Distesa sul letto c'era la mia felpa grigia o, per meglio dire, la felpa grigia regalatami da lui. Mi avvicinai e la presi con mani tremanti portandola al naso. Anche se era stata lavata milioni di volte, potevo ancora sentire il profumo del suo vecchio proprietario. Sentii gli occhi pizzicare ma non ci badai. Lessi per l'ennesima volta la scritta che vi era stampata sopra: "Hard Rock Dublin". Sorrisi automaticamente al ricordo di quella fantastica esperienza. Fu il nostro primo viaggio insieme... e anche l'ultimo.
"Ma cosa ci fa qui questa felpa?" mi chiesi. Solo in quel momento realizzai che c'era qualcosa che non andava. Quella felpa, come tutti i nostri ricordi, era stata sigillata in un baule e portata nello scantinato tra polvere e ragnatele. Nessuno la tirò mai fuori da quel baule, almeno fino a quel giorno.
*toc toc*
Quel rumore mi riportò alla realtà e voltandomi di scatto, incontrai il volto sorridente di mia madre.
<L'ho trovata in un baule nello scantinato. So quanto ci tieni così l'ho presa, lavata e stirata> disse orgogliosa.
La ringraziai fingendo un sorriso a trentadue denti. Lei non parve accorgersene e, avvicinandosi, mi disse: <Sai, non riuscivo a capire come mai quella felpa si trovasse lì. Dopotutto è la tua preferita>
La guardai e le dissi con il tono più naturale possibile: <Mi aveva stancata>. Quella risposta parve piacerle, infatti si girò e andò via. Gettai di nuovo la felpa sul letto pensando a come sbarazzarmene di nuovo. Troppi ricordi.
Mi recai in bagno e mi immersi sotto il getto di acqua calda ripensando a tutto ciò che avevamo passato insieme. Senza nemmeno accorgermene le mie lacrime si mischiarono all'acqua che mi scorreva sul corpo. Arrestati il getto d'acqua e, dopo essermi messa il pigiama, mi gettai sul letto e presi il mio amato libro: Brisngr. Di solito le ragazzine della mia età leggevano quei romanzi adolescenziali come "Colpa delle stelle" o "After". Io invece non riuscivo più a credere in quel sentimento di "amore profondo che riesce a vincere sempre ogni problema". Esistono problemi più grandi di noi che non possono essere superati, anche insieme. Preferisco leggere di sentimenti più veri come l'amicizia, la voglia di libertà. Lessi fino alle 21:30, finché non sentii gli occhi chiudersi e, senza nemmeno cenare, mi gettai sotto le coperte e mi addormentai.
Mi svegliai quando una fresca brezza mi accarezzò la pelle. Ancora assonnata vidi che il balcone della camera era spalancato, segno che mia madre era stata lì. Accesi il display del cellulare e vidi che erano le 8:15, mancava ancora un'ora e un quarto all'appuntamento con Don Giuseppe. Feci colazione, mi vestii e approfittai di quell'oretta che mi restava per sistemare un po' l'armadio. Sul fondo misi la felpa grigia e poi tutti gli altri vestiti. Una volta terminato scesi in cucina e dopo pochi minuti vidi arrivare la mia migliore amica. Le diedi un bacio sulla guancia e insieme ci incamminammo verso la piccola chiesetta. Eravamo i primi seguiti da "la coppietta felice e il candelabro". Dopo tutto quello che mi aveva fatto il rossiccio nemmeno mi guardava in faccia. Un senso di nervosismo mi formicolò lungo la schiena fino alle dita. Lo repressi quando sentii io cellulare vibrare: un messaggio. Sorrisi al nome dell'emittente.
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It's My Life
RandomEra un uomo molto simpatico ma solo il nome mi bastava per odiarlo. Tuttavia non ci riuscivo: non mi sembrava giusto scaraventare su di lui tutta la rabbia che quelle sette lettere mi suscitavano. Probabilmente lui era in grado di capirmi, probabilm...
