Dear Ian - Giorno 1

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Caro Ian,

è passato un anno da quando ci siamo lasciati, il dottore ha detto che ora sto meglio, che posso tornare a casa da Mandy e da mio figlio, anche se non so quanto riuscirò a volergli bene senza di te, eri tu che me lo facevi amare, il modo in cui ti prendevi cura di lui e come lo guardavi; non so se ce la farò a tornare alla mia solita vita, tutti dicono che sono pronto, ma non è vero, come potrei dimenticare i tuoi capelli rossi? O i tuoi occhi mentre mi guardavano? Per non pensare alle tue labbra mentre mi sussurravano "ti amo". "il passato è passato" dice il dottore, sostiene che ormai è accaduto e che nè io, nè tu, possiamo farci niente; in effetti è vero, e forse ho superato la cosa. Per sicurezza il dottore mi ha prescritto, oltre agli antidepressivi, di scrivere un diaro su come mi sento ogni giorno: quello che provo, o semplicemente cosa mi capita durante la giornata, da consegnargli ogni tanto. Ho deciso di scrivere a te Ian, per sentirmi più vicino a te e per immaginare che tu mi ami ancora. Quindi iniziamo, questa è l'ultima settimana che sarò qui, in questo centro psichiatrico. Ti chiederai come ci sia finito uno come me qui dentro, beh, diciamo che settimane dopo esserci lasciati, in poche parole, sono caduto in depressione, ma non prima di essere andato all'Alibi ed essermi ubriacato come mai fatto nella mia intera vita, e aver fumato Dio solo sa cosa, tornai a casa e aprii l'armadietto con i fucili e le pistole e presi la prima arma carica che mi capitó sotto mano, ovvero un'automantica G43, la misi nella parte posteriore dei jeans e uscii di casa. Da quanto raccontatomi, sparai dei colpi in aria, colpendo il tetto di una casa, senza ferire nessuno, e all'Alibi picchiai gente a caso fino a sfigurargli il volto e fargli perdere la coscienza. Ovviamente, ti chiederai perchè non sia andato (come al solito) in carcere, la risposta è semplice, mi rifiutavo di parlare, di mangiare, di dormire e di vivere; così, dopo un tentato suicidio, mi fecero una valutazione psichiatrica per vedere se stessi mentalmente bene, e a quanto pare non ero al massimo. Inizialmente, arrivato qui, non volevo vedere nessun strizzacervelli, ma poi, il dottor Young, mi convinse a partecipare a delle sedute. Ed ora, dopo circa un anno sto meglio e sono pronto per andare avanti. Stando qui dentro ho capito cosa provavi quando ti facemmo ricoverare, quella sensazione di vuoto nella testa causata dai sedativi è orribile, non puoi fare a meno di chiedere quando potrai tornare a casa dalla tua famiglia e tutti gli infermieri e le guardie ti rispondono semplicemente di tornare a sederti. E poi ti viene voglia di picchiarli quando ti guardano con aria di superiorità o di pietà. Fottuti coglioni. Devo andare Ian, forse è stupido scrivere questo diario credendo che un giorno lo leggerai, ma finché mi aiuta, lo farò. Ti amo Ian.

Guilts || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora