Capitolo tre.

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Scappo il più veloce possibile lasciandomelo alle spalle.
Questa volta non mi prenderà.
Mi infilo nella mia Cabrio e accendo il motore. Dallo specchietto retrovisore mi accorgo che cammina per il corridoio, spaesato.
Spingo sull’acceleratore e mi dirigo verso casa.
Ma come è possibile? Ma come può pretendere che io lo perdoni dopo ciò che mi ha fatto? Come può dire certe cose? È il colmo.
E chiedermi di mettermi insieme a lui. Come se io mi mettessi con uno qualcuno, con un animale come lui.
Non riesco ancora a crederci.
Una volta arrivata a casa, con una furia impressionante mi dirigo alla libreria. Apro la credenza e prendo il mio libro di testo, comincio a sfogliarlo velocemente mentre nel salone entrano mia madre e mia zia.
“Lana, tesoro.. ma che cosa succede?” chiede mia madre.
“Ma cosa fai? Cosa cerchi in quei libri?”
“Sono i miei libri di testo, devo assolutamente trovare un capitolo” borbotto mentre sfoglio le pagine.
“Ti è successo qualcosa?” domanda mia zia.
“Lo voglio denunciare. Voglio mandare in carcere quel ragazzo.”
“Ma chi? Di chi stai parlando?” chiede mia madre.
“Il ragazzo di quella notte mamma, mi ha seguita fino all’università” spiego.
“Dio mio, ma come è possibile?” si passa le mani tra i capelli.
“Ma che ti ha fatto? Che ti ha detto?” domanda zia Selenia.
“Non ci crederete” faccio una risata amara.
“Mi ha detto che lui è disposto a mettersi con me. È il ragazzo più assurdo e più grottesco che abbia conosciuto in vita mia. Un tipo primitivo, un ignorante. Ha detto un sacco di cretinate: che lui si assumeva le sue responsabilità, che mi dava il suo nome, che era disposto a riparare la vigliaccata che aveva commesso. Ve lo immaginate?” faccio una smorfia.
“Non può essere” sussurra mia madre.
“Io voglio denunciarlo. So come si chiama e scoprirò dove abita.”
“No tesoro, sarebbe uno scandalo..” mormora mia madre.
“Non mi importa” esclamo.
“Pensa al tuo matrimonio e ad Oliver..” sussurra.
“Ma che lo sappia mamma. Che lo sappia tutto il mondo. Voglio che venga condannato. Non resterà impunito per il reato che ha commesso contro di me…” ribatto decisa.
“È il 305 o il 105…” sussurro. “Non mi ricordo qual era l’articolo del codice..” parlo tra me e me.
Mentre sforzo di ricordarmi il numero del codice la porta si apre. “A per fortuna sei tu” sussurra zia Selenia andandogli incontro.
“Che succede?” domanda.
“Lana ha deciso che vuole denunciare quell’uomo e non riusciamo a fargli cambiare idea” spiega mia zia.
“E non ci riuscirete” aggiungo.
Mio zio Jack è un avvocato penale. È un secondo padre per me, mi ha insegnato tutto del campo.
“Lana ma che fai?” sospira. “Vi prego, lasciateci soli..”
Mia madre e mia zia escono dal salone e piombiamo nel silenzio.
“Io lo odio con tutte le mie forze e non avrò pace finché non sarà stato punito” sputo furiosa.
“Calmati Lana. Sei troppo alterata.”
“Come vuoi che non lo sia zio Jack? Mentre io cercavo di convincermi a dimenticare l’incidente, che era solo un brutto sogno e che quel ragazzo non è mai esistito, me lo ritrovo davanti all’improvviso nell’università. Mi segue dentro un aula della facoltà e poi addirittura fino alla mia macchina..” spiego.
“Si, però noi non..” lo interrompo.
“Non voglio più vederlo. Voglio che lo condannino e che lo sbattano in carcere.”
“No, tesoro mio. Non credere che sia così facile come tu pensi” mormora sedendosi sul divano.
“E perché no? Non basta quello che mi ha fatto per condannarlo?” sogghigno.
“Si, ma prima di tutto pensa se vale la pena subire il danno morale che così cadrà sopra di te e la tua famiglia. Tutto questo per la soddisfazione che il colpevole riceva un piccolo castigo..”
“Piccolo, dici? Farò di tutto perché gli sia data una condanna pesante. Magari l’ergastolo” borbotto.
“Tesoro, questo accadde l’anno scorso, ricordi? Con quell’uomo. Quando l’opinione pubblica si commosse per lo stupro e la morte di una minorenne. Però secondo quanto dice il nostro codice penale, articolo 375..”
“Eccolo.. 375. Non riuscivo a ricordarlo” sussurro.
“Istituendosi il processo, la pena del nostro paese prevista per il reato di violenza carnale è appena una condanna da cinque a dieci anni, e questo quando si riesce a portare delle prove certe che l’indiziato ha commesso il delitto” spiega.
“Io posso provarlo” sussurro.
“Non fidartene troppo Lana, di questi tempi soltanto alcuni vengono condannati..” mormora.
“Ma io voglio soltanto che…” deglutisco.
“Mentre invece la vittima che vincendo l’angoscia e la paura e si decide a denunciare il suo stupratore, deve subire un processo che le farà rivivere tutto il dramma della violenza subita e tu sai bene che è un trauma molto difficile da superare.”
“Va bene. Però io voglio..”
“Considera che una Ferrari non è una ragazza qualsiasi che può ricorrere alla giustizia per un problema di questo tipo Lana. Tu devi capirlo.. tesoro. Devi fare in modo di evitare lo scandalo.”
“Pensino di me pure quello che vogliono ma io non posso permettere che rimanga impunito. Proprio per questo agiscono senza ritegno, per questo commettono simili atrocità, perché pensano che la donna violentata per vergogna non osa denunciarli, non è vero?” chiedo.
“Lana” mi ammonisce.
“No. Io non voglio diventare complice di un delinquente con il mio silenzio. Mai” ribatto.

LOUIS POV.

Mi aspettavo che reagisse in quel modo. Come giudicarla? Ha paura di me.
Non posso togliermi dalla testa quel suo sguardo terrorizzato.
Non mi sono mai sentito così sporco e colpevole come adesso. Riesco ancora a vedere i suoi occhi verdi che mi fissano con disprezzo, con odio. Con risentimento.
Degli occhi così belli. Cazzo, che cosa sono diventato.
Parcheggio la moto nell’officina e vado subito al magazzino per prendere dei pezzi di ricambio.
Spero soltanto che il lavoro mi distrugga.
“Allora? Ci hai parlato?” mi chiede Travis alle mie spalle.
“Ci ho parlato. Era una tigre. Sono andato lì con le migliori intenzioni e ha avuto una reazione tremenda” spiego. “Però devo ammettere che quando si arrabbia è bellissima” sussurro.
“Ma che ti ha detto?” inarca un sopracciglio mentre mi aiuta a sistemare i ferri.
“Mi ha chiamato vigliacco, maniaco sessuale e violento” faccio una risata amara.
“Tutto qui quello che ti ha detto? Meriteresti molto di più..” bofonchia.
“Sono andato all’università. Studia lì” dico semplicemente.
“E come è?” chiede.
“Te l’ho detto. È bellissima. Non mi ero accorto che fosse così bella alla spiaggia quella notte. Era incazzata nera, però anche così alterata era sexy da morire..” farfuglio ripensando a lei.
“Scusa, ma quando se le presa con te che ti ha detto precisamente?”
“Mi sono lasciato insultare perché quello che diceva era vero. Capivo che me lo meritavo tutto. E poi gli ho chiesto se voleva mettersi con me..” scrollo le spalle.
“No. Ma sei impazzito fratello? Mettervi insieme?” spalanca la bocca.
“Dovevo rimediare a quello che ho fatto. Un paio di scuse non bastano per una cazzata del genere. Dopo aver preso la verginità di una ragazza così pura come quella come credi che io possa dormire la notte?” sospiro.
“Perché era vergine?” ridacchia.
“Ma che cazzo ridi? Si, e allora?” aggrotto la fronte.
“Beh, questo complica le cose. Non hai soltanto preso con la forza una ragazza, ma una che era anche vergine…” aggiunge.
“E io che cazzo potevo saperne?” ribatto.
“Oggi giorno è difficile trovarne ancora di vergini. Lei mi dava l’idea di una che era stata già con molti ragazzi.. eppure” sussurro.
“Per questo motivo la tua colpa è doppia..” mormora.
Già, ha completamente ragione. Sono stato un bastardo, un animale. Ancora non riesco a credere che quella sia stata la sua prima volta. Non voglio immaginare quello che ha dovuto soffrire quando l’ho costretta a fare sesso.
“E cosa ti ha risposto?”
“Che non vuole. Non lo so, forse ci ripenserà.. “ sospiro frustrato.
“Sai cosa penso io? Che in questo momento tu sei come fumato. Non hai le idee molto chiare. Ma come fai a pensare che dopo quello che le hai fatto possa mettersi con te? Sei pazzo? E poi non ti ci vedrei insieme a lei..” mormora.
“Che significa? Anche se non ho tutti i soldi che hanno loro io sono preparato per la vita, sono un uomo. Sono un ragazzo serio e soprattutto un lavoratore. E poi sono giovane. Che cazzo, ho ancora tante possibilità per il futuro..” borbotto.
Ormai quello che è successo è successo e resterà per sempre. Ormai lei è mia. Lei prima o poi diventerà mia. Lo giuro.

LANA POV.

Non so perché mi sia venuta questa folle idea ma devo provarci almeno. Mia madre ha cercato di fermarmi ma io non posso, non voglio. 
“Nome del denunciato?” chiede l’agente.
“Louis Guerra.”
“Dica l’accusa.”
“Violenza carnale” sussurro mentre le mie guance si tingono di rosso. Provo una vergogna mai provata prima.
“È lei la vittima?” chiede.
“Si” dico in un soffio.
“Dove e in che circostanza si è svolto il fatto?” chiede con tono autoritario.
Ma che brutalità.
“È successo di notte, sulla spiaggia. Dietro alla villa che ha la mia famiglia al mare” spiego.
“Quando è successo?”
“Quattro giorni fa” sussurro.
“E perché non è venuta prima a sporgere denuncia?” smette di scrivere.
“Perché in un primo momento mi sono sentita frastornata. Non sapevo cosa fare. Mi sentivo confusa e mi vergognavo. Non ero in condizioni di prendere da sola una decisione, volevo prima consultarmi con i miei genitori. Farmi aiutare. Fino al giorno successivo non ho osato raccontarlo a mia madre. Lei dovrebbe capire come si sente una donna che è stata vittima di un’azione così umiliante” spiego.
“Il problema è che è passato troppo tempo. Per cui il medico non può raccogliere elementi sufficienti per la perizia medico legale che dovrebbe provare l’avvenuta violenza. Ha dei testimoni?”
Che? Come può chiedere una cosa così?
“Come?” spalanco la bocca.
“Intendo dire se qualcuno è stato presente a quel fatto.”
“No.”
“Bene, capisce che per avere valore la sua denuncia deve essere accompagnata da un.. è stata da un ginecologo?” chiede senza ritegno.
“No..” sussurro umiliata.
“Ma ci deve andare. Lei deve sottoporsi ad una visita medica.”
“E questo perché? La mia parola non basta?” borbotto.
“Senta, sicuramente l’indiziato non ammetterà mai il fatto di cui lei lo sta accusando, sarebbe la sua parola contro quella di lui.”
“Ma allora lei sta dubitando di me?” sussurro incredula.
“Lei non sa riconoscere una persona che dice la verità. Lei non ha mai visto quell’individuo. Se lo vedesse si accorgerebbe subito che si tratta di un maniaco, di un animale…” mormoro.
“Senta, la legge è uguale per tutti signorina. E mi perdoni ma devo anche dirle che in questo tipo di denunce si incontrano tanti di quei casi che si finisce di diventare piuttosto scettici.”
“Vuoi dire che mi ritiene capace di mentire?”
“Da me sono venute altre ragazze a denunciare lo stesso fatto capitato e lei. Alcune avevano un fidanzato perbene però per essere sicure di farsi sposare mi hanno raccontato  che il fidanzato aveva abusato di loro usando la violenza, picchiandole o cose del genere..” spiega.
“No, aspetti un attimo per favore..” cerco di spiegarmi.
“Siccome è una cosa imbarazzante, per evitare ogni problema raccontano alla famiglia la medesima frottola.”
“Tutto questo è assurdo. Io non riesco a capire come..” biascico.
“Mi stia a sentire, ormai conosco la scena a memoria signorina. Vengono qui e recitano il dramma, piangono e si disperano, sporgono denuncia e poi risulta che l’accusato era innocente..” aggiunge.
“Forse non è innocente. Forse siete voi che non riuscite a provare la sua colpevolezza..” borbotto indignata.
“Ve bene, va bene. Certo qualcuno sarà colpevole. È anche vero che spesso si scopre che qualcuna si è inventato tutto.”
“Io non sto inventando niente. Il mio è solo un desiderio di giustizia. Io voglio soltanto che sia fatta giustizia..” confermo.
“Tuttavia lei è sicura che la sua accusa abbia fondamenta? Perché vedendo come si comportano le ragazze di oggi, magari prima cercano dei rapporti e poi..” aggiunge.
Mi sento umiliata, perché non mi credono?
Cosa ho fatto di male per meritare una simile diffidenza?
Le lacrime mi riempiono gli occhi, sono sul punto di esplodere.
“Io non ho cercato proprio nessuno. Io quel ragazzo nemmeno lo conoscevo. Il reato è stato quello di violare una persona usando la forza, violentarla. La parola stessa lo dice..” sussurro mentre mi agito.
“Ora si calmi.”
“Mi calmo, ma è incredibile. Mi è costato moltissimo fare questo passo e lei invece di facilitare le cose me le sta rendendo ancora più difficile..” sbotto.
“Io sto solo cercando di aiutarla. Cerco di farle comprendere qual è la realtà, perché il grosso rischio di cui lei non si rende conto è di non poter sostenere la sua accusa contro quel tizio, mi capisce? Non ha prove, non ha testimoni, non ha niente..” dice con tono duro.
“Lui però ha commesso un reato e la legge deve punirlo” dico tra una lacrima e un'altra.
“Va bene, va bene. Se lei insiste a sporgere denuncia d’accordo, ma ricordi che deve presentare un certificato medico. Il ginecologo dovrà sottoporla ad una visita che accerti il suo stato, mentre lei da parte sua durante il processo scriverà dettagliatamente come si è svolto il fatto è successivamente bisognerà dimostrare che…..” continua a parlare ma non lo ascolto più. Le lacrime scendono giù senza sosta mentre mi alzo e corro verso l’uscita.
Credevo di essere forte abbastanza ma mi sbagliavo. È stato tutto così umiliante. Quell’atmosfera fredda e quelle domande imbarazzanti. Quegli sguardi, quei sorrisi. Quegli uomini che si fermavano ad ascoltare. Una totale mancanza di rispetto per una cosa tanto orribile. Credevo di trovare un luogo più riservato e persone più discrete.
Speravo di parlare con una donna, un uomo anche se un poliziotto è pur sempre un uomo. E un uomo non capisce. Non può capire. Era pieno di diffidenza, non mi credeva. Pensava che fosse una mia fantasia, una trovata per giustificare la mia condotta poco seria. Io sono la vittima di una violenza e devo anche sopportare che qualcuno metta in dubbio la mia moralità. Andrò ad aggiungermi alla lista delle donne che tacciono. Che tacciono la loro vergogna. Dio, che schifo.


LOUIS POV.

Questi pensieri che mi affollano la testa non riescono a farmi dormire la notte.
Penso e ripenso a lei. Ai suoi occhi, alle sue labbra.
Come sarebbero andate le cose se ci fossimo conosciuti in un'altra circostanza? Mi avrebbe notato? Oppure avrebbe fatto finta che io non esistessi affatto?
Avrei voluto fare le cose per bene, magari prenderla con dolcezza. Avrei voluto che fosse stata lei a chiedermi di fare l’amore con lei. E invece?
Devo convivere con il senso di colpa per avergli rubato l’innocenza.
Sento la porta bussare.
“Louis?” mi chiama mia nonna. “Sei sveglio?”
“Si” farfuglio.
Entra piano e si chiude la porta alle spalle.
“Che ore sono?” domando.
“Sono le sette. Vieni a fare colazione? Tuo padre è andato al lavoro..” mi informa.
“Arrivo subito..” dico con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ma cosa succede bambino mio? Sono giorni che hai questa faccia da cane bastonato..” bofonchia.
“Dimmi, è successo qualcosa?”
“C’è qualche ragazza che ti fa soffrire?” sorride.
“È una cosa complicata nonna” mento. “Ho fatto una cosa brutta e lei non vuole perdonami. Non mi vuole vedere..” ammetto.
“Beh, figlio mio se ti piace così tanto questa ragazza fai in modo di conquistarla. Cerca di essere carino..” mi consiglia.
“E come faccio. Non vuole vedermi” sospiro.
“Regalale dei fiori. Una donna apprezza sempre dei fiori” propone.
“Dei fiori?” faccio una smorfia.
Dei fiori? Sul serio. E davvero mi guarderebbe con occhi diversi? Non mi perdonerà, ne sono sicuro.
Ma posso fare in modo che cambi idea su di me. Posso fare in modo che lei non mi veda come il mostro che descrive.

Amo Caracas a quest’ora del pomeriggio. Le persone sono indaffarate, i negozi aperti e si sente nell’aria il profumo dell’autunno. Mi fermo dal fioraio più bello di tutta Caracas e compro delle rose rosse. Credo gli piacciano.
Mi metto in moto e mi dirigo verso casa sua.
Cosa gli dico? Cosa posso inventarmi?
Come la affronto?
E se si arrabbia?
Mi fermo davanti al porticato della sua villetta e parcheggio la moto. Mi sfilo il casco e lo poso nella sella. Prendo i fiori e noto qualcosa.
Una macchina parcheggia. Quella macchina, la riconosco subito. Lana scende dall’auto e indossa un vestitino bianco di merletto. Dall’altra parte scende il coglione che mi ha picchiato. Dio, vorrei ammazzarlo a mani nude.
Ma perché stanno insieme? Gli avrà detto cosa è successo? Dalla faccia di lui non direi.
Il bastardo si avvicina a lei e gli cinge i fianchi con le mani. Anche se titubante lei accetta il contatto e questo mi fa morire.
Lui la bacia e lei sembra rispondere.
Mi ribolle il sangue nelle vene per quello che sto vedendo. So che non posso avanzare pretese ma mi sta sul cazzo il fatto che lui la possa toccare e io no. Stringo forte i fiori tra le mani mentre lei si accorge di me e continua a baciare il ragazzo biondo. Che nervi, non posso crederci.
Lo sta facendo apposta. Lui la saluta e lei sorride, si rimette in macchina e parte. Una volta allontanato vado verso di lei.
“Lana” la chiamo. “Aspetta. Fermati” sospiro. “Non avere paura di me” alzo la mano. “Non voglio farti del male” aggiungo. Nonostante io la stia rassicurando è comunque terrorizzata da me.
“Che cosa vuoi? Che ci fai qui?” sbotta.
“Volevo vederti” sussurro.
“Come sai dove abito? Come ci sei riuscito?” alza la voce.
“Mi sono informato” scrollo le spalle.
“Continui a perseguitarmi, mi appari sempre davanti quando meno me l’aspetto. Come un fantasma…” si lamenta.
“Voglio soltanto parlarti e tu ogni volta non fai che scappare” ribatto.
“Questi sono per te” gli porgo le rose. “Spero che ti piacciano” faccio un sorriso mentre gli do le rose. Le prende in mano in stato di confusione. Guarda prima me e poi i fiori, poi un'altra volta me.
“Vorrei che mi perdonassi” sussurro.
“Ma come ti permetti? Con quale faccia tosta..” grida.
“Lo so che ti ho offesa ma sto tentando di tutto per farti capire che non sono quello che credi. Non mi conosci” mormoro.
“E non voglio conoscerti. Anzi, non ti voglio vedere mai più..” sputa acida.
“Non faccio altro che pensare a quello che è successo tra di noi..” rivelo.
“Sta zitto. Se ti rivedo di nuovo chiamo la polizia e ti faccio arrestare” mi minaccia.
“Dimmi una cosa.. ma davvero vuoi sposare quel coglione?” sogghigno.
“Ma che diavolo stai dicendo?” urla.
“Ho visto prima come ti baciava, ti toccava..” sussurro con voce roca.
“È il mio fidanzato. Presto lo dovrò sposare” ribatte.
Faccio una risata amara. “E gli hai detto che sei stata con me? Che sei mia?” mormoro avvicinandomi di poco.
“Che?” spalanca la bocca, indietreggiando.
“Non glie l’hai detto ancora?” sorrido.
All’improvviso fa una cosa del tutto incredibile. Mi colpisce con i fiori mentre mi insulta.
“Sfacciato. Canaglia. Razza di delinquente” mi colpisce mentre io la prendo per i polsi.
“Puoi anche negarlo ma tu sei legata a me per quello che è successo” sussurro a centimetri dalla sua faccia.
“Non mi toccare” si divincola. “Lasciami stare, toglimi le mani di dosso.”
“Fammi entrare in casa tua. Voglio parlare con tuo padre” le ordino.
“Ma sei pazzo?” ansima.
“Voglio soltanto dimostrarti il mio pentimento..” aggiungo.
“Tu sei pazzo. Lasciami stare..” grida e poi corre verso casa e si chiude dentro.


“Io non ci rinuncio. Le parlerò finché non si fermerà ad ascoltarmi.”
“Ma perché tu pensi di avere delle ragioni?” ride.
“Le ho, è evidente dopo quello che è successo..” borbotto.
“Aspetta, ma quello che è successo non l’ha voluto lei. Tu l’hai forzata o sbaglio?” sogghigna.
“Si ma è successo.”
“Il tuo è un cazzo di capriccio amico, quella ragazza ha un fidanzato.”
“Il coglione non sa ancora niente. Chissà che faccia farà quando lo verrà a sapere” rido.
“E chi glie lo dice, tu?” alza un sopracciglio.
“Finirà con il dirglielo lei e voglio vedere se verrà a cercarmi..” mormoro.
“Vuoi vendicarti perché ti ha pestato?” domanda.
“Ma che dici? Se lo rivedo lo faccio a pezzi.. giuro su Dio..” farfuglio.
“A te brucia perché lei sposerà lui e non te. Non puoi farci niente amico. Dimenticala.”


LANA POV.

“C’è una cosa che non capisco. Perché ti ha seguita?” chiede Megghi.
“Perché crede che dopo quello che è successo tra di noi sia nato un legame fra me e lui” spiego mentre mi spazzola i capelli.
“Che faccia tosta. È davvero pazzo. Ti ha obbligata con la forza ad un atto che tu non volevi e ora cerca anche un premio” scuote il capo.
“Se si trattasse soltanto di questo..” sussurro. “Ma pretende che ci parliamo, che ci conosciamo meglio. L’ultima volta mi ha regalato delle rose” racconto.
“Non ci credo” spalanca la bocca.
“Si è concesso anche il lusso di lamentarsi di Oliver. Di protestare perché mi ha visto che lo baciavo..” aggiungo.
“Quello pensa che ormai io appartengo a lui” borbotto.
“E che tipo è Lana? È brutto, grasso?” chiede.
“No” sibilo con vergogna.
Perché mi vergogno così tanto ad ammetterlo?
“Quindi non è ripugnante…” sogghigna.
“No, al contrario. È giovane e non brutto” spiego.
Perché un tale mostro deve essere così bello? Perché deve avere proprio quelli occhi? Perché? Non era più facile se fosse stato orribile?
“Ma come sarebbe? Con tutto il rancore che gli porti tu riesci a vederlo in questo modo?” chiede sorpresa.
“E che cosa dovrei fare? Dirti una bugia?” faccio una smorfia.
“No, però…”
“Il peggio è questo non riuscendo a disprezzarlo odio me quasi quanto odio lui.”
“Perché Lana?” domanda.
“Non lo so. Ma in qualche modo mi sento colpevole.”

Nell’ultimo mese ho tenuto nascosto ad Oliver quello che è successo quella notte. Per paura, per vergogna.
Il giorno del matrimonio si avvicina sempre di più e abbiamo fatti gli ultimi acquisti, organizzato le ultime cose e spedito gli inviti.
Mia madre ha fatto importare direttamente dalla Francia delle stoffe per il mio abito da sposa.
Ormai ci stiamo lavorando da giorni con lo stilista. Ho chiesto qualcosa di semplice, di non troppo appariscente. Ma loro sono dell’idea che una sposa del mio calibro debba far parlare tutti del mio matrimonio. Iniziando dalla torta nuziale e finendo al vestito.
La sarta mi punge in continuazione con gli spilli nel tentativo di aggiustare gli ultimi ritocchi.
Mi sento esausta. Emotivamente e fisicamente.
Mi aggiusta le spalline e lo spacco della gonna.
“Lana sta ferma” mi ammonisce mentre io barcollo.
Mi porto la mano alla tempia per attenuare questo senso di spossatezza. Che mi prende?
La stanza gira forte come una giostra e le gambe non reggono. La mente si annebbia del tutto ed è tutto buio.

PAURA DELL'AMORE. (Miedo Al Amor) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora