Thursday//2

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Sento un urlo terribile e mi precipito giù dal letto. Nick fa lo stesso e spalanca gli occhi.

'..ALEX. Questa è Brandy.'
'..oh, l'hai sentita urlare così tante volte? Non è che potremmo lasciarla nelle mani del suo presunto assassino? Non è che mi stia poi così simpatica.',risposi sarcastico. Ma Nicholas non sembrava apprezzare l'idea.

Corre verso la stanza e io lo seguo a ruota, ma è troppo veloce.

Cambia dormitorio, e cercando quella camera mi chiedo come abbiamo potuto udire l'urlo a tale distanza.

Arrivati lì davanti, Nick spalanca la porta.

Brandy era in piedi davanti a una porta spalancata, sarà il bagno della sua camera. Aveva un'espressione da trauma e indicava un punto dentro la stanza. Si volta verso di noi.

'..lei..cosa..',io e l'altro ragazzo eravamo entrambi allarmati, ma nessuno dei due riusciva a capire cosa stesse succedendo in quel maledetto posto.
'..chi e cosa, bionda. Ti costa tanto usare soggetto e predicato?',il mio sarcasmo non morirà mai.
'..la mia coinquilina è SDRAIATA A TERRA CON DEL SANGUE ADDOSSO E SUL PAVIMENTO E CREDO CHE SIA MORTA!'

Nicholas era immobile. Immobile. Per qualche secondo ha solo sbattuto le palpebre. Poi si è precipitato davanti alla porta scostando a malo modo la ragazza, e io feci lo stesso. E, in quel momento, realizzai qualcosa che Nicholas sapeva da ben qualche decimo di secondo prima di me: la coinquilina di Brandy era la cugina di Nicholas.

***

Un'ambulanza piazzata davanti non avrebbe fatto bella pubblicità al college.

Silvia fu portata su una barella, e Nicholas si avvicinò a un medico.

'..stará bene. Se voleva suicidarsi, ha usato la lametta in modo sbagliato.'
'..ha tagliato in orizzontale, vero? Sono i tagli fatti in verticale quelli che è difficile chiudere.',Margo era spaventata. E inquietante.

La camicia da notte lunga fino alle ginocchia, il cappotto semplicemente appoggiato sopra le spalle e le braccia incrociate per proteggersi dal vento freddo della mattina presto le davano una perfetta aria da film horror.

'..è colpa mia. Perché deve SEMPRE essere tutto colpa mia?! PERCHÉ?!',l'abbraccio. Per i primi istanti si è dimenata, ma poi si è abbandonata all'abbraccio. È scoppiata a piangere sulla mia spalla.

Dopo qualche secondo, mi accorsi di una cosa.

'..Margo. Questo cappotto non è tuo.'
'..no. È di Shemuel.',il medico si volta verso di lei.

'..allora. Due cose.
PRIMO: non darti la colpa. Se una persona vuole morire, il conforto di amici e parenti non verrà accettato. Devi sentirti un errore stratosferico, oppure così tanto invisibile, per arrivare ad ammazzarti.
SECONDO: Shemuel..? Oh, davvero? Ma che razza di nome è?!',il ragazzo gli stava dietro, e lo volta verso di lui prendendolo dalle spalle.

'..significa Dio ha ascoltato. Non so se può capire.'
'..mi dispiace. Ma in alcune lingue quel nome risulta un insulto.'
'..nei dialetti, soprattutto. Margo..tutto okay?',la ragazza si siede a terra, facendo lentamente no con la testa.
'..voglio morire.',il dottore si mise una mano sulla fronte.

'..QUESTA SA PURE COME TAGLIARE tenetela lontana da lamette e coltelli.'

Margo non lo avrebbe mai fatto. Non riesco a capire l'insensibilità di Shemuel: Silvia è sua cugina. E invece di piangere come un disperato abbraccia Margo. Sono rimasto sotto shock per qualche minuto e mi hanno dovuto bagnare con una bacinella d'acqua fredda, per questo non ho pianto. Ho ancora capelli e maglia umidi.

Per uno stupido errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora