Capitolo 9

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  Gironzolando per la casa Kanze , udì alcune serve che conversando tra loro , parlavano della piccola serva tornata dal fiume con i secchi d'acqua. Ora tutta febbricitante stava in camera a rammendare abiti , ordinatale dalla padrona senza cuore. La bambina continua a ripetere - mondai arimasen – mondai arimasen –

Una delle serve disse: « tra un po' le porto la cena di nascosto dalla padrona, perché se mi vedesse , mi farebbe picchiare » si mise le mani davanti alla faccia in un gesto di sconforto dicendo « ma! Non posso lasciarla così , mi fa tanta pena...Povera piccola. » Si allontanò per andare in cucina a prendere del cibo per la piccola malata.

Kanze le andò dietro e tossendo leggermente si fece sentire da lei , che girandosi di scatto lo vide ed esclamò « ohi ! Siete voi ! samarai sama , cercate qualcosa ? » « sumimasen , scusatemi , non volevo spaventarvi , solo domandarvi se posso venire anche io a trovare la piccola malata , ho qui delle erbe che possono ridurre la febbre » mostrò un pacchetto con delle radici « le facciamo scaldare in una tisana e gliela facciamo bene...Vedrete che domani starà già bene. »

La giovane serva lo guardò meravigliata pensava "" cosa mai , poteva volere un samurai da una piccola servetta ""
alzò le spalle infischiandone del motivo e rispose gentilmente « arigatou , samurai sama , douzo , prego , seguitemi nella cucina , così prepariamo la tisana per la piccola.»

Arrivati , Kanze preparò la bevanda calda , grattò con un coltellino la radice facendo cadere alcune scaglie nell'acqua bollente , aspettò che si colorasse poi travasò il tutto in una tazza adoperando un pezzo di lino come scolino per trattenere i pezzi di radice. La serva aveva preparato un po' di riso caldo in una ciotola e della verdura con del pesce. Prese il vassoio e si diresse verso la camera di Suisen. Lui la seguiva con la tazza fumante.

Arrivati davanti alla camera la serva posò il vassoio a terra e fece scorrere la shoji , porta , poi riprese il vassoio ed entrò nella stanza.

La piccola era distesa sul futon , si era messa addosso , solo una leggera coperta , teneva gli occhi chiusi e nel delirio della febbre ripeteva – mondai arimasen – mondai arimasen -

Kanze , entrando nella piccola camera , rimase di stucco , alla vista della piccola distesa sul letto , riconosceva i lineamenti della sua signore e alcuni tratto del suo capo clan il sig. Kanno Yamana , una rabbia gli stava esplodendo in corpo , ma dovette trattenerla per evitare di farsi scoprire. Aiutò la serva a sorreggere la piccola per la testa mentre le facevano mangiare alcune porzioni di riso e pesce . Kanze riuscì a farle bere la tisana e mentre la serva si era allontanata un attimo per controllare che non venisse nessuno l, mormorò alla piccola tutta la frase che lui usava per proteggerla :
"Mondai arimasen, nessun problema, piccolo fiore" prese un pezzo di telo e lo bagnò con dell'acqua , glielo mise sulla fronte « finalmente , ti ho trovata Suisen , stai tranquilla ! Ti porto a casa.» sussurrò vicino all'orecchio . Le mise sotto il rotolo che usava per cuscino un pezzo di stoffa con l'effige del clan due fiori di susino e un fiore bianco.

   Al rientro della serva Kanze si alzò dicendo « bene! Possiamo lasciarla dormire tutta la notte , domani starà già meglio...Andate pure rimango io di guardia alla porta e se viene padrona Okò san ci penso io ad avvertirla.» Lei non se lo fece ripetere due volte , non voleva assolutamente avere niente a che fare con la sua cattiveria. 


Kanze si sedette fuori dalla stanza e attese l'arrivo della padrona , che poco tempo dopo si fece sentire urlando il nome della piccola « SUISEN !! DOVE SEI PICCOLA SFATICATA SEMPRE A DORMIRE » si fermò di botto quando vide il samurai sama davanti alla camera con uno sguardo duro , lui con un dito sulle labbra le fece cenno di tacere « zitta per favore , ora dorme tranquilla » le disse con voce decisa « domani starà molto meglio , e potrà venire via con me! »

La padrona lo guardò esterrefatta , non era mai successo che un servo ronin potesse aggredirla in quel modo , riuscì a biascicare alcun parole ,« ma! ma! Ma! Come vi permettete , sapete chi sono io?...Lo dirò a mio marito e vi farò cacciare non prima di avervi fatto frustare »

« douzo , prego , andate pure a riferirlo , ditegli anche che in cambio della piccola gli comunicherò chi è che ruba la sua merce nei viaggi »

La donna lo squadrò altezzosa girò su se stessa e se ne andò via seguita dalle serve.

Suisen

  Quella mattina Suisen non riusciva ad aprire gli occhi.
Il freddo e la fatica del giorno prima, uniti al poco cibo, avevano avuto la meglio su di lei e ora era ammalata.
Respirava a fatica e la pelle scottava anche se era scossa da brividi di febbre.

La sera prima Okò-san le aveva ordinato di rammendate diversi abiti e lei temeva il castigo che sicuramente le avrebbe inferto, se non avesse portato a termine il suo compito.

mondai arimasen
mormorò alzandosi e prendendo tutto il necessario per cucire.
La testa girava, gli occhi gonfi non le permettevano di vedere chiaramente e le doleva ogni fibra del suo corpo.

No, non ce la faceva proprio!
Si sdraiò nuovamente, si coprì con una leggera coperta, chiuse gli occhi dolenti e si l'asciò abbracciare dal delirio della febbre alta.

La pagherò duramente per questo!
mondai arimasen , fu l'ultimo suo pensiero lucido, prima di essere preda di rapide immagini scollegate.
Forse dormiva, sognava.
O forse no.
Non lo seppe mai!

Nel suo delirio sentì la sua voce pronunciare incessantemente mondai arimasen.
Si sentì chiamare hahaue, chichi, mammina, papà.
Sentì mani che la sorreggevano e le porgevano del cibo e una bevanda calda dal sapore ignoto.
Sentì il refrigerio di una tela fresca sulla sua fronte ardente.
Sentì una voce che sembrava provenire dal suo passato
Mondai arimasen, nessun problema, piccolo fiore. Finalmente, ti ho trovata Suisen, stai tranquilla! Ti porto a casa.

Ma il suo corpo e la sua mente non le appartenevano più.
Fluttuava fra immagini belle e brutte, spinta dalla febbre che ancora non voleva scendere.

Passarono le ore e la bambina aprì gli occhi.
La febbre era svanita, ma ancora aveva nelle orecchie l'eco di una frase...ti porto a casa!

Che strani i sogni del delirio...danno corpo ai desideri più profondi!
Pensò, rimettendo a posto il futon per dedicarsi al lavoro del cucito.

Da sotto il rotolo che fungeva da cuscino, cadde un piccolo pezzo di stoffa con dipinti due fiori di susino e un fiore bianco.
Riconobbe subito l'effige del suo clan e il cuore le balzò in petto.
Come era finito lì?
Chi ce lo aveva messo, mentre lei era incosciente?

Stava per lanciarsi fuori dalla stanza alla ricerca di risposte alle sue domande, quando attraverso la carta di riso della porta scorrevole, lo shoji, vide in trasparenza la figura di un uomo seduto.

Ebbe paura che fosse un samurai della casa che la sua padrona aveva messo di guardia alla sua stanza e che avesse l'ordine di trascinarla da lei appena fosse guarita, per punirla della sua malattia.

La piccola non si sentiva ancora le forze necessarie per sopportare le frustate, così si inginocchiò e iniziò a cucire.
La sua mente era affollata di domande, desideri e speranze, ma doveva portare a termine il suo lavoro, prima di poter uscire.

mondai arimasen

   

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