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Gerard non sa se ringraziare Buddha o Babbo Natale, ma nel caso mentalmente lancia una preghiera tutte le religioni e i credo possibili, Harry Potter compreso.

Stava scrivendo la sua quarta lettera, che spera essere l'ultima, a Frank, quando il suo nano si è alzato a sedere urlando il suo nome, chiedendogli se gli mancasse. Come se potesse non mancargli un pezzo di sé stesso.

Una infermiera piena di curve gli ha chiesto di uscire fino a quando non avranno fatto i dovuti controlli. Frank ha provato a protestare, ma la ragazza è stata irremovibile, sostenuta dal dottore che è arrivato, con un tempismo perfetto, giusto in tempo per buttare Gerard fuori dalla stanza.

Ora lui è fuori dalla camera dove si trova la sua strada per casa, ma non è ancora riuscito a sentire la sua voce o toccarlo. Ha anche provato a uscire a fumare, giusto per calmare i nervi, ma quando ha visto Jamia scendere dalla macchina è entrato con lei, solo per correre in bagno a vomitare quando lei ha chiesto come stesse suo marito, Frank, con l'aria di chi si preoccupa per la sua salute. A Jamia non interessa di Frank come importa a Gerard.

Ma, pensa, vomitando nei cessi fin troppo bianchi e immacolati dell'ospedale, il fatto che porti quel fottuto anello al dito le permette di entrare dal suo nano, quando dovrebbe essere il rosso a stargli accanto. Le permette di stare vicino a lui. Di scegliere per lui. Di crescere dei bambini con il suo nome. Jamia l'ha mai visto sorridere quando torna a casa e prende in braccio le bambine, quando le fa ridere e i lati della sua bocca diventano appuntiti ma dolci? Godendo di questo privilegio, quello di vedere il suo sorriso, i suoi occhi, di vederlo ogni giorno, ne usufruisce? Vive ogni istante con lui come dovrebbe? Lo guarda come farebbe Gerard, se avesse lui l'anello con il nome Frank Iero inciso all'interno?

Gerard si sciacqua la bocca, non vuole che il suo Frankie lo baci sentendo il sapore della bile che gli ha fatto salire la donna che ha sposato.

Sempre ammesso che Frank lo voglia baciare.

Alza la testa, ignaro. E lo vede.

Si vede.

I capelli rossi con la ricrescita, gli occhi stanchi, a pezzi, le mani tremanti, insicure, portate verso la guancia con un leggero accenno di barba, quella barba che cerca da anni di farsi crescere e non riesce mai tenere, la maglietta stropicciata e sporca. La pancia che sta tornando con l'età.

Non è degno di Frank. Lo sa, nella sua testa c'è Jamia che scende dalla macchina per andare da suo marito, con un bel vestito nero, il trucco perfetto, i capelli in ordine e la camminata sicura, quella di chi è certo di cosa è degno di avere. Gerard non sa cosa si merita.

Non crede nemmeno di poter veramente meritarsi qualcosa.

Figuriamoci Frank, che non è affatto un semplice 'qualcosa'. Frank è l'essere vivente più dolce e gentile e meraviglioso che esista. Solo che non se n'è ancora accorto e Gerard, egoista come sempre, spera non se ne accorga mai, perché significherebbe perdere il loro legame, anche se ormai è così sottile da sembrare inesistente.

Piange, ma non vuole levare il velo che gli impedisce di vedersi allo specchio. Le lacrime scendono libere, seguono un percorso che qualche volta ha compiuto anche la mano di Frank, per asciugarle.

Gerard pensa di andare prima a casa sua, a prepararsi, rendersi più presentabile, anche solo un poco; vuole essere bello per lui, perché il suo nano merita il meglio, non un barbone con la ricrescita e la maglietta degli Smiths stropicciata e bagnata.

"Gee, hai capito cos'è successo?"

"Poco amore mio, sei tu quello che sa l'italiano." Ride, il suo Frank, con i lati della bocca che si sollevano e le labbra tese, gli occhi brillanti. La sua risata è un suono che Gerard ascolterebbe tutto il giorno. Se gli chiedessero senza cosa non potrebbe vivere risponderebbe che è il suo sorriso e quel suono che tintinna nella gola del suo nano.

"Non so l'italiano, solo qualche frase o parola. Comunque il signore con i riccioli, Attilio, ha deciso di andare a rendersi più presentabile per salutare la donna che ama, la tizia in coma. Solo che è finito in un campo minato e lei è tornata in Italia, quindi non sa che Attilio è rimasto vicino a lei per tutto questo tempo e che ha fatto l'impossibile per aiutarla." Pausa, per bere, per guardare la donna che ammira una tigre in mezzo alla strada, circondata dal polline bianco, come in un sogno. "La trovo anche stupida, come cosa, perché se lei lo ricambiasse, non le importerebbe dei calcinacci e dei pantaloni sfilacciati di Attilio. Gli basterebbe lui, in qualunque sua forma." Gerard annuisce, perso nei suoi occhi. Spera di non vederli mai chiusi, in coma, come è successo a quell'uomo. Vorrebbe poter capire l'italiano, perché è sicuro che Attilio stia descrivendo il suo amore in versi, lo stesso amore che lui prova per Frank.

Ma non sa l'italiano e non può immaginare cosa potrebbe succedere dopo il tour, è solo il 2008.

Gerard è fermo di fronte alla stanza di Frank. Ha asciugato le lacrime, ma gli occhi sono ancora leggermente rossi.

Ha paura. Ma non di perdere Frank per sempre, l'ha già rischiato.

Ha paura di non essere abbastanza. Ha paura che il suo nano capisca quanto lui sia insignificante e lo lasci. Non vuole che Frank si accorga che Gerard non è abbastanza per lui, non vuole rimanere solo. Sarà egoista, ma l'amore è così.

L'ha lasciato anche per questo: ha messo davanti il bene del chitarrista rispetto al suo, a quello del gruppo.

Rimane immobile, con la mano appoggiata sulla maniglia della porta, come se fosse il personaggio di un film che non vuole lasciare andare qualcosa o qualcuno, o non ha il coraggio di affrontarlo, mentre il mondo gli passa attorno, silenzioso. Non sente nulla se non il respiro pesante dell'uomo dietro quella porta. È una scena patetica, se vista da fuori, nella realtà, ne è consapevole. Ma lui è una diva del cazzo, come direbbe Mickey se fosse lì, e deve per forza rendere tutto così teatrale.

"Geezie." Sussulta, da quanto non sentiva la sua voce dal vivo? "So che sei lì. Per favore, entra a parlarmi. Anche solo per salutare." Un'altra pausa, mentre il cuore di Gerard striscia in mille pezzi sotto la porta per cercare di raggiungere Frank. "Mi sei mancato da morire."

Frank non sente una risposta, un suono che gli dimostri che il rosso sta entrando o andandosene. Solo il suo respiro.

Alza gli occhi, fissando il soffitto, per non piangere. Li stringe fino a quasi farsi male, pur di non arrendersi al pianto.

Non di nuovo. Non per lui.

"Letteralmente." Gerard lo sta fissando, un sorriso strafottente sul viso, gli occhi rossi e gonfi. Sta cercando di sfuggire allo sguardo di Frank, circondandosi la pancia con le braccia, come fa quando non vuole essere guardato.

Ma è lì.

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Wattpad sta mandando messaggi per convincermi a cancellare questa storia.

Solo che mi sento in colpa a farlo, è la mia prima ff sui mychem... (più o meno, Ray e Mickey sono inesistenti).

Btw, anche se non la legge nessuno non mi piace lasciarla a (circa) metà.

Il bello è che il capitolo è pronto da due mesi e non sapevo se pubblicare o cancellare.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2016 ⏰

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So close your eyes and Sleep ||Frerard||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora