Capitolo 6

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«La giro io l'ultima volta!» disse Lionel correndo verso di loro.
La bottiglia si fermò e toccò a Vittoria decidere quale sarebbe stata la penitenza.
«Bacio a stampo dai, visto che è l'ultimo giro» disse.
Prima di girare nuovamente la bottiglia, Maia infranse il cerchio formatosi per il gioco.
«Io esco, tanto sono fidanzata. Non posso essere scelta.» disse mentre si incamminava verso la ringhiera.
Seguii Maia uscire dal cerchio con lo sguardo, poi notai di avere tutti gli occhi puntati addosso.
«Monica, entra tu al posto suo!» disse Axel.
Mi guardai intorno e, dai visi sorridenti degli altri, capii.

Erano tutti d'accordo, perfetto.
Non ho molta fortuna in questi giochi quindi, come ho già affermato, evito di giocarci, ma questa volta non avevo scelta, alla fine cosa poteva succedere? L'avrei vista baciarsi con qualcuno, non so se mi avrebbe dato fastidio, in quel momento no, probabilmente.
Rimasi immobile, fissando la bottiglia girare ripetutamente su se stessa.

Non un movimento, non un fiato, niente.
Solo mille pensieri che mi attraversavano la mente ed io che non riuscivo a seguirne il corso, troppe le domande a cui non sapevo rispondere.. ma, una, sembrava scoppiarmi nella testa, sembrava urlare a gran voce nella speranza di essere ascoltata.
"E se uscissi io?"
Bella domanda.

Sarebbe stato magnifico se avessi avuto anche una bella risposta, peccato che non l'avevo.
La bottiglia iniziò a rallentare.
PANICO.

Si fermò.
Lasciai cadere il mio sguardo sul collo della bottiglia, cercando di capire quale persona fosse stata scelta per la ''penitenza''.

Pochi secondi dopo realizzai.

IO.
Caso? Destino? Continuo a chiedermelo persino oggi.

La prima cosa istintiva che feci fu voltarmi verso Vittoria, per capire se fosse stata o meno contenta del risultato.
«No regà, non vale!» disse chinando la testa mentre rideva.
Mi guardai attorno, Amelié, Maia, Axel, insomma erano un po' tutti esultanti, ognuno di loro iniziò a ridere ed ad applaudire.
«Ditemi quando avete fatto, noi ci giriamo!» gridò Amélie, portando gli altri con sé verso l'altro lato del parcheggio.
Lionel e Maia restarono lì, a controllare che tutto andasse secondo le regole del gioco.
Vittoria si staccò dalla ringhiera che fino a quel momento le aveva fatto compagnia, la guardai negli occhi mentre si piazzava di fronte a me.
Mi sorrise, tolse gli occhiali e si avvicinò.
Le sorrisi anche io e.. ci baciammo.
Le sue labbra.. Cazzo, le sue labbra.

Assurdo.
Dovetti lasciarle andare, avrei voluto che il tempo si fermasse, restare lì, le mie labbra sfiorare le sue, ma non potevo. Le sentii staccarsi da me e, lentamente, mi allontanai.
«Fatto!» gridò Lionel.
Dopo un paio di secondi ricominciammo a calciare il pallone e lasciammo passare ancora una manciata di minuti.
Quel 12 giugno si trasformo in 13, ed era da poco passata l'una di notte quando decidemmo di incamminarci lungo la via buia e quasi deserta che portava a casa, rimasi indietro rispetto agli altri ed Amélie mi raggiunse poco dopo e mi strinse forte.

Quel dannato 13 Giugno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora