Con un morso staccò un pezzettino di quella cialda soffice e buona che le avevano portato Elena e Ginevra.
"Allora?"
Ginevra era impaziente di sapere com'era la sua nuova ricetta per il bar che iniziava a diventare famoso per le specialità che preparava la sua coinquilina.
"Secondo me.."
Guardò Ginevra che la fissava speranzosa.
"Sono più che ottime! I gusti sono perfetti ed è sofficissimo, quasi si scioglie in bocca!"
Ginevra si buttò su di lei ridendo e quasi piangendo dalla gioia.
"Grazie, grazie, grazie!"
"Ho solo detto la verità."
Le due si staccarono e Sofia finì la sua cialda. Elena era in disparte, seduta di una sediolina di plastica a fissarla, con il volto preoccupato. Sofia notò immediatamente quel velo di tristezza nei suoi occhi.
"Tutto a posto?.."
Elena la guardò, ma il suo volto non cambiò d'espressione.
"Dobbiamo dirglielo.."
Ginevra aveva cambiato velocemente espressione, come se il sorriso di prima non era mai esistito.
"Cosa dovete dirmi?.."
"Sofia, noi.."
Un senso di paura si impossessò di lei, facendola quasi tremare. La stanza aveva ripreso ad avere quel senso di opprimezza e tristezza.
"Cosa voi?"
"Ricordi James?.."
"Il tuo amico, no?"
"Lui è stato.."
Un singhiozzo scosse Elena, mentre cercava di parlare, quasi inutilmente.
"Cosa? Cosa gli è successo?"
Iniziava a pensare al peggio, qualunque cosa fosse successo alla persona che Elena amava non l'avrebbe dimenticato facilmente.
"Stava venendo da me, a casa nostra, avevamo un appuntamento, ma è stato fermato dalla polizia e hanno trovato addosso a lui una pistola."
Nella orecchie di Sofia sentì quel botto di quella sera che aveva portato tristezza nella sua vita, facendola quasi sobbalzare.
"Io e Ginevra pensiamo che sia stato lui a sparare quella notte.. ma non so cosa abbia portato a fare ciò e perché aveva una pistola e.."
Ora piangeva, mentre Ginevra cercava di calmarla abbracciandola, mentre Sofia sentiva un groppo in gola e cercava di trattenere le lacrime per Elena.
"Ho avuto paura, credo era andato per te e non per me.. credo che tu sia il suo obbiettivo.."
Sentiva la mano tremare incessantemente, la testa iniziava a farle male, tutto girava, finché non vide più nulla.
~
Appena aprì gli occhi di colpo si alzò immediatamente con il busto, con gli occhi che si guardavano in giro impauriti.
"Sofia.."
Si voltò immediatamente ed incontrò gli occhi di Marco pieni di lacrime.
"Tu.."
"Perché mi devo risvegliare sempre qui?.."
Era una domanda profonda, ma fragile, quasi che ogni risposta potesse romperla, qualsiasi parola di qualsiasi voce avrebbe potuto infrangerla.
Così, lui si alzò e l'abbracciò, cercando di non ingambugliarsi con i fili che controllavano la vita Sofia. Lei si aggrappò a lui, stringendo la sua camicia sgualcita in un pugno, non voleva perderlo ancora.
"Odio la terapia intensiva, Marco."
"Oh, non sai quanto a me.. Mi sta proprio antipatica.."
Così, dopo una leggera risata dei due tra le lacrime, rimasero abbracciati per qualche ora, in silenzio, con solo il rumore delle macchine che cercavano di dare un senso di pace ai due.
~
00:27
L'orologio segnava quell'ora, nessuno era venuto in camera, mentre i due erano abbracciati a dormire.
Ma Marco non dormiva da una buona mezz'ora.
Guardava attraverso la tapparelle che davano verso il corridoio, cercando di capire se c'era movimento. Poi, quando fu sicuro che non c'era proprio nessuno, velocemente prese dei suoi vestiti dallo zaino che potessero stare a Sofia, che aveva portato da casa, una felpa grigia e dei pantaloncini neri che utilizzava per il tennis.
"Sofia, sveglia, dobbiamo andare!"
Si mise a muovere la ragazza dalle spalle e quando fu sveglia spense tutti i macchinari che potessero fare rumore e le tolse tutti i fili.
"Ma dove dobbiamo andare?.. Sono stanca!"
"Ho del caffè, ma solo se ti alzi!"
"Mo' mi alzo! Solo due minuti.."
"No! Dobbiamo andare ora, vatti a vestire che dobbiamo andare a prenderti le scarpe in camera!"
"Uff, okay mamma."
Stanca si alzò e prese i vestiti che Marco le porse e in qualche minuto uscì dal bagno vestita.
Poi piano piano, cercando di non farsi scoprire, uscirono dalla camera e Marco iniziò a trascinare Sofia su per le scale.
"Marco, sono stanca! Portami in braccio!"
In un attimo prese Sofia da sotto le braccia e la mise in spalla, come un sacco di patate.
Finalmente arrivarono nella sua camera, lui le mise le scarpe e poi la guardò.
"Se fai questa faccia allora non ti porto da nessuna parte."
"È tardi ed io ho sonno, Marco! E poi domani tu devi lavorare!"
"Ti prometto che domani dormo tutto il giorno."
"Odio fare promesse con te, Sofia. Non le mantieni!"
L'aveva citato imitando la sua voce bassa.
"Bene, se la metti così!"
Velocemente si buttò su di lei baciandola senza darle il tempo di reagire, facendola sdraiare sul letto. Piano piano scese con i baci, torturandole il collo.
"Marco.. fermati, non possiamo!"
Cercava in tutti i modi di fermarlo, anche se tutto ciò le piaceva.
"Non mi fermo finché non mi prometti che vieni con me."
"Okay, okay, sono sveglia, vengo."
Così lui sorrise e si alzò da sopra di lei e le porse una mano aiutandola per alzarsi. Si misero a camminare tranquilli per il corridoio verso le scale.
"Anche se.. Avrei voluto non fermarmi."
"Neanche io, ovviamente."
I due risero mentre continuavano a camminare verso l'uscita.
"Se tu fossi me sapresti che non si può stare senza di te."
-Devo essere sincera, questo capitolo l'ho riscritto completamente, non ero per niente soddisfatta della prima "stesura", è invece questo mi piace molto, perché risponde a una domanda che non ho di certo dimenticato: Chi ha sparato la notte in cui Sofia ha perso il bambino?
Beh, non è finita qui con questa storia, ne vedremo delle belle nella prossima parte di questa storia.
Vi invito a commentare e votare anche questo capitolo!
Vi voglio bene.❤Michelena.
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Un cuore in due || Marco Mengoni
FanficAvere un cuore in due non è facile, al massimo diventa un'abitudine, che se ti amo io poi ti fermi tu, chi resta ne ha di più. Succede che i giorni corrono sbiadisco io, sbiadisci tu, non lo vorrei. Ma abbi cura di quello che sei, di ciò che senti e...