Sakè
Mezz'ora dopo , Kanze era a colloquio con il mercante , in una saletta privata, davanti a del sakè caldo. « Yabushi san mi ha riferito che siete molto abile con la spada » disse Hishiwaza , versando il sakè nella due tazzine « vorreste entrare al mio servizio , io ho bisogno di gente fidata che maneggi bene la spada.» posò il tokurri e prese la tazzina sorseggiandone un po' « ditemi! Kanze san , questo è il vostro nome , giusto! siete un ronin, come si chiamava il vostro clan in cui prestavate servizio ? »
Kanze bevve in un sorso il liquido caldo , « hai! si , sono Matsushita_Kanze » fece un leggero inchino con il corpo, e proseguì « sono un ronin ,la mia famiglia , in cui ho avuto l'onore di servire con fedeltà e lealtà , e quello del clan Kanno...Purtroppo una tragedia si è abbattuta su di loro, e io non ho potuto evitarla. » , prese il tokurri e versò dell'altro sakè al mercante e a lui , bevvero insieme « alla loro memoria...Kampaiii!!»
« bene! » concluse il mercante « mi piacete...Vi assumo , farete la scorta ai miei convogli di merci per le capitali dei Daimyo ; Himeji , Okayama, Tsuyama, e Yonago , ricordatevi questo Kanze san » si fece serio « io divento un uomo malvagio , estremamente malvagio, quando si ruba la mia roba , non ho pietà »
Kanze prese la tazza e bevve ancora del sakè « ne farò tesoro per i miei futuri rapporti con voi »
Si alzarono e il mercante diede ordine a una serva di assegnare una stanza al samurai , s'inchinarono e aggiunse di fargli visitare la grande casa .
I pannelli di carta di riso filtravano la luce , creando un atmosfera serena e un ambiente caldo, nonostante fuori era inverno.
Man mano che Kanze si addentrava nella dimora , seguendo la serva , osservava la disposizione , ulteriore pannelli dividevano le varie stanze padronali. Per arieggiare gli interni , bastava far scorrere i larghi pannelli , eliminando le barriere tra interno e sterno. Ogni stanza corrispondeva a un multiplo di stuoie e tatami rettangolari di misura uniforme e le sue dimensioni erano in base al numero necessario di tatami per coprire i pavimenti.
Ogni stanza aveva mobili riccamente decorati, pregiati vasi cinesi, cofanetti di madreperla, tante composizioni di ikebana ornavano gli angoli. Le fusuma le porte scorrevoli ornate con bei disegni , ridefinivano le varie stanze.
Kanze notava , la mano femminile in questa casa, delle molte serve che lui aveva visto schierate fuori all'arrivo dei padroni.
La zona della servitù nella parte posteriore , era molto grande , con stanze per dormire, una per lavarsi,e una grande cucina dove due fuochi sempre accesi servivano per cucinare i pasti.
Incontrò altre persone al servizio , che cordialmente salutò con un inchino , la presentazione la faceva la serva che lo accompagnava con tanto di sorrisi e inchini.
Kanze voleva chiederle alla serva , se tra loro c'era una bimbetta di circa 9-10 anni , ma ! aveva paura di scoprirsi , perciò attese e continuò la visita.
Si ritirò nella sua stanza , dicendo alla serva – di voler consumare la cena da solo , avrebbe fatto conoscenza con gli altri a servizio l'indomani per la colazione – s'inchinò , chiudendo il pannello di legno.
Suisen
Quella mattina, Suisen fu svegliata prima dell'alba.
Doveva andare a far rifornimento d'acqua alla sorgente che distava qualche chilometro dalla casa.Si coprì più che potè con i pochi stracci che aveva, prese due secchi, una canna e uscì nella notte.
Subito fu investita da un venticello gelido che brinava il paesaggio ed ebbe un brivido di freddo e di timore.
Aveva paura di avventurarsi da sola lungo il cammino.
Di solito andava con un ragazzo che faceva i lavori di fatica nella casa, ma questa volta l'avevano mandata sola.
Mondai arimasen, piccolo fiore, mormorò prima di attaccare i secchi all'estremità della canna che si mise sulle spalle.
Guardò in direzione del cammino che avrebbe dovuto percorrere e si avviò nella notte.I sassi del sentiero e l'erba dei prati che attraversava per abbreviare il percorso, scricchiolavano sotto i suoi piccoli piedi, per via della brina.
L'aria pungente feriva la tenera pelle di quel viso e di quelle mani di bambina, che procedeva con attenzione per non inciampare nella notte.
Non c'era nemmeno la luna a rischiarare i suoi passi.
mondai arimasen
Ogni tanto si fermava per trarre dalla tasca dei docetti energizzanti che aveva rubato dalla dispenza e ne mangiava qualche piccolo boccone prima di proseguire.
Non le piaceva rubare, ma quel giorno non le avevano dato nemmeno il tempo di fare colazione...
mondai arimasen
Il cielo iniziò a tingersi di tenui colori, rendendo meno faticoso il cammino.
Grazie sole che stai venendo ad illuminare il mondo anche per me e a scaldarmi con i tuoi tiepidi raggi invernali!
Finalmente la sorgente fu in vista, circondata da erba e massi; creavano una laghetto che tratteneva l'acqua, prima di lasciarla fuggire via sotto forma di un piccolo ruscello gorgogliante.In altri momenti Suisen aveva goduto della bellezza del luogo, ma quel giorno aveva troppo freddo ed era già stanca.
La superficie del lago era coperto di un sottile strato di ghiaccio lungo le sponde, proprio dove lei avrebbe dovuto raccogliere l'acqua pura.
mondai arimasen
Staccò i secchi dalla canna e con essa ruppe la lastra ghiacciata, si inginocchiò nell'erba bagnata e iniziò a riempire i secchi con l'acqua gelida.
Le mani bagnate sarebbero diventate ancora più fredde e rosse, se ciò fosse stato possibile, ma lei portò a termine con cura il lavoro affidatole.
mondai arimasen
Mangiò ancora un boccone di cibo, attaccò nuovamente i secchi, ora pieni, all'estremità della canna e con molta fatica se la posizionò in equilibrio sulle sue piccole spalle.
Era troppo pesante per lei, ma intrapprese risoluta la lunga via del ritorno.
mondai arimasen
Camminava con passo incerto per il peso e dopo pochi metri inciampò su una pietra e dovette tornare indietro a riempire i secchi nuovamente
mondai arimasen
Il sole ora iniziava a giocare con le increspature dell'acqua, senza riuscire a riscaldarla.
Suisen si asciugò le mani sul kimono prima di rimettersi il carico in equilibrio sulle spalle e riprese il cammino di casa.
mondai arimasen
Aveva fatto già tanta strada quando scivolò sull'erba umida e cadde nuovamente.
Sarebbe dovuta ritornare alla sorgente e riempire per la terza volta i secchi.
Sentì che gli occhi si riempivano di lacrime, se le asciugò con una manica e si accinse a fare quello che doveva.
mondai arimasen
Il sole era già alto nel cielo, quando all'orizzonte apparve l'ultima fila di colline che doveva sorpassare prima di poter giungere a casa, ma non era per il suo calora che la bambina sudava.
Aveva le spalle e le gambe doloranti e camminava con la massima attenzione, per paura di far cadere nuovamente il suo prezioso carico.
mondai arimasen
Quando finalmente giunse a destinazione, il sole aveva superato da molto la metà del suo cammino nel cielo e Suisen si sedette un attimo davanti alla porta per riposare, prima di portare i secchi dentro.
Cosa fai lì a polrire?
Non ti sembra di aver già perso troppo tempo?
Ci hai messo tutto il giorno solo per portare l'acqua e ancora devi fare tutto il resto!
Non credere che aver fatto una passeggiata ti esimia dai tuoi doveri quotidiani!
Le furono gettati in grembo una montagna di abiti da lavare e fu allontanata in malo modo, colpita dalla stessa canna che tutto il giorno le era servita per trasportare il pesante carico.Con gli occhi pieni di pianto, la bambina pregò in cuor suo
Onorevole samurai Kanze, vieni a riprendermi!
Portami via da queste orribili persone!
Aspetterò tutto il tempo che sarà necessario e cercherò di svolgere al meglio i miei compiti,
ma ti prego Kanze-sama,
non permettere che tutta la mia vita passi, giorno dopo giorno, fra queste mura!
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Suisen piccolo fiore
Historical FictionGiappone, sedicesimo anno (1603) Kanze_matsushita un samurai diventato ronin vaga per il Giappone alla ricerca di una bimba figlia dal suo signore ucciso da un Clan rivale. Solo la moglie del padrone grazie a lui si era potuta salvare e gli aveva...