Never Let You Go

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Erano passate tre settimane e Gerard non aveva la minima intenzione di rivolgere la parola a Frank.

"Continuerà a lungo questa storia?". Chiese Ray spazientito.

"Quale storia?". Disse Gerard con disinvoltura.

"Ok, non hai ancora finito. Fa come ti pare!". Rispose Ray prendendo il suo vassoio della colazione ed andandosene.

"Posso parlarti?". Chiese Frank sedendosi nel posto precedentemente occupato da Ray.

"Non abbiamo niente da dirci". Rispose Gerard.

"Magari tu non avrai niente da dire ma io ho molto di cui parlare! Soprattutto dopo questa storia che verremo trasferiti! Insomma... io... volevo dirti che... uhm... se dovessimo non vederci più... voglio che torniamo ad essere amici come prima". Balbettò grattandosi nervosamente la testa.

Gerard non rispose, fissava il suo piatto senza alzare lo sguardo.

Dopo l'attacco giapponese il governo aveva deciso che era necessario rafforzare la difesa al fronte, di conseguenza, avevano scelto di svuotare il forte e di smistare i soldati in varie caserme dislocate in tutto il territorio.

Non aveva ancora preso in considerazione l'idea, preferiva non pensare che non avrebbe mai più rivisto i suoi compagni, che non avrebbe più riso con loro, che non avrebbe più combattuto al loro fianco.

Solo in quel momento realizzò che il tempo rimastogli da passare con loro era davvero poco.

"Per favore, Gee, dì qualcosa!". Frank non voleva di certo sembrare disperato e alquanto patetico ma non riuscì a fare altrimenti.

"Io... uhm... ho ancora dei biscotti, possiamo... possiamo mangiarli insieme, sempre che ti vada". Disse piano Gerard.

Frank sorrise accettando l'offerta.

Gerard rimase imbambolato a guardarlo.

"Tutto ok?". Chiese preoccupato Frank.

"S-si, sto bene. Stavo... stavo pensando... insomma... mi piace il tuo sorriso". Mormorò mentre le sue guance assumevano un'adorabile colorazione rosa acceso.

Frank non sapeva cosa dire, di certo si sentiva lusingato ma tutto ciò che fece fu arrossire.

Lo aveva detto anche quando si era ubriacato, aveva specificato che non voleva vederlo triste perché era più bello quando sorrideva.

"G-grazie". Balbettò impacciatamente.

"A più tardi". Disse Gerard alzandosi e lasciando Frank da solo a fissare il vuoto e a darsi dello stupido.

Dopo la colazione andarono tutti a fare allenamento, Frank, poiché era ferito, anche se lievemente, rimase a guardare.

Non riusciva a togliergli gli occhi dosso, continuava a fissarlo mentre si allenava e, dannazione, si sentiva così stupido a guardarlo come una qualche specie di educato maniaco sessuale.

Che poi i maniaci sessuali non sono neanche educati, magari avrebbe potuto dar vita ad un movimento rivoluzionario di maniaci che usano le buone maniere come solo a Versailles sapevano fare, o magari era sono un soldato mezzo ritardato che continuava a fissare in modo incredibilmente inquietante un suo compagno d'armi.

"Ti prego! Stai allagando tutto! Smettila!". Ray interruppe i suoi pensieri sul geniale movimento di maniaci educati.

"Che... cosa? Non stavo ascoltando, scusa". Rispose tornando alla realtà.

"Lo so, eri impegnato a sbavare dietro a Gerard". Rispose ridendo Ray.

"Io non stavo sbavando dietro a nessuno!". Protestò Frank.

The Freedom To Obey (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora