " Giusto", iniziamo a parlare del più e del meno, dei cantanti preferiti, a tutte e due piacciono le band di una volta tipo, AC/DC, Guns'n Roses, The Beatles, Metallica, Iron Maiden, e tanti altri. Anche a lei piace tanto leggere, ho un sacco di cose in comune con lei, prima che suoni la campanella della fine dell'intervallo ci scambiamo i numeri di telefono. Quando la campanella suona vado a cercare l'aula di Fisica che trovo quasi subito, in un attimo si sono già fatte le 12.30 p.m. e finalmente arriva l'ora di pranzo, arrivata in mensa mi siedo al tavolo dov'è seduta Astrid e anche altri ragazzi che non conosco. Quando mi siedo mi accorgo di essere osservata, e in effetti è così. Lui, sempre e solo lui. Lo guardo in un modo con cui non ho mai guardato nessuno. Lui distoglie subito lo sguardo, ma dopo poco torna a cercare i mei occhi e io sono lì che lo aspetto. "Miki, ti presento dei miei amici" dice qualcuno con una voce così squillante che mi fa cadere dalle nuvole. Torno sulla Terra, sto parlando con gli amici di Astrid però il mio unico pensiero è rivolto a quel ragazzo di cui non so il nome.
Per fortuna il primo giorno di scuola è finito, le 2 ore di ginnastica mi hanno distrutto, sono morta. Sono nel parcheggio e saluto la mia nuova amica dicendole che ci sentiremo la sera per vedere quando uscire insieme. Dopo 10 minuti sto imboccando la strada per andare a casa, ma non arrivo prima di 30 minuti. Me la sono presa molto con calma,così da darmi il tempo per pensare un po a tutto. A mia sorella Margareth, alla mia nonnina Adele, al ragazzo senza nome. Arrivo a casa distrutta, saluto mamma e papà e dopo, corro in camera, mi lancio sul letto e chiudendo gli occhi inizio a vagare nei miei pensieri pensando al mio passato, presente e futuro.

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