•Una richiesta alquanto strana•

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Adoravo l'odore della carta ingiallita dei libri mentre li sfogliavo per fare le mie ricerche. E adoravo il rumore che le pagine emettevano quando le mie dita si posavano su di esse per girarle. La biblioteca era il mio mondo, e la sensazione di libertà e di spensieratezza che provavo ogni volta che ci entravo per studiare o semplicemente per leggere era magica.
Non so dire da quanto tempo fossi li a fare la mia ricerca per Cura delle Creature Magiche, ma quando alzai gli occhi dal libro mi accorsi che la biblioteca era vuota, tranne per la presenza di Madama Price, che mi osservava con insistenza, segno che forse era arrivato il momento di andare a cena. Controvoglia mi costrinsi ad alzarmi, sistemai il libro nello scaffale con l'incantesimo Wingardium Leviosa, misi dentro la borsa la pergamena con il mio compito e uscii, salutando la bibliotecaria.
Era il mio ultimo anno di scuola, e dopo la guerra contro Voldemort nulla sembrava più come prima. Silente era morto, Piton era morto, e la McGranitt era diventata preside. Tanti erano stati i maghi uccisi nel tentativo di sconfiggere il Signore Oscuro -Lupin e sua moglie Ninfadora, Malocchio, Fred Weasley, Colin Canon, e circa altri cinquanta studenti di Hogwarts- e pensare a tutti loro mi faceva sempre male. Tutti i Mangiamorte ancora vivi e i seguaci di Lord Voldemort erano stati catturati e portati nella prigione più sicura al mondo, Azkaban. Tutti, o quasi tutti. Alcuni erano riusciti a fuggire, mentre Draco Malfoy e sua madre Narcissa Black erano ancora liberi. Suo padre, Lucius Malfoy, invece era stato catturato. Addirittura quello stupido Furetto Platinato aveva avuto il coraggio di tornare ad Hogwarts, nonostante tutto quello che aveva fatto e...
«Parola d'ordine, prego.»
Mi riscossi frettolosamente dai miei pensieri. Odiavo quando mi perdevo nei miei pensieri mentre camminavo, perché il più delle volte mi ritrovavo in corridoi mai esplorati.
«Alohomora.»
«Grazie Granger, puoi passare.»
Entrai nella sala comune e notai che c'erano alcuni studenti che studiavano, giocavano a scacchi magici o leggevano. Per la prima volta quel pomeriggio guardai l'orologio. Erano le 7.30 pm, ed era effettivamente il caso di prepararsi, perché entro dieci minuti dovevo accompagnare quelli del primo anno a cena. In realtà non sarebbe stato mio compito, ma essendo diventata Capo Scuola avevo deciso di aiutare i prefetti della mia casa. Salii le scale ed entrai nel dormitorio femminile. In camera mia non c'era nessuno, tanto meglio. Presi la mia divisa e mi cambiai, sistemando la camicia bianca dentro la gonna che arrivava al ginocchio e facendo il nodo alla cravatta rosso-oro. Liberai i miei indomabili capelli dall'elastico che li teneva fermi, cercai di dare loro un aspetto presentabile, e dopo aver constatato che era tutto a posto tornai di sotto, dove una schiera di primini si era radunata davanti al quadro ad aspettarmi.
«Buonasera, scusate il ritardo. Se mi volete seguire, vi accompagno a cena.»
Mi rivolsi verso il quadro della Signora Grassa, dissi la parola d'ordine e mi incamminai verso la sala da pranzo, seguita da ragazzini molto affamati. Quando entrai, incontrai lo sguardo di quel maledetto Furetto, che tra le altre, per mia sfiga, era stato eletto anche lui Capo Scuola. Cioè, non solo aveva tradito tutti e si era alleato con Voldemort, ma per ringraziarlo del suo comportamento qualcuno aveva avuto il coraggio di eleggerlo Capo Scuola insieme a me. Gli lanciai uno sguardo carico di rabbia e di odio puro, e poi andai a sedermi al tavolo dei Grifondoro, vicino ai miei due amici, Harry e Ron. Con Ron non avevo più parlato del bacio che ci eravamo scambiati nella Camera dei Segreti prima della battaglia, ed era meglio così. Lui per me era un grande amico, ma lo vedevo solo come tale, e non come un possibile fidanzato.
«Hey Hermione, mi stai ascoltando?»
Mi ero di nuovo distratta, con la mano che teneva la forchetta ferma a metà tra la mia bocca e il piatto.
«No, scusami Harry. Cosa dicevi?»
Lui sbuffò e scoppiò a ridere insieme a Ron. Odiavo quando facevano così. Erano tremendamente irritanti e infantili, e mi stavano altamente scocciando. La cosa più grave era che ultimamente stavano diventando sempre più fastidiosi.
«Beh? Vuoi ripetere o preferisci continuare a ridere come un cretino?»
Li degnai di un sorriso che doveva apparire calmo e leggermente irritato, e poi cercai di concentrarmi sul cibo.
«Ti avevo semplicemente chiesto dove eri finita.»
Per quanto cercassi di non arrabbiarmi, grazie al suo tono arrogante non riuscii a trattenermi. Scostai il piatto, visto che ormai il mio stomaco sembrava aver perso interesse verso il pollo e le patatine fritte, e lasciai evadere tutta la mia rabbia repressa.
«E serviva mettersi a ridere? Sapete benissimo dove ero, visto che ve lo avevo detto prima di andarci. Ero in biblioteca a fare la ricerca di Cura delle Creature Magiche, e scommetto che voi non l'avete nemmeno iniziata!»
Il sorriso che poco prima aleggiava sulle loro labbra scomparve, sostituito da un'espressione confusa.
«Eddai Herm, non ti sarai mica offesa?»
Ma mi stavano prendendo in giro? Oppure erano seri? No, perché in quel caso era un grosso problema. Li guardai in cagnesco e poi mi alzai di scatto, attirando molti sguardi verso di noi.
«Il problema non è che mi avete offesa. Il problema è che quando vi spiego le cose voi non mi ascoltate, e arrivati a 18 anni non va bene. Siete così infantili a volte, e aspettate sempre un aiuto da me, perché da soli non siete buoni di fare niente!»
«Ma...»
Non li degnai più della mia attenzione, e mi rivolsi alla mia amica Ginny, fumante di rabbia.
«Ginny, mi è passata la fame. Non è che potresti accompagnare tu quelli del primo anno nel dormitorio, dopo?»
Lei annuì, quindi ringraziai la prefetto Grifondoro ed uscii dalla sala. Non avevo voglia di tornare nella mia camera, ma allo stesso tempo non sopportavo più di stare con Harry e Ron, che mi trattavano come una cogliona. Decisi quindi di andare nella Torre di Astronomia, la torre più alta del castello, che dopo la morte di Silente era diventata il mio rifugio. Mi piaceva appoggiarmi contro la balaustra, sospesa quasi nel vuoto, a guardare il sole che cedeva il suo posto alla luna. I miei piedi si mossero automaticamente su per le scale, e quando mi avvicinai al parapetto fui investita dai raggi del sole, che formavano un tramonto spettacolare tra le montagne. La vista da lassù era magica, e il paesaggio che si scorgeva era fantastico. Tutta la rabbia che avevo dentro cominciò a placarsi, mentre osservavo quei colori caldi e fantastici.
«Granger, cosa ci fai quassù? Contempli l'infinito?»
Quella voce. Quella insopportabile, fastidiosissima, gracchiante voce. Non volevo girarmi per vedere il ghigno che LUI aveva per sorriso. Preferivo continuare a guardare lo spettacolo davanti a me.
«Malfoy, se non ti conoscessi penserei che mi hai seguita.»
«Io, seguire te? Ma per favore. E comunque non hai risposto alle mie domande, Mezzosangue.»
Sbuffai piano, per non farmi sentire, e cercai di trattenermi all'impulso di girarmi e tirargli un bel pugno in faccia, come al terzo anno. Sentirmi chiamare Mezzosangue faceva sempre male, anche se non lo davo più a vedere.
«Chiedo umilmente perdono, ma non credo che ti interessi. E poi...»
Mi girai, incontrando i suoi occhi color del ghiaccio. Era dall'altra parte del pianeta in miniatura.
«...potrei farti la stessa domanda, Malfoy.»
Lui evidentemente non si preoccupò delle mie parole, perché scoppiò a ridere e si avvicinò terribilmente a me.
«Devo prenderlo come un ricatto, Granger?»
«Prendilo come vuoi, ma non seccarmi più. Ora, se non ti dispiace, vorrei restare un po' sola, grazie.»
Malfoy scosse la testa e si appoggiò sul parapetto, subito dietro di me, quindi fui costretta a girarmi di nuovo.
«Io non me ne vado, Granger. Si sta così bene quassù.»
Era palesemente ovvio che mi aveva seguita, anche perché erano due mesi che venivo nella torre ogni sera, e non lo avevo visto neanche una volta. L'unica cosa che non capivo era perché mi avesse seguita.
«Cosa vuoi, Draco? Perché sei qui?»
Sul suo viso ricomparve quel suo caratteristico ghigno, mentre mi appoggiavo alla balaustra, accanto a lui.
«E va bene. Certo che uno non può venire quassù una volta, che tu pensi subito male.»
«Arriva al punto, Malfoy.»
Lui mi fissò, le sue iridi grigio chiaro sulle mie marroni. Sembrava temere ciò che stava per dirmi, sembrava averne paura.
«Volevo solamente chiederti se... beh... questo è il nostro ultimo anno ad Hogwarts, il che vuol dire che avremo gli esami finali, ed ecco... io non sono molto bravo in Trasfigurazione. E visto che invece tu in questa materia sei piuttosto brava... ecco... mi chiedevo se potessi darmi ripetizioni. In segreto, ovviamente.»
Disse tutto d'un fiato, e quando finì lo guardai a bocca aperta. Non riuscivo a credere a quello che le mie orecchie avevano udito. Lui, Draco Malfoy, mago arrogante e Purosangue, stava chiedendo a me, Hermione Granger, una MEZZOSANGUE, di dargli ripetizioni di Trasfigurazione? Mi ripresi dal mio stato di stupore, capendo di avere io il coltello dalla parte del manico, e che dovevo sfruttare questo vantaggio.
Ricambiai il sorriso sprezzante, il più antipatico e cattivo che avessi mai fatto in vita mia.
«Sai Malfoy, sei caduto veramente in basso. Da te non me lo aspettavo. Pensavo che piuttosto che chiedere aiuto a una Mezzosangue come me ti saresti buttato dalla Torre di...»
Lui sbuffò e digrignò i denti, segno che si stava irritando.
«Puoi dire si o no e basta?»
Non poteva passarla così liscia. Dovevo escogitare un piano malefico, all'istante. Dovevo fargli passare i peggiori dieci minuti della sua vita, come lui aveva reso la mia un Inferno.
«Non lo so. Contando che tu con me sei sempre stato un grande, grandissimo, enorme, stronzo... dimmi perché dovrei aiutarti, Malfoy.»
Lui sbarrò gli occhi, e potei leggerci dentro tanta paura. Tanta.
«Perché... beh... non lo so.»
Notai la tristezza che traspariva dal suo sguardo perso nel vuoto, dalla sua bocca che invece del suo solito ghigno ospitava un sorriso amaro, carica di tensione e rimpianti. Non sapevo cosa fare. Da una parte volevo continuare a fare la stronza, a tormentarlo come lui aveva fatto per anni con me. Dall'altra volevo consolarlo, abbracciarlo, e dirgli che lo avrei aiutato.
«Non lo so, ci devo pensare. Ti farò sapere al più presto, Malfoy.»
Non lo guardai in faccia. Mi girai e feci per andarmene, ma il Furetto mi bloccò per un braccio. Il braccio in cui avevo ancora la cicatrice con la scritta "Mezzosangue", ricordo permanente delle torture subite da sua zia Bellatrix Lestrange. Sentii una scossa partire dal punto in cui mi aveva toccata e diffondersi in tutto il corpo, e per la sorpresa ritrassi il braccio. Lui mi rivolse un sorriso triste.
«Grazie, Granger.»
Cosa? Mi aveva detto grazie? Impossibile. Cercai di restare il più possibile indifferente, anche se tutto l'odio e il rancore represso per Malfoy stava cominciando a sgretolarsi, ma di molto poco.
«Non ho detto che ti aiuterò.»
«Ma non hai neanche detto di no, il che è un grande passo avanti.»
Non riuscivo più a sopportare la sua presenza. Stava cominciando a confondermi, e io odiavo essere confusa. Dovevo andarmene da li.
«Ti farò sapere.»
E mi allontanai il più velocemente possibile da quella torre, con la scritta "Mezzosangue" che bruciava ancora per quel tocco inaspettato.

Spazio autrice:
Questo é il primo capitolo della mia nuova storia, e spero vi piaccia. Per quanti avessero letto  l'altra storia che avevo scritto, ho deciso di sospenderla perché devo capire come andare avanti. 'Lezioni di seduzione invece è già conclusa, ha 24 capitoli, e penso che la aggiornerò una volta per settimana. Se volete sapere cosa farà Hermione, continuate a leggere e seguire la storia!!

Ciaooo!!!

Giada

Lezioni di Seduzione ~Dramione~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora