Capitolo cinque.

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“Allora?” chiedo con ansia.
“Sta tranquilla. Non le è successo nulla.”
“E dimmi..” la sprono a parlare mentre si siede accanto a me.
“Io gli ho detto di scappare e per fortuna tuo padre non l’ha visto. Quello che non potrò mai capire di questa storia è come gli sia venuto in mente di venire qui a casa tua” mormora incredula quanto me.
“Però avevi ragione, è giovane ed è bello. E mi sembra per bene.”
Ha ragione, non posso darle torto.
Per quanto mi odi nel pensarlo, e così.
“È un essere primitivo. Non pensa, non ragiona. Da retta soltanto al suo istinto. Proprio come un animale” borbotto.
“Non riesci a toglierlo dalla tua testa, vero?”
“Tutto quello che ho sofferto e che continuerò a soffrire lo devo a lui. Ma perché è venuto? Dimmi perché, come può venire in questa casa?” chiedo scioccata.
“Ha visto la tua foto sui giornali che annunciava le nozze, questo deve averlo turbato” scrolla le spalle.
“Megghi devi aiutarmi” gli prendo le mani.
“Certo, in che modo?”
“Devi andare a parlargli. Puoi farlo per me?”
“Se vuoi lo faccio.”


LOUIS POV.

Odio tutti in quella fottuta casa.
Odio tutti.
Ci penso in continuazione, tutti i minuti, tutte le ore delle giornate.
Mia nonna e mio padre mi chiedono in continuazione cosa io abbia. Credono che io stia male per una ragazza qualsiasi. Ma loro non hanno idea del crimine che ho commesso. E mi vergogno soltanto al pensiero.
Me ne sto steso sul divano a guardare un po’ di TV. In ogni caso Lana è sempre nei miei pensieri.
Decido di fare un sonnellino, e mentre sprofondo in un sonno tormentato sento toccarmi la spalla.
“Louis” mi chiama mia nonna. “Louis, svegliati.”
Apro gli occhi e la trovo intenta a fissarmi.
“Che c’è? È successo qualcosa?” chiedo mettendomi seduto.
“Perché non mi hai detto che hai una ragazza così carina?”
“Che?” faccio una smorfia.
“C’è una ragazza che ti aspetta fuori, sul pianerottolo. Ho tentato di farla entrare in casa ma non vuole. È davvero carina” mi strizza l’occhio.
“Nonna.. no, ma..” ansimo.
Cazzo, potrebbe essere Lana. Mi infilo la shirt al volo e vado dritto verso la porta, la apro e con mia delusione scopro che non si tratta di lei. Ma la sua amica. Quella che mi ha cacciato.
“Possiamo parlare un momento?” mi chiede.
“Vuoi entrare?” le chiedo indicando la porta.
“No, grazie. Preferisco restare qui.”
“Come hai scoperto dove abito?” chiedo passandomi una mano tra i capelli.
“Ho i miei metodi. Comunque sono qui per un altro motivo, molto più importante. Lana non vuole più sapere niente di te e soprattutto non vuole essere più molestata” dice tutto d’un fiato.
E perché ha mandato lei a dirmelo? Non era capace di farlo da sola?
“Te l’ha detto lei?”
“Si, mi ha chiesto di venire qui e di avvertirti che non devi più permetterti di andare a casa sua. Quello che hai fatto stasera è stata una pazzia e quello che hai commesso non può essere perdonato” sputa.
“Io mi sono pentito e volevo rimediare. Anche perché non ricordo molto di quello che è successo..”
“Basta così, non aggiungere altro. Togliti dalla testa che quello che è successo vi abbia unito in qualche assurdo modo. Visto che ti ritieni abbastanza uomo, tanto che sei entrato nella sua vita con la forza, adesso comportati da persona civile e non cercarla più…” mormora.
“Dimentica che lei esiste. Esci dalla sua vita” conclude mentre gira le spalle e se ne va.
Non le capirò mai le persone ricche.
Entro dentro sbuffando mentre mi chiudo la porta alle spalle. “Allora?” mi chiede mia nonna.
“Chi era?” interviene mio padre.
“La ragazza di Louis. È davvero carina Tom, avresti dovuto conoscerla..”
La mia ragazza quella li?
No, per niente al mondo.
“Nonna non è la mia ragazza” alzo gli occhi al cielo.
“E perché non l’hai fatta entrare” chiede mio padre.
“Perché si vergogna..” ridacchia mio fratello Michael.
“Si, certo come no” faccio una smorfia di disappunto.
“E allora chi era?”
“Un amica” mento. Il campanello della porta inizia a suonare di nuovo.
Ma che cazzo di problemi hanno queste persone?
È lei di nuovo, me lo sento.
Si sarà dimenticata qualche insulto.
Mia nonna va ad aprire mentre decido di prendere un bicchiere d’acqua.
“Louis” mi chiama mentre al suo fianco compare un uomo sui quaranta. Ha i capelli brizzolati e indossa un giacca e una cravatta. Mi fulmina con lo sguardo non appena mi vede. Capisco all’istante di chi si tratta.
Viene verso di me come una furia e mi da un pugno dritto in faccia.
Avrei potuto difendermi, fare in modo che non accadesse. Ma me lo merito e il dolore di questo cazzotto non è niente paragonato alla vergogna che sto provando in questo momento. Mia nonna urla mentre mi porto le mani sulla bocca.
Mio padre lo afferra per il bavero della giacca e gli urla in faccia.
“Ma chi è lei? Come si permette di picchiare mio figlio in casa mia?” urla.
“Papà..” lo chiamo. “Lascialo stare.”
“Merita ben altro questo miserabile delinquente” urla mentre si aggiusta la giacca.
“Non le permetto di insultare mio figlio” ribatte mio padre.
“Questo è suo figlio?” fa una risata amara.
“Mio nipote non è un delinquente, è un ragazzo esemplare” si intromette la nonna.
“È un corrotto, è un depravato. Ecco cos’è..”
“Lei non ha il diritto di offendere mio nipote..”
“Questo bastardo finirà in carcere, cinquanta anni di galera dovrebbero dargli” mormora furioso.
“Vuole dirmi cos’ha contro mio figlio?” chiede mio padre.
“Questo bastardo ha approfittato di mia figlia, ha commesso l’atto più ignobile che un uomo possa commettere contro una donna” mi accusa mentre io rimango immobile.
“Ma che dice?”
“Avanti, chiedeteglielo..” mi indica con la mano.
“Voglio vedere se ha il coraggio di mentire davanti a me” aggiunge.
“Suo figlio, mio caro signore è uno stupratore” urla.
Deglutisco forte, provo vergogna sotto gli sguardi indagatori della mia famiglia.
“Mio nipote è incapace di una cosa simile..” mi difende  mia nonna.
“È un mostro. Ha abusato di mia figlia. Una notte mentre lei era sola sulla spiaggia, l’ha aggredita usando la violenza e l’ha costretta con la forza. Quel bastardo ha abusato di lei..” mi indica.
“Non può essere, mio nipote è un bravo ragazzo” scuote il capo mia nonna.
“È un sadico, ecco cos’è suo nipote.”
“Se questa è la verità perché non l’avete denunciato?” interviene mio padre.
“Per evitare lo scandalo. Perché un bastardo come questo non ha nulla da perdere ma la mia famiglia si. Noi siamo sempre state persone onorate, apparteniamo ad una classe elevata. Occupiamo una posizione molto alta nel nostro ambiente” sputa con arroganza.
“Forse questo non lo potete capire, perché siete dei poveri miserabili. Ho sempre salvaguardato l’onore della mia famiglia e in un solo momento un bastardo come questo lo ha gettato nel fango” sputa.
“Non è giusto che finisca così, deve ricevere la punizione che merita” si avvicina a me mentre non mi sposto di un centimetro.
“Vorrei ammazzarti brutto figlio di puttana, come hai osato toccare mia figlia contro la sua volontà? Come?” mi urla in faccia mentre mi da un altro pugno.
Ed è così, ha ragione. Mi merito molto peggio.
Mi metto nei suoi panni e so per certo che se fosse capitata una cosa del genere a mia figlia lo avrei ammazzato sicuramente.
Ribellarmi, combattere e rispondere aumenterebbe solo il mio grado di colpevolezza.
Io non sono un mostro, ho soltanto avuto un attimo di debolezza e mi sono pentito amaramente ma sembra che a queste persone non importa.
Non tanto per il fatto del atto commesso ma perché noi rispetto a loro, siamo gente umile che lavora duro per andare avanti. Loro non sono come noi, si credono all’altezza di qualsiasi cosa soltanto perché hanno più lauree e conti in banca sproporzionati.
Ma una cosa è certa, loro vincono sempre.
“Lasciatelo” urla mio padre tentando di scrollarmelo di dosso. “Per la vergogna di mia figlia, per averli rovinato la vita” sputa mentre mi colpisce ancora.
“Mi piacerebbe ammazzarti disgraziato invece mi devo accontentare solo di questo. Mia figlia è una brava ragazza, è tutto per me. È una ragazza colta, intelligente, bellissima.. peccato che sfortunatamente sul suo cammino ha incontrato un bastardo spregevole come te. Sta lontano da lei” mi avverte e poi sparisce.
Rimango così, a fissare il vuoto mentre mia nonna piange e mio fratello con mio padre sono completamente sbiancati in volto.
“Ma allora è vero?” sussurra Michael. “Di qualcosa” mi sprona a parlare.
E che devo dire? Sono un bastardo spregevole come mi ha definito poco fa quel signore.
“Non hai niente da dire?” dice mio padre con tono duro.
“Niente” ribatto.
“Sei colpevole?” chiede mentre mi guarda con ribrezzo.
“Si” deglutisco mentre distolgo il mio sguardo da lui.
“Perché hai fatto una cosa del genere? Ti rendi conto che è orribile? E io che ti credevo così buono, tanto nobile” farfuglia.
“Ti prego.. sto già subendo un castigo peggiore” mormoro mentre vado in camera mia.

Ho provato a spiegare le cose come sono andate, ma non cambia il fatto che l’ho violentata. Mia nonna è stata più comprensibile mentre mio padre sembra essere di pietra. Mio fratello Michael entra nella mia stanza e si chiude la porta alle spalle.
“Che fai qui?” chiedo confuso. “Non ti faccio ribrezzo?”
“No, ma mi fai pena” mormora sedendosi accanto a me.
“Pena? E perché? Sono un mostro.”
“Non sei un mostro. Mi hanno raccontato cosa è successo. Ho capito che eri come impazzito, non sapevi quello che facevi in quel momento” spiega.
“E questo mi discolpa?” sussurro.
“No, ma spiega perché è successo quello che è successo.”
“Ma non cancella il male che ho fatto” ribatto.
“Ti sei pentito di quello che hai commesso e quando una persona si pente sinceramente riceve sempre il perdono di Dio” biascica.
“Ma non il perdono di lei. L’ho persa. Domani si sposerà con un altro..” spiego. “Ma voglio vederla lo stesso..” sussurro immaginandola con il vestito bianco.

LANA POV.

“Sono già le undici e mezzo, vero?” domando torturandomi le mani e andando avanti e indietro nella mia stanza.
“Si, Lana. Me l’avrai chiesto un miliardo di volte..” sospira.
“Ma perché non mi hanno chiamato? Ma dove sarà andata mia madre?”
“Non te l’ha detto?”
“No, è andata via prima che mi svegliassi. Non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. Mi sentivo così male, mi sono addormentata stamattina..” sospiro.
“Sono agitata per il matrimonio” rivelo.
“Il tuo fidanzato non si è fatto vivo, eh?” chiede.
“No, papà è l’unica persona in casa e non ne sa niente.”
“E cosa pensi di fare?”
“Non lo so” sussurro sedendomi.
“Perché non parti per un viaggio, vai all’estero” suggerisce.
“Devo fuggire vero? Come se fossi colpevole” borbotto.
La porta della mia stanza si spalanca e Oliver ci interrompe. Sbianco in volto immediatamente.
“Possiamo parlare?” chiede.
“Io vi lascio da soli” dice Megghi chiudendosi la porta dietro.
Mi prende per le braccia e inizia a parlare.
“Ascoltami.. dobbiamo dimenticare tutto. Riusciremo a dimenticare tutto. Ho esagerato, lo so. Ho avuto una reazione che non avrei mai dovuto avere. Ma adesso capisco, io non posso accusarti di niente. Sei una vittima” sussurra. “Per questo sono disposto a dimenticare tutto e a sposarmi con te. Però ad una condizione…” mormora.
“Io accetterò te ma non il figlio bastardo di un altro..” aggiunge.
“Che vuoi dire?” sussurro.
“Credo di essere stato molto chiaro. Ti amo e riconosco che non hai nessuna colpa di quello che è successo e sono disposto a dimenticare tutto e a sposarmi con te però non posso assumermi la paternità del figlio di altro..” ribadisce.
“Non lo farò mai. Dovresti trovare una soluzione.”
“Quale soluzione suggerisci tu?” sussurro spaventata.
“Devi sbarazzarti del bambino..” ribatte.
“E in che modo?” deglutisco.
“Troverai tu il modo.”
“Non puoi chiedermi una cosa del genere..” sibilo.
“Certo che posso. È una mia condizione. Ho già fatto abbastanza a non annullare le nozze. Te l’ho detto, voglio sposarmi con te solo se tu abortisci” aggiunge.
Il mio stomaco si stringe in una morsa mentre mi propone l’aborto. E non riesco a capire perché. Questo bambino non è stato desiderato, non è nato da un amore. È il frutto di una violenza, di una squallida scopata.
Il figlio di un mostro, ma nonostante ciò..
“Non voglio più sposarmi” ribatto.
“È questa la tua risposta?” chiede.
“Si, annulla le nozze. E per favore, adesso vattene. Voglio stare da sola..” mormoro mentre apro l’armadio per vestirmi. “Te ne pentirai Lana” sputa mentre sbatte la porta.
Ma si, che se ne vada al diavolo. Sono stanca di tutti. Stanca di sentirmi dire sempre cosa fare.
Lana fai questo, Lana fai quello. E quello che voglio io non conta? Mi infilo un vestitino rosa velocemente e prendo le chiavi dell’auto.
“Dove vai?” mi chiede mia madre.
“Alla casa al mare. Non seguirmi. Voglio stare da sola” la informo.


LOUIS POV.

“Ti prego Travis, coprimi soltanto per un’ora..” mi lamento.
“Ma perché? Che devi fare? E poi se il capo viene cosa mi invento?” sbuffa.
“Io voglio solamente vederla..” sussurro.
“È assurdo, tu sei pazzo. Ci sono un sacco di ragazze al mondo, tutte libere e disponibili e tu vai a perdere la testa proprio per quella” scuote la testa.
“Che posso farci se per me esiste solo lei. Lo so che è sbagliato, ma mi fa impazzire. E poi sono convinto che c’è qualcosa che ci unirà per sempre” sogghigno.
“Tu sei pazzo. Vattene prima che ti prenda a calci in culo” ridacchia.
“Sei un grande” gli do una pacca sulla spalla. “Ti restituirò il favore amico” sorrido mentre prendo il casco e le chiavi.

Spero di essere arrivato in tempo almeno per vederla.
Sono tutti vestiti eleganti, con il massimo sfarzo.
Tutti che parlano tra di loro come se niente fosse.
Li odio tutti.
Cerco di capirci qualcosa ma non mi permettono di vedere nulla. Mi avvicino di più per domandare a qualche invitato mentre mi sento tirare la manica del giubbotto.
“Ma sei impazzito? Perché sei venuto qui?” mi chiede l’amica.
“Io devo vederla” borbotto.
“Sei pazzo?”
“Io non me ne vado, voglio che quando passi di qui mi guardi dritto negli occhi..” farfuglio.
“Vuoi rovinargli il matrimonio?”
“No, voglio solo che senta l’amarezza che sto provando io. Sto passando le pene dell’inferno perché un altro si sta prendendo quella che doveva essere la mia donna” sputo furioso.
“Tu sei pazzo” scuote la testa.
Un signore ben vestito si avvicina alla folla e alza le mani in segno di scuse.
“Ascoltate, per motivi strettamente personali le nozze oggi non avverranno. Mi dispiace signori” mormora.
Non si sposano? Ho sentito bene? Si, non si sposano. Unitile dire che sono felice.
Sto diventando pazzo, non so perché non si sia sposata più ma lo devo sapere e deve essere lei a dirmelo in faccia. E so anche dove andare a cercarla.


LANA POV.

Amo questa casa sin da bambina. Ho sempre avuto bellissimi ricordi eppure adesso riesco solo a sentire dolore mentre mi affaccio alla finestra mentre guardo il mare. Era il mio posto preferito, quello che mi calmava.
Quello che mi faceva sentire libera da qualsiasi cosa.
Un compito andato male, una caduta dalla bicicletta o un cuore spezzato.
A adesso sono costretta a rivivere tutti quei momenti terribili. Sono confusa, spaesata e non so che fare con questo bambino.
Sento bussare alla porta e decido di andare ad aprire. Avevo detto loro di starmi lontano.
“Chi è?” chiedo ma non ricevo nessuna risposta. “Chi è?” alzo il volume della voce. Forse è mia madre. Apro la porta e me lo vedo apparire davanti.
“Lana” mormora chiudendo la porta.
“No, vattene” grido indietreggiando.
“Sta calma. Non voglio farti del male” alza le mani.
“No, no” scuoto la testa.
“Voglio solo parlarti. Soltanto un momento e niente di più” aggiunge con voce greve.
“Anche quella notte mi hai detto le stesse parole. Calmati, ti chiedo solo di ascoltarmi..” farfuglio.
“Non lo so, non mi ricordo” mormora.
“Io invece non le dimenticherò mai” gli grido contro. “Non mi perdonerai mai, vero?”
“Non vedo una sola ragione per perdonarti. Ma ne vedo invece tantissime per odiarti con tutta la mia anima” grido.
“Ma non pensi che io possa essermi pentito?” chiede.
“Che cosa mi importa del tuo pentimento.. a che mi serve? Le uniche cose che ora sento nella mia vita sono dolore, vergogna e amarezza. Tanta amarezza..” sputo.
“Dimmi perché non ti sei sposata..” sussurra.
Lo guardo bene mentre mi accorgo che è pieno di lividi. Ha il labbro spaccato e anche il sopracciglio. È stato picchiato? E da chi?
“È assurdo, io sono qui in casa mia da sola a parlare con questo ragazzo come se niente fosse” parlo con me stessa.
“Voglio solo sapere perché non ti sei sposata.”
“Ma che diritto hai di chiedermi una spiegazione? Questa è una cosa che non ti interessa..” mormoro mentre indietreggio sempre di più. È sempre più vicino e io ho paura.
“E invece si..” sogghigna. “E non mi interessa soltanto ma..” si avvicina lentamente e tenta di toccarmi il viso.
“Non mi toccare” ansimo mentre mi allontano dalle sue mani. “Non ti faccio niente” alza le mani.
“Stai tranquilla, non pensare che io voglia fare come quella notte. È stato l’istinto, ero fuori di me. Non sapevo quello che facevo..” farfuglia mentre mi ritrovo spiaccicata contro il muro.
“Adesso sono calmo e lucido” mormora ed è pericolosamente vicino, quasi da sentirne il calore. “Vattene. Perché non te ne vai?” dico in panico.
“Certo, me ne vado. Però prima voglio sapere perché non ti sei sposata..” chiede di nuovo.
“Io non te lo dirò mai” sputo.
“Sei stata male?” mi chiede con preoccupazione.
“No” scuoto il capo.
“È stato lui, vero? Quando ha saputo cosa è successo se le presa non te..” sogghigna.
“Tu sei pazzo” faccio una risata amara. Si avvicina ulteriormente e sento il calore del suo corpo contro il mio. Il suo profumo che non ha niente a che vedere con quella notte e i suoi occhi sono bassi nei miei mentre deglutisco forte. Le sue mani sono al muro ai lati della mia testa mentre il mio cuore batte forte.
“Come faccio a spiegarti che da quella notte in cui sei stata mia io ti porto dentro di me…” sussurra mentre mi guarda le labbra. “Non c’è un momento in cui non riesco a pensare a te..” dice con voce sensuale. “Sento sempre la voglia di te..” aggiunge toccandomi il mento. “Dei tuoi occhi, della tua pelle..” mi sfiora il collo con il naso mentre giocherella con le punte delle mie dita e intreccia piano la sua mano alla mia.
Non riesco a muovermi, non riesco a capirci niente.
“Del tuo corpo” sussurra sfiorando il suo naso contro il mio. “Della tua bocca” dice e lentamente tenta di baciarmi, sfiorando le sue labbra sulle mie.
No, no, no. Lo butto per aria e scappo nell’altro lato della stanza.
“No, no. Lo immaginavo. Non voglio saperne più niente di te, capito?”
“Ma perché fai così?”
“Che cosa potevo aspettarmi? Invece che con la forza volevi prendermi con tutte queste parole romantiche..” lo accuso.
“Io voglio solo che tu mi conosca meglio..” bofonchia.
“Non me ne importa niente. Non mi interessa conoscerti. Ti conosco già abbastanza!”
“Lo so che non ho tutto quello che hai tu, la tua classe.. il tuo denaro e non so parlare come te. Però non sono nemmeno quello che hai conosciuto quella notte. Io ho un cuore e so anche amare. Lasciami dimostrartelo..” sogghigna.
“Basta o chiamo la polizia” lo avverto.
“Non puoi condannarmi così.. è stato un memento di follia, sono venuto a chiedere il tuo perdono..” aggiunge.
“Perdono? Non lo avrai mai. Il mio matrimonio è sfumato, tutto è svanito nel nulla ma questo non è il male peggiore che mi hai fatto. Ce ne un altro io dovrò portarlo dietro per tutta la vita” sputo arrabbiata.
“Di che parli?” fa una smorfia.
Se solo sapessi. Ma non lo saprai mai.
Estraggo il mio cellulare dalla borsa e tento di digitare un numero. “Che fai? A chi chiami?” chiede.
“Sto chiamando la polizia” ribatto.
Mi strappa il cellulare dalla mano e lo sbatte suo divano. Mi guarda come se fosse indignato.
“Me ne vado, sta tranquilla” ribatte mentre si avvicina alla porta. Mi guarda un ultima volta e se ne va.

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PAURA DELL'AMORE. (Miedo Al Amor) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora