4 mesi dopo..
Marco si sedette su un divanetto all'interno del bar di Ginevra, distrutto dalla nottata che aveva passato.
Ginevra gli servì il solito caffè accompagnato da una briosche calda ripiena di cioccolato.
"Mi ha mandato questa."
Ginevra gli posò davanti una busta bianca. Era abbastanza spessa e grande per una lettera normale, segno che c'era qualcosa.
"È solo per te, infatti non ho visto cosa c'è dentro."
Ginevra gli accarezzò la spalla per consolarlo, poi riprese a servire i clienti con il suo sorriso falso che in quel periodo voleva proprio evitare, non potendo per il bene del suo bar, l'unica felicità che riusciva a tenere in piedi e che presto si sarebbe allargato in un bar molto più grande.
Erano passati 4 mesi da quando Sofia aveva riaquisito la sua memoria.
Poi, una mattina in cui il sole aveva deciso di nascondersi dietro le nuvole cariche d'acqua, lei scappò.
Non aveva lasciato nulla, era sparita dall'ospedale, rubando una moto.
Nessuno aveva idea di ciò che era successo, ne del perché avesse deciso di andarsene da Marco, che iniziava a star male.
I Carabinieri avevano preso a cercarla, e la notizia di era dilungata anche ai giornali, che avevano scoperto di lui e della loro relazione.
Era proprio distrutto, nessuno riusciva a farlo stare bene, neanche il suo esercito, che continuava a mandargli lettere e messaggi di forza e comprensione. Nessuno era deluso, nessuno provava rabbia nei suoi confronti, nessuno era geloso.
Poteva ritenersi fortunato, ma tutto quello era peggiorato quando Rebecca, la sorella di Sofia, era entrata in casa sua urlando di essere l'artefice della scomparsa della sua sorellina amata.
Da allora aveva preso a riflettere.
E se fosse stato vero? Se lui era veramente l'artefice di tutto? Se avesse detto qualcosa che aveva fatto arrabbiare Sofia?
Forse, invece, si sentiva solamente in colpa per l'infelicità di Marco?
Forse era così.
Aprì la busta senza dare troppo peso ai pensieri e cercò di scacciarli via tirando fuori un quadernetto di pelle.
L'aveva visto sul suo comodino, quel pomeriggio in cui lei si era fidata di lui.
Iniziò a sentire un forte dolore al cuore. Era una strana sensazione, già sentita in passato, come se qualcosa fosse tornato o se ne fosse andato attaccandosi a quel quadernetto.
Piano piano sfilò il cinturino che lo teneva chiuso e lo aprì.
C'erano tante parole, così tante che all'inizio rimase sbalordito e si chiese quando aveva trovato il tempo per scrivere, aveva quasi le lacrime agli occhi.
La prima pagina aveva la data di circa sei mesi prima. Era prima della perdita di memoria.
Così iniziò a leggere.
"Caro Marco,
Sono Sofia. Se stai leggendo molto probabilmente sarò scappata da te o morta, e allora le mie ultime parole saranno state di leggere questo diario pieno di lettere.
Se sono morta, allora, queste lettere ti faranno piangere, ma se invece sono scappata come da me programmato, allora ti faranno riflettere.
Ho sempre pensato di essere il male, l'anello debole della catena, la vergogna della mia famiglia. Poi sei arrivato tu, e mi hai stravolto la vita. Sei arrivato come un uragano in piena, solamente che ti sei presentato nel modo più ingenuo possibile, con un semplicissimo "Hai una sigaretta?"
Ma tu non fumavi, e pur di fare il figo ti sei inventato che stavi smettendo ma che non ti eri tolto il vizio di avere la sigaretta tra le labbra. Avevi una felpetta verde, una maglietta della squadra di calcio della Roma, dei jeans larghissimi e della diadora vissute da tempo, che avevano affronato qualunque cosa avevano preso.
Chissà se le hai ancora.
Avevi un anello di ferro al dito, ti chiedo per cosa significasse e tu mi dicesti che eri fidanzato.
Non so perché, ma il mondo mi era crollato addosso, non sentivo più la terra sotto i piedi, a stento trattenevo le lacrime.
Così presi il primo bus, ti salutai alla svelta e tornai a Ronciglione, che piangevo.
E allora ti starai chiedendo quando ho capito che in qualche modo io ero il tuo male, ma anche la tua metà.
Ero l'oscurità, Marco, anche quando stavamo insieme e mi vedevi felice, sono sempre stata l'oscurità nella tua vita di luce.
Ho iniziato ad agire quando la tua ragazza ti ha lasciato, dopo tutto ero sempre io a passare il tempo che dovevi passare con lei, sono stata in mezzo quando non dovevo.
Sono l'oscurità, Marco, potevo starmene a posto, continuare la mia vita a viaggiare e non rincontrarti mai più, ed invece ora molto probabilmente ti avrò fatto soffrire come nessuno ha mai fatto, e ora che molto probabilmente sarò via tu starai soffrendo.
Sarò l'oscurità, Marco, perché se sarò scappata tu farai di tutto per trovarmi, e quando lo farai io continuerò a farti del male, e se sarò morta sarò la parte oscura e passata della tua vita.
Non sono il bene, non sono il tuo futuro, Marco.
Sono la tua oscurità."La carta aveva iniziato a bagnarsi, mentre Marco piangeva disperato, con il viso contratto dal dolore. C'erano ancora molte pagine da leggere, molte parole che non andavano sprecate.
"Marco, è-è tutto apposto?..."
Lui alzò la testa sentendo chiamare il suo nome. Una ragazzina con in mano un diario e una penna era proprio davanti a lui, con la mano tremante e gli occhi che non aspettavano altro di liberare lacrime.
Era una sua fan, non c'era dubbio.
"No.."
In quel momento aveva solo voglia di essere sincero con quella ragazza dai capelli completamente scombinati e castani raccolti in una coda. Poteva avere 13 o 14 anni, ma sembrava quasi una ventenne dal fatto che non si era accalcata su di lui fregandosene di come potesse stare.
"Ti disturbo?.."
Aveva una voce tremante, quasi impaurita.
"Ti va di abbracciarmi?.."
Lei lo guardò con gli occhi spalancati, ma sembrava aspettase ancora qualcosa.
"Non mi arrabbio, sta tranquilla."
Marta era apparsa dietro la ragazza, che in due secondi era tra le braccia del suo idolo, in lacrime.
Lui la strinse forte, come non aveva mai fatto, mentre qualche lacrima scendeva giù dal suo volto.
"Siamo tutte con te, Marco.."
Gli sussurrò la ragazza mentre lo stringeva, e lui le sorrise sussurrando un fragile "Grazie".
-Dopo un capitolo di transizione cortissimo eccomi con un bel capitolo! Bello proprio no.. ma siamo quasi alla fine. Anzi, questo è il penultimo capitolo! Sorry.
Decisione affrettata, ma forse farò una nuova storia, ma non su Marco. (Niente di sicuro, eh.)
Ho voluto darmi una piccola parte in questo capitolo, infatti sono la ragazzina alla fine del capitolo. (Viva la modestia.)
Vi voglio bene❤Michelena.
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Un cuore in due || Marco Mengoni
FanfictionAvere un cuore in due non è facile, al massimo diventa un'abitudine, che se ti amo io poi ti fermi tu, chi resta ne ha di più. Succede che i giorni corrono sbiadisco io, sbiadisci tu, non lo vorrei. Ma abbi cura di quello che sei, di ciò che senti e...