"Buongiorno, Sofia!"
Alessandra, la dottoressa che si occupava di lei, entrò nella sua stanza in cui ormai stava da circa una settimana, con un sorriso largo sul viso.
Qualche giorno prima le aveva raccontato cosa era successo: mentre stava nell'esercito era stata colpita alla tempia, ma miracolosamente era riuscita a sopravvivere e le medicazioni avevano retto. Nulla per sua volontà fu scritto, così si scordò tutto con la perdita della memoria.
Ed ora doveva fare i conti con tutto.
"Come va?"
La chiese Alessandra, mentre le sentiva il cuore.
"Al solito."
Cercò di sorridere, ma fu inutile. Sulle sue spalle sentiva la stanchezza delle notte insonni e le preghiere a Marco di dormire almeno un po' e di non passare con lei quel brutto dolore.
"Senti, avevo pensato di farti fare delle sedute da uno psicologo.. ne hai passate tante, forse ti potrà aiutare a superare Amy e tutto questo.."
Lei accennò una risata, la sua dottoressa lo sapeva, l'aveva detto milioni di volte.
"Amy non passerà."
"Ma ci devi provare.. anzi, potresti farle insieme a Marco, delle sedute di coppia, così insieme potrete superare tutto."
"AMY NON PASSERÀ!"
Si alzò di scatto urlando e tirando la flebo.
"Calmati, Sofia."
Era arrabbiata, distrutta, quelle quattro mura in cui era costretta a stare iniziavano a stringere, a soffocarla. Voleva solo uscire.
"Se vuoi puoi farti un giro.."
Come se Alessandra avesse letto nel pensiero a Sofia, le diede finalmente il permesso di uscire, forse per il fatto che finalmente riusciva a tenersi sulle sue gambe senza traballare e senza che la testa potesse iniziare a girarle.
Così impugnò l'asta di ferro che teneva la sua flebo e uscì dalla camera 309, a piedi nudi, con le lacrime che iniziavano a solcarle il viso.
Sapeva dove voleva andare, ne aveva bisogno, come se non fosse lei a volersi muovere ma il suo cuore, le sue lacrime.
Così arrivò al secondo piano, il piano maternità.
Camminava in mezzo a famiglie che avevano il sorriso sulle labbra, mamme con il pancione felici di poter dare alla luce una vita che per loro non sarebbe stata insignificante o una su sette miliardi, ma sarebbe stata la loro vita.
Così arrivò finalmente davanti alla nursery, dove tanti bambini erano messi su delle culle in modo da essere visto dai parenti in visita, ma in quel momento il corridoio era vuoto, c'era solo lei e quei bambini nati da poco.
Così si mise a guardarlo, messi nei loro body colorati, con quei braccialetti ai polsi che indicavano la loro mamma e il loro nome.
Poi tra quei bambini, quasi al centro, c'era una bambina, gli occhi scuri, le manine piccole, la bocca molto piccola ma che si allungavano in un sorriso, quasi una risata, quando vide Sofia.
Il suo nome era Amy, ma sul polso non aveva nessun braccialetto, ed aveva iniziato a dissolversi come se stesse evaporando via, mentre le lacrime di Sofia inizavano a tagliarle il viso, piano piano, decise. E poi scoppiò in un pianto liberatorio, poggiando la fronte sul vetro, stringendo le mani in un pugno stretto, quasi a far diventare le nocche bianche e a conficcarsi le dita nella pelle.
Era andata via, ogni possibilità di poter tornare indietro era andata via, senza venire a galla, proprio come Amy, senza mai nascere.
Si mise in ginocchio, piegandosi in sé stessa, con le mani sulla testa mentre si tirava i capelli, mentre cercava di non urlare mordendosi le labbra quasi a far uscire il sangue da esse.
Poi qualcuno si precipitò da lei, abbracciandola e poggiandola al suo petto.
Era Peter, che aveva saputo tutto da Marta e che non poteva capire la situazione di Marco e Sofia, insieme a Marta.
Così la prese in braccio e si sedette su una delle sedioline in plastica, coccolandola tra le sue braccia e continuando a dondolarla come una bambina.
Le braccia di Peter la tenevano stretta, rendendola più forte, come una corazza.
"Lui è crollato, Sofia.. Non riesce a capire tutto ciò, come te.."
Lei guardò Peter, sapeva di chi stava parlando.
Marco non riusciva a capire che aveva perso la sua prima figlia senza neanche poter sapere della sua esistenza.
"Questa notte sta con lui, donagli tutto il tuo amore e so che ne hai tanto da dargli, ma che in questo momento è rinchiuso dalla tristezza. Ma dovete abbattere insieme, senza paura. Abbraccialo forte e fallo sfogare, fallo cantare, guardate le stelle insieme, da qui si vedono bene lontani dalla città.."
Peter le sorrise sotto quel grande e folto barbone.
La vennero le lacrime agli occhi al solo pensiero che Amy l'avrebbe adorato, passando le serate a giocare insieme, a cercare di imparare la chitarra insieme al padre e insieme a lui.
Si aggrappò alla maglietta di Peter e scoppiò a piangere, ancora, in quel corridoio vuoto, senza felicità, persa nella mente e nei ricordi mai creati.
E non mi va di lasciar perdere
Non voglio perdere il controllo
Voglio solo vedere le stelle con te.-Capitolo cortino, e già! Come ho già detto siamo agli sgoccioli con questa prima storia, ma ci sarà un'altra che non vedo l'ora di iniziare! Voi continuate a sostenermi e perché non mi scrivere un bel commentino?! E votate, naturalmente ovviamente.
Vi voglio bene.❤Michelena
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Un cuore in due || Marco Mengoni
FanfictionAvere un cuore in due non è facile, al massimo diventa un'abitudine, che se ti amo io poi ti fermi tu, chi resta ne ha di più. Succede che i giorni corrono sbiadisco io, sbiadisci tu, non lo vorrei. Ma abbi cura di quello che sei, di ciò che senti e...