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"Dimmi che era l'ultimo.."

"Era l'ultimo."

Elena si buttò sul divano coperto da un telo bianco impolverato.

Era appena arrivata nella casa che avrebbe diviso con Ginevra ed Elena.

Erano a Milano, per quanto lei amasse di più Roma, era riuscita a trovare una casa per tre persone che potesse essere in grado di farle piacere quella nuova vita.

Si, era decisamente pronta.

Avevano appena finito di portare tutto il set della sua batteria nella sua camera che si trovava su per delle scale strette.

Amava la camera che aveva scelto, aveva un bel terrazzo comunicante con la cucina in cui potevano proiettare film su un muro bianco. In cui lei avrebbe potuto passare le serate in bianco a scrivere ciò che le passava per la testa.

Per un attimo le passò davanti agli occhi un quaderno in pelle nera. Gli girò un attimo la testa e poi si riprese.

Ora erano inevitabili da sottovalutare quei flashback, che sempre erano seguiti da un giramento di testa, e se erano importanti finiva per stare male per qualche minuto. Il dottore l'aveva rassicurata dicendogli che sarebbero passati prima o poi, ma erano sempre lì, pronti a farla stare male.

"Ancora quei giramenti di testa?"

Ginevra era appena entrata in camera, forse proprio nel momento in cui lei si era destabilizzata.

"Si.."

"Le hai prese stamattina le pillole?"

Ginevra era la mamma di casa, quando invece Elena era un po' irresponsabile e sognatrice. Sofia era la ragazza da proteggere, da salvare, e lei lo odiava. Odiava quando Elena la costringeva ad essere accompagnata da lei per andare a comprare qualcosa lontano da casa, odiava quando di notte lei si svegliava per gli incubi e Ginevra si metteva a dormire con lei. Era imbarazzante, sembrava una bambina irresponsabile di se stessa.

"No, ma non ne ho bisogno. Faccio anche da sola a restabilizzarmi."

Ginevra la guardò storto.

"Prendi le pillole o dormi sul divano e non condivido con te la mia sala prova per quel pianoforte!"

Sbuffò e andò in cucina passando per l'esterno, prese le pillole e si mise seduta in terrazzo per terra a guardare Milano dall'alto.

Ginevra si sedette accanto a lei e le mise un braccio sulle spalle.

"Facciamo che tu ora ti sistemi la camera e poi, quando hai finito, ordiniamo sushi e poi usciamo. Okay?"

Quelle proposte erano la rovina per Sofia, ogni volta che Ginevra nominava "sushi" e "uscita" insieme non riusciva a resistere e si lasciava convincere in un batter d'occhio.

Si alzò e andò in camera, cacciò Elena e iniziò a mettere a posto la batteria e i mobili. Erano riuscite a tenere i mobili del vecchio proprietario. Mise un telo sulla batteria appena montata e si mise una vecchia camicia che le veniva enorme.

Aveva uno strano odore.

Non riusciva a capire come potesse essere ancora lì quel profumo e come mai profumava proprio di tabacco e profumo da uomo.

Si rimboccò le maniche e poi aprì i barattoli di vernice grigia. E così, dopo sole due ore di pittura quella camera riuscì a piacerle ancora di più.

Già le sue coinquiline avevano ordinato e tutto era arrivato in largo anticipo. Si mise a tavola e iniziò a mangiare.

"Allora domani mi aiuti tu per il carico di marce che arriva domani, Sofia?"

Un cuore in due || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora