Giorno 2

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Ciao Ian,
oggi è una bella giornata, il dottore ha detto che oggi stesso posso tornare a casa,anche se non è stato molto felice di vedere che nel diario "parlo" con te, pensa che non sia positivo, ma gli ho spiegato che sei stato molto importante per me, e che non potrei mai dimenticarti, così, mi ha risposto che questo ragionamento dimostra il fatto che abbia superato sufficientemente la cosa decidendo di dimettermi il prima possibile, ovvero oggi. Mi trovo nella sala comune indossando, finalmente, i miei vestiti e non quelle tute gialle scolorite che hanno tutti i pazienti, sto aspettando Mandy, Svetlana con Yvegene poiché il dottore ha già firmato per la dimissione, sono così ansioso di vedere mio figlio; sai qual è l'ironia dell'universo? Yvegene ha i capelli rossi, come se il cosmo volesse prendermi a calci in culo ricordandomi te attraverso mio figlio. Cazzo Ian, ti odio perché mi stai facendo tutto questo, ma ti amo allo stesso tempo perché non so nemmeno io il motivo, ti amo e basta, mi inquieta un po' il fatto che il dottore legga queste cose... ma che vada a farsi fottere, il diario è mio, la malattia pure a questo punto scrivo quello che voglio. Nella sala c'è una ragazza che ricorda me tempo fa, quando tu eri ricoverato qui, è impaurita mentre guarda con la fronte aggrottata un ragazzo che probabilmente è il suo fidanzato, imbottito di sedativi. Mi dispiace tanto di non averti capito Ian, mi dispiace di non essere stato abbastanza per te da farti restare, volevi che fossi il ragazzo duro di sempre, quello che si fotte di tutto e tutti, ma tu mi hai fatto cambiare, hai fatto sì che io avessi un cuore per amare e non potevo viverti accanto e non sapere come una mattina ti saresti svegliato, se pazzo, dolce o con quale paura. Mi dispiace Ian, non avrei potuto.

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Casa mia odora o puzza di birra e tabacco mischiato a erba, caro, vecchio odore familiare, il mio letto è una nuvola in confronto a quella merda della clinica. Tra un quadro e la sua cornice oggi ho trovato una tua foto con il berretto mentre fai all'obiettivo un dito medio, ti avevo scattato io quella foto, mentre eravamo nel mio letto. Non ho ancora deciso che farmene, se bruciarla o tenerla, per ora è ancora lì dove l'ho trovata. Ho deciso che più tardi andrò a sparare, come facevo tempo fa, per allentare la tensione, solo che prima ci andavo con te.

Guilts || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora