Twins beyond the mirror.4

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"Però ha dei bei occhi".
Continuammo a camminare e arrivammo fino al parco, Antonio lasciò libero il cane e ci andammo a sedere sul prato inglese in un posto più riservato, sotto un maestoso pino.

-Sai? È qui che vengo tutte le mattine. Aron può passeggiare tranquillamente-

-Non capisco perché vieni a quest'ora però! Non c'è nessuno-

-Appunto! Mi sento tranquillo, e penso molto!-

-A cosa pensi?-

-A volte penso a mia madre. Mi manca tantissimo. Era la mia principessa. Però un brutto incidente me l'ha portata via per sempre. Venivo sempre con lei qui, in questo posto, stessa ora-
Disse il ragazzo lanciando un sassolino

-Mi dispiace molto sai? Non credevo che tu fossi venuto qui da solo. -

-Per fortuna ho qui un amico. È all'università e studia giurisprudenza. È come un fratello per me, ma ormai sono rare le volte in cui lo vedo.-

-Capisco. Beh, quando vuoi io e mia sorella siamo a casa. Ci fa piacere stare in compagnia-

-Grazie!-

Era lì difronte a me. I suoi profondi occhi verdi si incrociavano nei miei occhioni azzurri. Silenzio. Dal suo viso spuntò un fantastico sorriso. Quel sorriso così sincero.

-Tu non vai più a scuola?- domandai per rompere un po' il ghiaccio.

-No no. Sono diplomato, ma non ho più continuato. Ora sono in cerca di lavoro. Tu?-

-Io vado ancora a scuola. Ma non credo che proseguirò per la laurea-

-Ho capito. Invece tua sorella?-

-Oh, lei è la perfezione! È la preferita della famiglia! Ha ottimi voti a scuola. Il suo desiderio è quello di diventare direttrice di un enorme salone di abiti da sposa-

-Beh, ha bei progetti.
Accidenti si sono fatte le 11.00. Scusa ma devo proprio scappare. Ci vediamo stasera. Ciao bellissima è stato un piacere-

Quelle parole, mi bloccarono. "Ciao bellissima.." 
Mi incamminai verso casa, un freddo venticello mi scosse la folta coda di ricci e penetrò nella felpa giù per tutta la schiena. Mi sentivo così libera.
Le foglie cadevano dagli alberi, e uno dopo l'altra formarono un variopinto tappeto sul marciapiede.
"Inverno" pensai.
Di lì a poco sarei diventata maggiorenne. Il 23 Novembre io e mia sorella avremmo spento le candeline più importanti. Poi saremmo diventate indipendenti . "Chissà cosa faremo dopo il diploma io e Gaia" pensai.
Arrivai a casa. Tutto spento.

-Mamma? Sono a casa! Gaia? C'è qualcuno?- urlai.

Tutto tacque. Le luci erano tutte spente. Mi diressi verso la cucina, un post it era attaccato al frigorifero.

"Sono la mamma. Siamo di rientro verso le 18:00. Mangia qualcosa e STUDIA"

"Ma dove diavolo sono andati "
Mangiai un panino al volo e mi rifugiai in camera. I miei occhi notarono qualcosa di diverso.
Un letto, un armadio, una scrivania. Dove erano andate a finire le cose di mia sorella? Mi feci un giro locale e notai che semplicemente li avevano spostati in una stanza differente, dove le quattro mura erano ricoperte da una vasta fila di libri.
"Sicuramente qui potrà studiare meglio"  "Finalmente posso dormire beata" pensai.
Mi recai in soggiorno e mi sedetti a guardare un po di televisione. Ma crollai in un sonno profondo.

-Greta!-  erano finalmente rientrata casa

-Mamma! Dove siete stati?-

-Ssh, non importa. Tutto bene?-

-Si, dov'è Gaia? Perché avete spostato tutto?-

-È in camera sua adesso, non disturbarla starà studiando. Và a farti un bagno caldo.-

Era molto strana. La sua voce era come impietrita, come se avesse avuto un trauma. Non le domandai altro e mi recai da mia sorella nella sua nuova camera. Bussai. Silenzio.

-Gaia? Posso?- dissi.
Aprii la porta e immediatamente vidi che si asciugò il volto.

-Non si usa più bussare?- urlò con voce singhiozzante

-Scusa, ma ho bussato. Tutto bene?-

-Tutto bene non si vede?? Adesso devo studiare, ci vediamo dopo. -

La lasciai li come voleva e mi incamminai per la cameretta mia. Sentii singhiozzare mia madre che parlava con mio padre.

-È troppo piccola per andare via!-
-Angela! Smettila, calmati! È tutto apposto!-
-Nulla è apposto. -

"Che sta succedendo?" "Chi è troppo piccola per andare via?" 
Mi ricordai subito che Gaia aveva inviato una lettera per il college in America, e sicuramente mia madre non ne era d'accordo.
Non ci feci molto caso. Tornai in camera mia e mi lanciai a peso morto sul letto con un paio di cuffie nelle orecchie.
"Toc-toc "
-Si?-

-Greta, dobbiamo andare dal vicino ricordi?-

Era mia sorella che d'un colpo mi fece ricordare del sorriso di Antonio.

-Arrivo!-

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